La leggenda vuole che per abbattere Felipe González, vincitore nelle urne del
1994, pure in mezzo a gravi scandali di corruzione e a un'impressionante crisi
economica, l'establishment conservatore si mise d'accordo con i principali
quotidiani di riferimento, El Mundo e l'ABC in testa, per organizzare una sorta
di assedio mediatico permanente al presidente socialista. Un paio di anni dopo,
data la continua denuncia di scandali e malefatte del PSOE, Felipe fu costretto
a indire nuove elezioni, perse per soli 200mila voti, in favore di José Maria
Aznar, leader rampante del PP.
Sta succedendo più o meno la stessa cosa in questi giorni. Mariano Rajoy si è
rivelato un Presidente del Governo mediocre, senza carisma e senza spirito di
iniziativa, incapace di mettersi almeno in coda a Parigi e Roma per esigere
politiche economiche europee più flessibili e più sociali, invece di voler
apparire a tutti i costi come il discepolo fedele e obbediente dei diktat di
Berlino. L'ultima ondata di aumenti delle
tasse è stata la goccia che ha fatto traboccare la pazienza dell'establishment
conservartore: su Twitter Pedro J. Ramirez, il direttore di El Mundo, ha iniziato a criticare il presidente e a ritwittare i tweets che criticano una politica che uccide i consumi e non
favorisce la ripresa economica. E' stato il primo campanello d'allarme:
El Mundo si muove. E non in una direzione favorevole a questo PP.
E' già da tempo che i quotidiani della destra hanno smesso di difendere il
Governo di Mariano Rajoy. Del resto, non ha prodotto alcun vantaggio al Paese e
lo ha gettato nella crisi economica più profonda, impoverendo migliaia di
famiglie, senza mostrare alcuna misericordia né solidarietà al loro destino.
Ma adesso sembra evidente che lo scopo della destra è liberarsi al più presto
di questo Governo e del suo Presidente. Approfittando degli scandali che da
qualche anno sconvolgono il PP e che, indagine dopo indagine, stanno arrivando
alla sua cupola, trascinando direttamente anche Mariano Rajoy.
A fine giugno Luis Bárcenas, l'ex tesoriere del PP, scoperto con oltre 20 milioni di euro in Svizzera, la cui origine non sa spiegare, è stato arrestato per una serie piuttosto lunga di reati, tra cui la frode fiscale e il falso in documenti. Poche ore prima dell'arresto Bárcenas ha avuto un colloquio di quattro ore con Pedro J. Ramirez e gli ha consegnato i documenti autografi della contabilità segreta del PP, che ha distribuito per anni fiumi di denaro in nero ai massimi dirigenti del Partito, grazie alle donazioni, illegali, di multinazionali, imprenditori e banchieri, che hanno ottenuto in cambio lauti favori. La reazione del PP alla pubblicazione dei documenti su El Mundo è stata scomposta: un duro comunicato ha negato ancora una volta l'evidenza, sostenendo che non c'è traccia di questi soldi nella contabilità del partito (ovvio, se sono soldi in nero, come fanno a risultare nella contabilità ufficiale?!) e che tutto il finanziamento del partito si è sempre attenuto rigorosamente alla legge. Come suo solito, il presidente del governo non ha avuto alcuna reazione, limitandosi al solito silenzio e facendo sì che, grazie alla maggioranza assoluta del PP, fosse rifiutata la richiesta di una sua comparizione in Parlamento per spiegare lo scandalo. Per Mariano Rajoy era ancora valido quanto detto a febbraio, quando El Pais ha pubblicato le fotocopie dei documenti autografi consegnati da Bárcenas a Ramirez: "E' tutto falso, non ho mai ricevuto soldi, non ricordo da quando non ho più contatti con Bárcenas".
A fine giugno Luis Bárcenas, l'ex tesoriere del PP, scoperto con oltre 20 milioni di euro in Svizzera, la cui origine non sa spiegare, è stato arrestato per una serie piuttosto lunga di reati, tra cui la frode fiscale e il falso in documenti. Poche ore prima dell'arresto Bárcenas ha avuto un colloquio di quattro ore con Pedro J. Ramirez e gli ha consegnato i documenti autografi della contabilità segreta del PP, che ha distribuito per anni fiumi di denaro in nero ai massimi dirigenti del Partito, grazie alle donazioni, illegali, di multinazionali, imprenditori e banchieri, che hanno ottenuto in cambio lauti favori. La reazione del PP alla pubblicazione dei documenti su El Mundo è stata scomposta: un duro comunicato ha negato ancora una volta l'evidenza, sostenendo che non c'è traccia di questi soldi nella contabilità del partito (ovvio, se sono soldi in nero, come fanno a risultare nella contabilità ufficiale?!) e che tutto il finanziamento del partito si è sempre attenuto rigorosamente alla legge. Come suo solito, il presidente del governo non ha avuto alcuna reazione, limitandosi al solito silenzio e facendo sì che, grazie alla maggioranza assoluta del PP, fosse rifiutata la richiesta di una sua comparizione in Parlamento per spiegare lo scandalo. Per Mariano Rajoy era ancora valido quanto detto a febbraio, quando El Pais ha pubblicato le fotocopie dei documenti autografi consegnati da Bárcenas a Ramirez: "E' tutto falso, non ho mai ricevuto soldi, non ricordo da quando non ho più contatti con Bárcenas".
