Come Ministro della Cultura e come Ministro
dell'Istruzione, José Ignacio Wert è il Ministro più impopolare del Governo di Mariano
Rajoy. E' detestato dalla Cultura, per aver accettato che l'IVA per gli spettacoli teatrali e per le sale cinematografiche venisse alzata dal 13% al 21%, riducendo
di fatto ai minimi termini gli spettatori, già provati dalla dura crisi
economica, che ha tagliato stipendi e aumentato la disoccupazione. E' detestato
da tutto il settore educativo, dalle scuole alle università, dagli studenti ai
professori e ai rettori, per aver proposto una riforma della scuola superiore
che rintroduce l'ora di religione obbligatoria, che riduce l'autonomia della
Catalogna, perché intende "spagnolizzare gli studenti catalani", che ridimensiona il diritto allo studio degli studenti più poveri,
aumentando le tasse universitarie e riducendo le borse di studio, che favorisce
le scuole private sulle pubbliche, riducendo le risorse di queste ultime. La
marea verde, composta da studenti, genitori, professori, rettori e personale
scolastico in genere, invade le strade di Madrid un giorno sì e l'altro
pure, per difendere il diritto allo studio e l'istruzione pubblica.
L'ultima polemica generata da Wert riguarda i criteri di selezione degli
studenti a cui verranno assegnate le borse di studio. 50mila studenti dovranno
smettere di studiare perché non potranno permetterselo, denunciano in questi
giorni i quotidiani spagnoli di ogni colore. Uno dei criteri più contestati è
la media richiesta agli studenti per avere diritto alla borsa di studio: 6,5.
Due anni fa si chiedeva 5, nell'anno che sta terminando si chiede 5,5.
"Non paghiamo i loro studi, li paghiamo perché studino" ha detto il
Ministro in un'intervista a TVE, scatenando i media dell'opposizione.
"Le borse di studio non sono un premio per gli studenti bravi: servono a
garantire il diritto all'istruzione, che è la base di quell'uguaglianza di
opportunità di cui parla la Costituzione" scrive Ignacio Escolar su El Periódico de Catalunya "Quando il ministro porta fino a 6,5 il voto minimo
per mantenere questa borsa di studio, sta rompendo questa uguaglianza, perché
esige agli studenti con meno risorse uno sforzo extra che non richiede agli
altri". Ed è quest'ultimo concetto che dovrebbe essere ben chiaro: un
modello scolastico che funziona non sulla gratuità dell'istruzione, come in Finlandia, ma sul sistema delle borse di studio, fa una selezione in base al
censo sin dall'inizio, permettendo di studiare a tutti i ricchi, siano
meritevoli o meno, e solo ai migliori dei poveri.
Ma Escolar sottolinea un'altra contraddizione e ingiustizia del sistema
introdotto dal Governo del PP: "La trappola è che tutti gli studenti
dell'università pubblica studiano, in qualche modo, grazie alle borse di
studio: il prezzo delle matricole copre appena il 20% del costo di una carriera
universitaria. Ma solo agli studenti delle famiglie umili si chiede "la
cultura dello sforzo", questo extra di "eccellenza" per poter
studiare". Escolar spiega che gli investimenti nelle università pubbliche sono
generalmente le spese più regressive dello Stato Sociale e "siccome tutti
paghiamo le tasse, ma non tutte le famiglie possono mandare i figli all'Università,
in pratica il modello è una specie di Robin Hood alla rovescia: toglie denaro
ai poveri per darlo ai ricchi".
eldiario.es ha chiesto le dimissioni del Ministro, per essere il più impopolare,
pur essendo alla guida di un ministero fondamentale come quello dell'Istruzione,
per essere rifiutato dal mondo accademico e studentesco (qualche giorno fa gli
studenti universitari più brillanti, al ricevere i loro diplomi, si sono rifiutati
di guardarlo e di stringergli la mano), per aver abbandonato la riunione del Consiglio degli Universitari dieci minuti dopo il suo inizio, dimostrando la sua "nulla
volontà di dialogo", per essere fischiato a ogni apparizione pubblica, sia
una manifestazione culturale, universitaria o sportiva (e nei
fischi vengono coinvolti, a volte, i membri della Famiglia Reale che accompagna, l'ultima la Regina Sofia,
pochi giorni fa). Se il Ministro non si dimette, non solo è per "una mancanza
assoluta di dignità personale" o per "una profonda irresponsabilità",
ma anche perché è sostenuto da un partito, il PP, che ha disegnato "una
campagna mediatica per difendere la Legge e lo stesso Ministro", ha imposto
ai propri presidenti delle Regioni di sostenere la Riforma e Wert, e che "se
non fosse così superbo saprebbe rendersi conto che questa ostinazione è stupida
e che la cosa più conveniente per tutti, compreso il partito, è che si
dimetta".
Al presentare la riforma scolastica e universitaria, con l'indurimento delle norme
per la concessione delle borse di studio, la vicepresidente del Governo Soraya Saenz
de Santamaria aveva assicurato che sarebbero aumentate le risorse a disposizione
delle borse di studio. La trasmissione El objetivo de La Sexta, guidata da Ana Pastor,la giornalista licenziata dal PP perché dal suo programma su TVE1, Los desayunos de TVE, metteva in imbarazzo i politici con le sue domande e la determinazione ad avere risposte,
ha dimostrato che non è vero. Sono stati i Governi socialisti ad aver dato alle
borse di studio le maggiori quantità di denaro. Secondo i dati del Ministero
dell'Istruzione, nel primo anno del Governo Aznar il bilancio delle borse di studio
è stato di 555 milioni di euro, salito a 819 milioni di euro nell'ultimo; Zapatero
ha versato 836 milioni di euro nel suo primo anno di governo, arrivati a 1,750
miliardi di euro nel suo ultimo anno; Rajoy è sceso a 1,505 miliardi di euro nel
suo primo anno di Governo, anche se il Ministero ha assicurato che si potrebbe
aumentare del 2% quando arriverà a termine il bilancio; un 2%, però, nota il programma,
che "non sarà sufficiente per eguagliare l'ultimo anno del Governo di
Zapatero".