Quando non c'è più niente, ci rimane Gibilterra. E' la vecchia abitudine
della politica spagnola di utilizzare l'irrisolta questione della colonia britannica sul
Pennone per distrarre l'attenzione dai guai in corso a Madrid. Lo sta facendo anche il Governo di Mariano Rajoy e le autorità di Gibilterra gli stanno dando ampiamente una mano.
Il PP e lo stesso Presidente del Governo Mariano Rajoy sono coinvolti in
uno scandalo di corruzione che ha portato in galera l'ex tesoriere Luis Bárcenas e che minaccia i vertici del partito, accusati di aver ricevuto per anni stipendi in nero, di diverse migliaia di euro mensili, provenienti dal finanziamento illegale. Costretto a presentarsi in Parlamento per spiegare
il finanziamento del suo partito, Rajoy ha negato responsabilità, finanziamento e denaro ricevuto. Oggi El Mundo sembra smentirlo. Ma è
un'altra storia.
La storia che ci interessa è iniziata a metà luglio, quando Luis Bárcenas, in
carcere, ha iniziato a minacciare (e a ricattare) la cupola del suo partito,
consegnando a El Mundo parte dei documenti che rivelano la contabilità in nero.
Mentre il PP si agitava, varie centinaia di chilometri più a sud, le autorità
di Gibilterra risolvevano unilateralmente l'eterna contesa con i pescatori
andalusi sulle acque davanti al Pennone, con blocchi di cemento gettati in mare.
Secondo il Trattato di Utrecht,
firmato 300 anni fa dalla Spagna e dal Regno Unito, "il Re Cattolico, per sé
e per i suoi successori, cede alla Corona della Gran Bretagna la piena e intera
proprietà della città e castelli di Gibilterra, insieme al suo porto, le
difese e le fortezze che le appartengono, dando la detta proprietà
assolutamente, affinché la possegga e la goda con pieno diritto e per sempre,
senza eccezione né impedimento alcuno". Come si vede, non si fa alcun
riferimento al cielo e alle acque di Gibilterra, a parte il porto, per cui gli
spagnoli considerano proprie le acque davanti al Pennone e il Regno Unito le
considera acque territoriali di Gibilterra: le prove di forza tra la Guardia
Civil e le forze di sicurezza della colonia non si contano e, nei momenti di
massima tensione, ci rimettono i pescatori andalusi. I blocchi di
cemento gettati in mare da Gibilterra complicano la navigazione dei pescatori; la scusa ufficiale è stata
che si vuole favorire la protezione dell'ambiente,
incrementando la biodiversità, grazie alla presenza di questi blocchi, che
saranno una sorta di rifugio per molte specie (sulla costa andalusa vari Comuni hanno utilizzato lo stesso sistema per tutelare l'ambiente).
La Spagna è intervenuta immediatamente, in quelle che considera le proprie
acque territoriali, per impedire alla colonia di terminare i lavori e il Governo
di Mariano Rajoy ha preso la palla al balzo per aumentare la tensione con
Londra, risvegliare l'orgoglio nazionalistico spagnolo e far dimenticare, per un po', il caso
Bárcenas. Mentre il Pennone avvertiva Londra dell'intervento spagnolo nelle sue
acque e annunciava l'adozione di "qualunque azione necessaria", per poter applicare le sue politiche senza interferenze, mentre il sindaco di Algeciras
José Ignacio Landaluce denunciava la "nuova manovra del governo di
Gibilterra per tendere ostacoli ai pescatori che hanno storicamente sempre
lavorato nelle acque spagnole che circondano la colonia britannica", il
Ministro degli Esteri spagnolo José
Manuel García Margallo pronunciava la frase dell'estate: "Per Gibilterra
la ricreazione vissuta con il Ministro Moratinos è finita".
