Quando, il 30 dicembre 1870, il principe Amedeo d'Aosta, secondogenito di re
Vittorio Emanuele II di Savoia, sbarcò a Cartagena, per dirigersi poi a Madrid,
con la moglie Maria Vittoria dal Pozzo della Cisterna, per essere nominato re di
Spagna, aveva già contro buona parte dell'establishment spagnolo ed era già
morto il generale Juan Prim, suo principale sostenitore. Cattolico, cresciuto
all'ombra del pensiero liberale di Camillo Benso di Cavour, per cui sostenitore
della separazione dello Stato dalla Chiesa, il giovane futuro re era già solo per questo inviso ai
settori più reazionari del Paese. Al potere ecclesiastico per essere figlio di
chi aveva messo fine allo Stato Pontificio e per sostenere le confische dei beni
della Chiesa; ai simpatizzanti dei Borboni per essersi messo di mezzo nella
disputa tra i sostenitori di Isabel II e i carlistas con il suo regno, e
per essere figlio di chi aveva tolto il trono ai Borbone Due Sicilie; ai
repubblicani per evidenti ragioni.
A raccontare l'effimero regno spagnolo del principe italiano c'è un film, Estrella
fugaz (Stella cadente), che arriverà nei cinema spagnoli a dicembre e che
è firmato da Luis Miñarro, 64enne produttore al suo esordio alla regia. Un
esordio evidentemente tardivo, ma dovuto a una giovanile passione per il re
"che in Spagna non voleva nessuno": intorno ai 10 anni Miñarro ebbe
in regalo dalla nonna una moneta con l'effigie del re italiano e da allora
rimase affascinato dalla sua figura. Fino a farne, una cinquantina d'anni dopo,
un film. "Amedeo è una figura controversa e quasi nessuno lo voleva in
Spagna, ancora meno dopo l'assassinio di Prim, il suo principale sostenitore. Ma
lui prende coscienza di questo rifiuto, una cosa che tutti abbiamo sperimentato
prima o poi" spiega Miñarro a El Cultural, supplemento di El
Mundo "Mi interessa la prospettiva più personale del monarca, come
cerca di stabilire i suoi ideali di bellezza, la sua visione di come dovrebbe
essere il mondo. Ma non c'è un ricettore adeguato, alla società non
interessa".
Miñarro è affascinato dalla figura di questo re donnaiolo e progressista,
incapace di mediare tra le forze dell'establishment spagnolo e così lucido da
aver individuato i mali del Paese ed è anche convinto che avrebbe potuto
cambiare la storia della Spagna: "Se fosse riuscito a imporre i suoi
ideali, avrebbe cambiato la storia del Paese, dato che fu capace di
identificarne i mali con precisione, nel suo discorso di rinuncia: gli stessi
spagnoli e la loro incapacità di riconciliarsi".
Che la Spagna malandata di questi anni affondi le proprie radici non solo negli
errori della Transición, ma, soprattutto, nei fallimenti del XIX secolo? Pochi anni fa, al presentare El Asedio (in italiano Il giocatore occulto), Arturo Pérez Reverte lamentava la Spagna che poteva essere e non è stata, con la
Costituzione di Cadice del 1812, la prima Costituzione liberale d'Europa,
modello per i Paesi sudamericani via via indipendenti e per la stessa Italia,
sulla via dell'unificazione; una Spagna che ha spinte progressiste
immediatamente inghiottite dalla reazione più becera, per cui alla Costituzione
di Cadice si preferì re Fernando VII, il Desiderato, che riportò il Paese
nelle grinfie dei latifondisti e della Chiesa più oscurantista. E, mentre
l'Impero declinava, si rifiutarono le proposte progressiste di Amedeo di Savoia,
costringendolo all'esilio e, dopo l'effimera I Repubblica, il Paese terminò di
nuovo nelle mani dei poteri di sempre, la Monarchia, la Chiesa, il latifondismo,
che rifiutavano la modernizzazione. Una storia che sembra ripetersi eternamente,
anche in questi anni.
Amedeo I è interpretato da Alex Brendemühl, nel cast del film anche l'almodovariana
Lola Dueñas e Bárbara
Lennie, vista come la regina Juana del Portogallo nella serie Isabel.
Curiosamente, il film è stato girato soprattutto nel Castello di Federico II, a
Bari. Miñarro non crede che Estrella fugaz conquisterà i botteghini
spagnoli, nel suo Paese, sostiene, manca l'interesse per il cinema storico
(Guerra Civile a parte), nonostante la Spagna abbia una storia molto ricca.
"Non mi sorprenderebbe se questo film avesse maggiore successo in altri
Paesi" commenta a El Cultural.
Leggendo l'articolo che El Cultural dedica a Estrella fugaz,
diventa inevitabile cercare con curiosità l'ultimo discorso di re Amedeo I al
Parlamento spagnolo, prima della partenza per Lisbona e il ritorno in Italia.
Grande è l'onore che la Nazione spagnola mi ha fatto, scegliendomi per
occupare un trono... Credevo che alla breve esperienza della mia vita nell'arte
del comando, potevo supplire con la lealtà del mio carattere, e che avrei
trovato potente aiuto per scongiurare i pericoli e vincere le difficoltà che
non si occultano alla mia vista, nella simpatia di tutti gli spagnoli amanti
della patria... Riconosco che mi hanno ingannato i miei buoni auspici. Sono
passati due lunghi anni da quando ho cinto la Corona di Spagna, e la Spagna vive
una lotta costante, vedendo ogni giorno più lontana l'era di pace a cui
ardentemente anelo. Se fossero stranieri i nemici del suo destino, allora, alla
guida di questi soldati così valorosi, sarei il primo a combatterli; ma tutti
quelli che, con la spada, con la piuma, con la parola, aggravano e perpetuano i
mali della Nazione, sono spagnoli, tutti invocano il dolce nome della Patria,
tutti lottano e si agitano per il suo bene e, tra il fragore del combattimento e
il confuso, assordante e contraddittorio clamore dei partiti, tra tante e tante
opposte manifestazioni dell'opinione pubblica, è impossibile indovinare qual è
quella vera e più impossibile ancora trovare rimedio a tanti mali. L'ho cercato
avidamente nella legge e non l'ho trovato. Fuori dalla legge, non lo cercar chi
ha promesso osservarla. Queste sono, signori Deputati, le ragioni che mi muovono
a restituire alla Nazione, e nel suo nome a voi, la Corona che mi ha offerto il
voto nazionale, rinunciando ad essa per me, per i miei figli e successori. State
sicuri che, al separarmi dalla Corona, non mi separo dall'amore per questa
Spagna tanto nobile come sfortunata, e che non porto altro dispiacere che non
essermi stato possibile procurarle tutto il bene che il mio cuore leale sognava
per lei.
Palazzo di Madrid, 11 febbraio 1873