La it girl spagnola del momento è l'attrice Paula Echevarria, preferita spesso anche a Blanca Suárez, la prossima Penélope Cruz
secondo i media di casa, lo sappiamo già. Ma da qualche tempo si fa notare,
sempre più prepotentemente, la fascinosissima Juana Acosta, 33enne attrice
colombiana, residente da anni a Madrid, per lavoro e per amore (è legata
all'attore argentino Ernesto Alterio, da cui ha avuto la figlia Lola). L'ho
scoperta in un film delizioso, Una hora más en Canarias, uno dei suoi primi
lavori spagnoli, accanto alla compatriota Angie Cepeda, e l'ho ritrovata,
enigmatica e pericolosa, in Hispania, vari anni dopo. Nel frattempo lei ha
girato film e serie televisive, tra Colombia, Spagna e Francia, ed è diventata
un'icona delle fashion-girls spagnole. Tanto che adesso se la contendono le
case di moda e di cosmetica, il segnale che è sulla strada giusta.
A Mujer Hoy racconta le difficoltà di una giovane attrice straniera, bella e ambiziosa,
nella Spagna in crisi e l'esigenza di rinnovarsi sempre e di essere aperta e
pronta ad altri mercati. Uno dei suoi principali ostacoli è stato l'accento:
dolce e musicale l'accento della sua Colombia, più duro e legato ai suoni
gutturali quello spagnolo. "Ho deciso di mettermi a studiare l'accento
seriamente quando ho pensato "o inizio a lavorare con personaggi spagnoli
o niente", perché ci sono pochi personaggi colombiani. Ho lavorato con un
foniatra, è stato un lavoro duro, di molti mesi. E dopo si è trattato di
entrare in un carattere molto diverso, nella gestualità e nella musicalità.
Credo mi abbia aiutato anche aver interpretato il carattere spagnolo, che è
molto diverso".
E com'è il carattere spagnolo, per questa colombiana di Cali? "Ho
interpretato donne forti, decise, ambiziose. E mi viene più facile se sono
spagnole. Se devo interpretare una donna amorosa, tenera, fragile, mi viene di
più l'accento colombiano. Qui le donne sono più dirette, in generale nessuno
perde il tempo". Per esempio: "Quando arrivavo in un caffè dicevo:
"Buongiorno, come va? Potrebbe per favore darmi..." E mi rispondevano:
"Cosa vuoi?" Così ho imparato che era sufficiente dire: "Un
caffè, per favore!"" Quando si dice che gli spagnoli mancano del
calore a cui si è abituati in altri Paesi, ci si riferisce anche a questo modo
di fare rude e gelido dei locali, quasi sempre accompagnato dalla mancanza di
un sorriso.
Che dietro la sua bellezza esotica, ci sia una donna determinata, Juana lo
rivela quando spiega perché ha cambiato anche la sua immagine pubblica, fino a
diventare una delle it-girls emergenti di Spagna: "Ho iniziato a osservare
le attrici che ammiro, Kate Winslet o Cate Blanchett, che erano sempre impeccabili
e bellissime. Mentre qui la gente non si curava tanto, io neanche. Ho deciso
così che non mi sarei messa davanti a un obiettivo se non fossi stata
impeccabile. Questo richiede un lavoro di outfit, make-up, acconciature. E'
parte del lavoro e in più mi diverte. Quest'anno ho iniziato a lavorare con una
stilista. Ho fatto uno sforzo, per esempio, per imparare a camminare sui
tacchi. Non c'è cosa peggiore di una donna sui tacchi che non sappia camminarci!"
Al Festival del Cinema di Málaga di quest'anno, di cui è stata uno dei giurati,
la prima prova, brillantemente superata. Ogni sera un outfit differente, ogni
sera gli elogi dei blog della moda e dei media, fino a essere considerata, da
tutti gli osservatori, una delle attrici meglio vestite, se non la meglio vestita, della manifestazione.
Con El cartel de los sapos e 11.6 appena usciti in Francia e con Ana, appena
uscito in Spagna, Juana sta girando adesso Libertador, una coproduzione
ispano-venezuelana sulla vita di Simón Bolívar in cui interpreta Manuela Saénz,
"il personaggio storico che ho sempre sognato. E' l'ultimo amore di Bolívar,
una donna sposata che lasciò tutto per lui, un'icona femminista per
Latinoamérica. Un gran personaggio!"
Adesso nei suoi progetti c'è la Francia, un Paese che sente amico, una cinematografia
che la appassiona. "Tre anni fa siamo andati Ernesto, Lola ed io, ho
girato un film con Olivier Assayas, Carlos, che è andato a Cannes. Sono entrata
nel cinema francese con il piede giusto. Da allora tutti gli anni succede
qualcosa che mi mostra che ho un mercato lì. E mi piace avere vari fronti
aperti come questo. Magari vale la pena darmi l'opportunità di un anno, perché
no?" E magari si porterà dietro tutta la famiglia, perché rivela, "sono
sempre stata una donna che mobilita: quando mi sono trasferita a Bogotà mi sono
portata dietro mia madre e mia sorella. E quando sono venuta in Spagna anche.
Adesso voglio andare in Francia". Mucha suerte.