Come un giocatore di scacchi, più che come un giornalista, Pedro J. Ramirez ha
aspettato la reazione del PP per pubblicare oggi la vera bomba informativa, che
toglie ogni credibilità a Mariano Rajoy: gli SMS che il presidente del Governo
e il suo ex tesoriere si sono scambiati fino a pochi mesi fa. Dunque, non è
vero che Rajoy non aveva più contatti con Bárcenas e, anzi, negli SMS gli
manifesta amicizia e lo invita a stare calmo, a essere paziente e a essere
forte. I messaggi pubblicati non riportano niente di compromettente, ma sono la
prova dell'inaffidabilità di Rajoy, che assicura di non aver contatti con
l'uomo che poi in privato consola. Quanto è credibile un presidente del Governo
che nega ciò che fa in privato? Che è arrivato al potere giurando che avrebbe
abbassato le tasse e avrebbe risolto la crisi economica e che ha alzato tutte le
tasse (in agosto ci sarà l'aumento del 2% della bolletta elettrica) e che ha
gettato la Spagna nella peggior crisi che si ricordi? Se Mariano Rajoy era un
toro disorientato e stanco nell'arena, El Mundo gli ha dato oggi la stoccata
finale.
Alfredo Pérez Rubalcaba ha appena chiesto le dimissioni immediate del
Presidente del Governo, a causa delle sue bugie: "Il signor Rajoy non può
continuare un minuto di più alla guida del Governo della Spagna. La sua
permanenza costituisce un danno incalcolabile per il Paese. La gravità della
situazione ci mette in una punto di non ritorno" ha detto il Segretario
Generale del PSOE, che però non ha chiesto le elezioni anticipate, come invece
ha fatto IU, e ha chiesto che un'altra personalità del PP si faccia carico del
Governo. Rubalcaba ha anche annunciato la rottura di ogni rapporto con il PP e
un giro di colloqui con le altre forze politiche presenti in Parlamento per
decidere insieme il da farsi.
Un'idea del danno che l'attuale stato della situazione e i silenzi del Governo
sugli scandali di corruzione che coinvolgono i massimi dirigenti del PP (oltre
alla contabilità segreta c'è anche la trama Gürtel), la dà un articolo di elconfidencial.com, che manifesta preoccupazione per l'assegnazione delle
Olimpiadi a Madrid: la candidatura della capitale spagnola è la più credibile
e il presidente del COI Jacques Rogge ha detto apertamente che la città è pronta
per ospitare i Giochi, ma, sostiene elconfidencial.com, molti membri del COI
sono perplessi davanti alla corruzione e alla mancanza di misure del Governo.
Per Madrid 2020 potrebbe essere difficile raccogliere i voti, in vista dell'assegnazione dell'organizzazione, che
verrà fatta a settembre a Buenos Aires. E' solo un esempio dei danni che un
Governo incapace di dare risposte chiare sugli scandali, perché molti suoi
membri sono coinvolti, sta facendo alla Spagna.
Ma chi potrebbe sostituire Mariano Rajoy? La risposta, in assenza di elezioni
anticipate, che non è il caso di affrontare adesso, vista la situazione
complicata dei due principali partiti spagnoli e vista la crisi economica senza
soluzioni a breve termine, non è difficile. Lo scandalo Bárcenas sta spazzando
via un'intera generazione di politici, quella che è stata al potere con José
Maria Aznar; la fiaccola passa a una nuova generazione, 40enne, rampante e più
intransigente verso la corruzione (per ora): tra loro emerge Soraya Sáenz de
Santamaria, l'energica vicepresidente di Mariano Rajoy, forgiatasi in mille
battaglie, dotata di una dialettica aggressiva e coerente e di un carisma che la
rende capace di dare risposte in Parlamento e ai giornalisti. Potrebbe essere la prima donna alla guida di un Governo in Spagna e potrebbe essere un buon inizio, per voltare finalmente pagina.