lunedì 24 giugno 2013

Le borse di studio in Spagna: come Robin Hood al contrario. E tutti chiedono le dimissioni di Wert

Come Ministro della Cultura e come Ministro dell'Istruzione, José Ignacio Wert è il Ministro più impopolare del Governo di Mariano Rajoy. E' detestato dalla Cultura, per aver accettato che l'IVA per gli spettacoli teatrali e per le sale cinematografiche venisse alzata dal 13% al 21%, riducendo di fatto ai minimi termini gli spettatori, già provati dalla dura crisi economica, che ha tagliato stipendi e aumentato la disoccupazione. E' detestato da tutto il settore educativo, dalle scuole alle università, dagli studenti ai professori e ai rettori, per aver proposto una riforma della scuola superiore che rintroduce l'ora di religione obbligatoria, che riduce l'autonomia della Catalogna, perché intende "spagnolizzare gli studenti catalani", che ridimensiona il diritto allo studio degli studenti più poveri, aumentando le tasse universitarie e riducendo le borse di studio, che favorisce le scuole private sulle pubbliche, riducendo le risorse di queste ultime. La marea verde, composta da studenti, genitori, professori, rettori e personale scolastico in genere, invade le strade di Madrid un giorno sì e l'altro pure, per difendere il diritto allo studio e l'istruzione pubblica.
L'ultima polemica generata da Wert riguarda i criteri di selezione degli studenti a cui verranno assegnate le borse di studio. 50mila studenti dovranno smettere di studiare perché non potranno permetterselo, denunciano in questi giorni i quotidiani spagnoli di ogni colore. Uno dei criteri più contestati è la media richiesta agli studenti per avere diritto alla borsa di studio: 6,5. Due anni fa si chiedeva 5, nell'anno che sta terminando si chiede 5,5.
"Non paghiamo i loro studi, li paghiamo perché studino" ha detto il Ministro in un'intervista a TVE, scatenando i media dell'opposizione.
"Le borse di studio non sono un premio per gli studenti bravi: servono a garantire il diritto all'istruzione, che è la base di quell'uguaglianza di opportunità di cui parla la Costituzione" scrive Ignacio Escolar su El Periódico de Catalunya "Quando il ministro porta fino a 6,5 il voto minimo per mantenere questa borsa di studio, sta rompendo questa uguaglianza, perché esige agli studenti con meno risorse uno sforzo extra che non richiede agli altri". Ed è quest'ultimo concetto che dovrebbe essere ben chiaro: un modello scolastico che funziona non sulla gratuità dell'istruzione, come in Finlandia, ma sul sistema delle borse di studio, fa una selezione in base al censo sin dall'inizio, permettendo di studiare a tutti i ricchi, siano meritevoli o meno, e solo ai migliori dei poveri.
Ma Escolar sottolinea un'altra contraddizione e ingiustizia del sistema introdotto dal Governo del PP: "La trappola è che tutti gli studenti dell'università pubblica studiano, in qualche modo, grazie alle borse di studio: il prezzo delle matricole copre appena il 20% del costo di una carriera universitaria. Ma solo agli studenti delle famiglie umili si chiede "la cultura dello sforzo", questo extra di "eccellenza" per poter studiare". Escolar spiega che gli investimenti nelle università pubbliche sono generalmente le spese più regressive dello Stato Sociale e "siccome tutti paghiamo le tasse, ma non tutte le famiglie possono mandare i figli all'Università, in pratica il modello è una specie di Robin Hood alla rovescia: toglie denaro ai poveri per darlo ai ricchi".
eldiario.es ha chiesto le dimissioni del Ministro, per essere il più impopolare, pur essendo alla guida di un ministero fondamentale come quello dell'Istruzione, per essere rifiutato dal mondo accademico e studentesco (qualche giorno fa gli studenti universitari più brillanti, al ricevere i loro diplomi, si sono rifiutati di guardarlo e di stringergli la mano), per aver abbandonato la riunione del Consiglio degli Universitari dieci minuti dopo il suo inizio, dimostrando la sua "nulla volontà di dialogo", per essere fischiato a ogni apparizione pubblica, sia una manifestazione culturale, universitaria o sportiva (e nei fischi vengono coinvolti, a volte, i membri della Famiglia Reale che accompagna, l'ultima la Regina Sofia, pochi giorni fa). Se il Ministro non si dimette, non solo è per "una mancanza assoluta di dignità personale" o per "una profonda irresponsabilità", ma anche perché è sostenuto da un partito, il PP, che ha disegnato "una campagna mediatica per difendere la Legge e lo stesso Ministro", ha imposto ai propri presidenti delle Regioni di sostenere la Riforma e Wert, e che "se non fosse così superbo saprebbe rendersi conto che questa ostinazione è stupida e che la cosa più conveniente per tutti, compreso il partito, è che si dimetta".
Al presentare la riforma scolastica e universitaria, con l'indurimento delle norme per la concessione delle borse di studio, la vicepresidente del Governo Soraya Saenz de Santamaria aveva assicurato che sarebbero aumentate le risorse a disposizione delle borse di studio. La trasmissione El objetivo de La Sexta, guidata da Ana Pastor,la giornalista licenziata dal PP perché dal suo programma su TVE1, Los desayunos de TVE, metteva in imbarazzo i politici con le sue domande e la determinazione ad avere risposte, ha dimostrato che non è vero. Sono stati i Governi socialisti ad aver dato alle borse di studio le maggiori quantità di denaro. Secondo i dati del Ministero dell'Istruzione, nel primo anno del Governo Aznar il bilancio delle borse di studio è stato di 555 milioni di euro, salito a 819 milioni di euro nell'ultimo; Zapatero ha versato 836 milioni di euro nel suo primo anno di governo, arrivati a 1,750 miliardi di euro nel suo ultimo anno; Rajoy è sceso a 1,505 miliardi di euro nel suo primo anno di Governo, anche se il Ministero ha assicurato che si potrebbe aumentare del 2% quando arriverà a termine il bilancio; un 2%, però, nota il programma, che "non sarà sufficiente per eguagliare l'ultimo anno del Governo di Zapatero".