Sottinteso: con il Governo socialista di José Luis Rodriguez Zapatero Madrid aveva
cercato di raggiungere un accordo con Londra, con un tavolo tripartito, che
aveva accolto anche gli llanitos, gli abitanti di Gibilterra, con il PP si torna
alle vecchie regole. Negoziati e dialogo sono cosa di Londra e Madrid, perché
se si riconoscesse il diritto di partecipazione di Gibilterra, cioè il diritto
all'autodeterminazione della colonia britannica, bisognerebbe riconoscerlo anche
a catalani e baschi, con le conseguenti complicazioni, e non parliamo sul
possibile intervento del Marocco, che rivendica Ceuta e Melilla. Con la
ricreazione finita, García Margallo ha promesso di complicare la vita agli llanitos, chiudendo la Verja, la frontiera tra la Spagna e la colonia,
minacciando la chiusura dello spazio aereo (la Spagna non riconosce lo spazio
aereo a Gibilterra, dato che il Trattato di Utrecht non ne parla) e, cosa
peggiore di tutte, imponendo una tassa di 50 euro sulle entrate e le uscite da Gibilterra.
Madrid intende rivedere la sua legislazione, per mettere mano "a tutto
quello che non funziona".
La reazione del Ministro ha allarmato il Premier britannico David Cameron, che ha
espresso la sua massima preoccupazione, e le autorità di Gibilterra, con il
primo Ministro Peter Fabián Picardo, che in un primo momento ha accusato Madrid di
"essere tornata ai tempi di Franco" e poi ha iniziato a far diffondere
rapporti che dimostrano come l'economia di Gibilterra abbia effetti benefici sui
Comuni andalusi che la circondano. Insomma, la tensione tra Spagna e Gibilterra
fa danni prima di tutto all'Andalusia, la cui economica sta decisamente peggio
di quella della colonia: non per niente il 60% degli abitanti delle cittadine dei dintorni, a cominciare dalla confinante La Linea de la Concepción, lavora a Gibilterra (e sono soprattutto loro a dover sopportare, in questa calda estate, le lunghe code per i controlli di nuovo imposti sulla Verja).
C'è stata una telefonata tra David Cameron e Mariano Rajoy, che non ha
contribuito a rasserenare gli animi, perché i quotidiani spagnoli e britannici
l'hanno raccontata con due versioni diverse: il britannico ha promesso allo
spagnolo che non cederanno mai la sovranità della colonia alla Spagna, lo
spagnolo ha assicurato al britannico che la Spagna non accetterà mai la politica dei fatti compiuti attuata da Gibilterra, con i blocchi di cemento gettati in mare. Difficile capire cosa si siano detti
davvero, al di là della retorica che serve a entrambi. Adesso Londra spedisce a
Gibilterra una delle ammiraglie della Royal Navy, per una serie di operazioni
militari, che, giura per cercare di placare gli animi, erano già in programma,
nella vicina base andalusa di Rota. Però è facile pensare che nei prossimi
giorni, la presenza della flotta britannica riacutizzerà la tensione dell'area.
I media spagnoli danno ampio spazio alla questione della colonia, quelli
britannici la infilano nelle pagine interne. Per i media spagnoli l'acutizzarsi
della tensione è l'occasione per tornare a parlare di contrabbando all'ombra
del Pennone, dell'ingiustizia degli llanitos, che (non) pagano le tasse a
Gibilterra e poi vivono sulla Costa del Sol o in Spagna, del colonialismo,
inaccettabile in Europa nel XXI secolo. Per i quotidiani britannici le rivendicazioni spagnole,
di nuovo esplose, sono una scusa di Madrid, un'arma di distrazione di massa,
visti gli scandali che tormentano il Primo Ministro e ci pensano The Guardian e la BBC a ricordare i milioni di euro che i turisti britannici lasciano in Spagna, meta prediletta delle vacanze.
E vengono in mente i tifosi delle squadre cittadine contrapposte
nell'imminenza del derby: per i tifosi dell'Espanyol, del Torino, dell'Atlético
Madrid, è 'la' partita del campionato, per i tifosi del Barça, della Juve o del Real Madrid è una pratica da sbrigare, come
tante altre, durante l'anno. Ecco, la questione di Gibilterra fa pensare a un derby europeo, tra vecchie potenze: per una è in gioco l'orgoglio, per l'altra è l'ennesima pratica nella gestione di quello che resta dell'Impero.
PS Sarcasmi spagnoli, oltre a quelli britannici; oggi El Mundo pubblica nuove
carte, che dimostrerebbero come Rajoy abbia ricevuto 18mila euro al mese in nero
dal PP; commento su Twitter: "Se El Mundo continua con le sue rivelazioni,
Rajoy come minimo invade Gibilterra!"