sabato 25 maggio 2013

Il flamenco delle donne sivigliane sulla tomba di Queipo de Llano, il generale che teorizzava la violenza sessuale

Il 22 maggio era la Giornata Internazionale delle Donne per la Pace e il Disarmo (quante Giornate ci sono nel mondo e di quante si viene a sapere, in Spagna). A Siviglia hanno deciso di celebrarla in un modo insolito e denso di significato, per non dimenticare quanto sia stato duro il cammino delle donne, per arrivare a oggi.
"I nostri valenti legionari irregolari hanno dimostrato ai rossi codardi cosa significa essere veri uomini e di passo anche alle loro donne. E' totalmente giustificato perché queste comuniste e anarchiche predicano l'amore libero. Adesso almeno sapranno cosa sono i veri uomini e non i loro miliziani finocchi. Non si libereranno, per molto che urlino e strepitino".
Sì, avete capito bene, è un elogio della violenza sessuale, uno dei tanti fatti nei suoi discorsi dal generale Gonzalo Queipo de Llano, dopo il sollevamento in armi dell'Esercito, a Siviglia, contro la Seconda Repubblica e in favore del golpe di Francisco Franco, nel 1936. Da Radio Sevilla, il generale teorizzava la violenza sessuale, per le stesse ragioni, già spiegate: perché i veri uomini dimostrano alle donne chi sono davvero violentandole e perché le comuniste, sostenendo la libertà d'amare, legittimavano, in fondo, la violenza. La logica, perversa e volgare, che continua a considerare le donne oggetti e non soggetti, non è cambiata, nel fascismo e nella violenza che si porta dietro; i miei 20 anni portano indelebile il ricordo di Srebrenica e della Bonsnia-Erzegovina: anche lì la violenza sessuale era stata pianificata, per distruggere le donne e, attraverso loro, il morale delle popolazioni che resistevano alla furia nazionalista. Non è cambiato niente, per questo è bene non dimenticare.
Non siamo, però, così ingenui da pensare che le violenze siano state perpetrate solo dai fascisti: le cronache della Guerra Civile Spagnola riportano episodi di crudeltà e di violenza gratuita da entrambe le parti, come succede in tutte le guerre. La differenza è che i crimini compiuti dai repubblicani sono stati giudicati e i colpevoli sono stati puniti, a volte al termine di giudizi sommari. Le vittime della violenza franchista non hanno mai avuto giustizia, non solo durante i quarant'anni della dittatura, ma anche nei 35 anni di democrazia. Il Governo di José Luis Rodrguez Zapatero ha approvato con molta fatica, e con la secca opposizione del PP, una Legge della Memoria Storica, per ridare dignità alle vittime; l'apertura delle fosse comuni, per dare un nome e una sepoltura alle vittime repubblicane, viene sopportata con malcelata insofferenza dal PP, che considera questo gesto come la "riapertura di ferite rimarginate" e lo stesso PP, qualche giorno fa, si è rifiutato di dichiarare il 18 luglio, anniversario del sollevamento in ami di Francisco Franco, come la Giornata contro franchismo.
In molte cose in Italia siamo più fortunati della Spagna: anche se con fatica, anche se con errori, anche se con lacune, siamo riusciti a fare i conti con il passato e abbiamo il valore dell'anti-fascismo inserito nella nostra Costituzione (purtroppo, visto come si vota, non nel nostro DNA). Abbiamo un reato di apologia del fascismo, per tutto quello che il Ventennio è costato all'Italia; in Spagna non si riesce neanche a mettersi d'accorso sull'anti-franchismo come valore democratico.
Come succede per molti criminali fascisti, a cominciare dal primo, il generale Francisco Franco, anche Gonzalo Queipo de Llano è sepolto con tutti gli onori: la sua tomba è nella Basilica della Macarena, a Siviglia. Ed è qui che una trentina di donne, abbigliate con il lutto rigoroso degli anni '30, si è recata ieri con una corona di fiori bianchi con un nastro rosa, su cui c'era scritto "Le donne non dimenticano. 1936-2013".
Poco dopo, davanti alla Basilica, hanno ballato un flamenco su una riproduzione della tomba del generale, silenziosamente. Si è sentito solo il loro taconeo ed è stato tutto un simbolo della resistenza delle donne, della loro vittoria finale e della loro memoria.
"Dopo il simbolico ballo, hanno letto un testo in cui hanno ricordato la vita e il coraggio di quelle donne su cui si sono accaniti, perché rappresentavano 'la trasgressione del modello tradizionale di donna, partecipando attivamente alla vita culturale, economica e sociale'. Giudicate dal tribunale militare, condannate a una repressione di carattere esemplare, "furono rapate, esposte alla vergogna pubblica vestite con un camicione. Furono anche violentate e usate come bottino di guerra"" scrive eldiario.es, al ricordare la tragedia delle donne repubblicane (o anche solo parenti di militanti repubblicani) durante il franchismo.
Il ministro della Giustizia Alberto Ruiz-Gallardón ha dato recentemente ai discendenti di Queipo de Llano il titolo di marchese e lo stesso generale riposa in un "luogo privilegiato della Macarena, come Hermano Mayor Onorario".
"I popoli che non conoscono la propria storia sono condannati a ripeterla" hanno detto le donne nel loro manifesto, prima di abbandonare la Macarena. E non so, ma mi piace che sia stata Siviglia, così contraddittoria nei suoi sentimenti rojos e nelle sue tradizioni conservatrici, a ricordare che le donne (ma perché solo loro? perché sono sempre manifestazioni di genere e non della società?!) non dimenticano; mi piace come queste donne abbiano voluto ricordare chi ha sofferto la violenza del fascismo e di questi uomini più simili alle bestie che agli esseri umani, con questo ballo silenzioso, carico di significato e di affetti e così dignitoso. Che la Spagna impari a fare i conti con questo terribile passato recente e riconosca alle vittime il posto e la dignità a cui hanno diritto, perché sarà difficile costruire un nuovo Paese, più giusto e più moderno, senza Giustizia.
Dal canale di El Diario Andalucia su youtube, un video del ballo delle donne, sulla replica delal tomba di Queipo de Llano.