mercoledì 4 settembre 2013

Estrella fugaz, un film sulla Spagna di Amedeo I di Savoia, che poteva essere e non è stata

Quando, il 30 dicembre 1870, il principe Amedeo d'Aosta, secondogenito di re Vittorio Emanuele II di Savoia, sbarcò a Cartagena, per dirigersi poi a Madrid, con la moglie Maria Vittoria dal Pozzo della Cisterna, per essere nominato re di Spagna, aveva già contro buona parte dell'establishment spagnolo ed era già morto il generale Juan Prim, suo principale sostenitore. Cattolico, cresciuto all'ombra del pensiero liberale di Camillo Benso di Cavour, per cui sostenitore della separazione dello Stato dalla Chiesa, il giovane futuro re era già solo per questo inviso ai settori più reazionari del Paese. Al potere ecclesiastico per essere figlio di chi aveva messo fine allo Stato Pontificio e per sostenere le confische dei beni della Chiesa; ai simpatizzanti dei Borboni per essersi messo di mezzo nella disputa tra i sostenitori di Isabel II e i carlistas con il suo regno, e per essere figlio di chi aveva tolto il trono ai Borbone Due Sicilie; ai repubblicani per evidenti ragioni.
A raccontare l'effimero regno spagnolo del principe italiano c'è un film, Estrella fugaz (Stella cadente), che arriverà nei cinema spagnoli a dicembre e che è firmato da Luis Miñarro, 64enne produttore al suo esordio alla regia. Un esordio evidentemente tardivo, ma dovuto a una giovanile passione per il re "che in Spagna non voleva nessuno": intorno ai 10 anni Miñarro ebbe in regalo dalla nonna una moneta con l'effigie del re italiano e da allora rimase affascinato dalla sua figura. Fino a farne, una cinquantina d'anni dopo, un film. "Amedeo è una figura controversa e quasi nessuno lo voleva in Spagna, ancora meno dopo l'assassinio di Prim, il suo principale sostenitore. Ma lui prende coscienza di questo rifiuto, una cosa che tutti abbiamo sperimentato prima o poi" spiega Miñarro a El Cultural, supplemento di El Mundo "Mi interessa la prospettiva più personale del monarca, come cerca di stabilire i suoi ideali di bellezza, la sua visione di come dovrebbe essere il mondo. Ma non c'è un ricettore adeguato, alla società non interessa". 
Miñarro è affascinato dalla figura di questo re donnaiolo e progressista, incapace di mediare tra le forze dell'establishment spagnolo e così lucido da aver individuato i mali del Paese ed è anche convinto che avrebbe potuto cambiare la storia della Spagna: "Se fosse riuscito a imporre i suoi ideali, avrebbe cambiato la storia del Paese, dato che fu capace di identificarne i mali con precisione, nel suo discorso di rinuncia: gli stessi spagnoli e la loro incapacità di riconciliarsi". 
Che la Spagna malandata di questi anni affondi le proprie radici non solo negli errori della Transición, ma, soprattutto, nei fallimenti del XIX secolo? Pochi anni fa, al presentare El Asedio (in italiano Il giocatore occulto), Arturo Pérez Reverte lamentava la Spagna che poteva essere e non è stata, con la Costituzione di Cadice del 1812, la prima Costituzione liberale d'Europa, modello per i Paesi sudamericani via via indipendenti e per la stessa Italia, sulla via dell'unificazione; una Spagna che ha spinte progressiste immediatamente inghiottite dalla reazione più becera, per cui alla Costituzione di Cadice si preferì re Fernando VII, il Desiderato, che riportò il Paese nelle grinfie dei latifondisti e della Chiesa più oscurantista. E, mentre l'Impero declinava, si rifiutarono le proposte progressiste di Amedeo di Savoia, costringendolo all'esilio e, dopo l'effimera I Repubblica, il Paese terminò di nuovo nelle mani dei poteri di sempre, la Monarchia, la Chiesa, il latifondismo, che rifiutavano la modernizzazione. Una storia che sembra ripetersi eternamente, anche in questi anni.
Amedeo I è interpretato da Alex Brendemühl, nel cast del film anche l'almodovariana Lola Dueñas e Bárbara Lennie, vista come la regina Juana del Portogallo nella serie Isabel. Curiosamente, il film è stato girato soprattutto nel Castello di Federico II, a Bari. Miñarro non crede che Estrella fugaz conquisterà i botteghini spagnoli, nel suo Paese, sostiene, manca l'interesse per il cinema storico (Guerra Civile a parte), nonostante la Spagna abbia una storia molto ricca. "Non mi sorprenderebbe se questo film avesse maggiore successo in altri Paesi" commenta a El Cultural.
Leggendo l'articolo che El Cultural dedica a Estrella fugaz, diventa inevitabile cercare con curiosità l'ultimo discorso di re Amedeo I al Parlamento spagnolo, prima della partenza per Lisbona e il ritorno in Italia. 

Grande è l'onore che la Nazione spagnola mi ha fatto, scegliendomi per occupare un trono... Credevo che alla breve esperienza della mia vita nell'arte del comando, potevo supplire con la lealtà del mio carattere, e che avrei trovato potente aiuto per scongiurare i pericoli e vincere le difficoltà che non si occultano alla mia vista, nella simpatia di tutti gli spagnoli amanti della patria... Riconosco che mi hanno ingannato i miei buoni auspici. Sono passati due lunghi anni da quando ho cinto la Corona di Spagna, e la Spagna vive una lotta costante, vedendo ogni giorno più lontana l'era di pace a cui ardentemente anelo. Se fossero stranieri i nemici del suo destino, allora, alla guida di questi soldati così valorosi, sarei il primo a combatterli; ma tutti quelli che, con la spada, con la piuma, con la parola, aggravano e perpetuano i mali della Nazione, sono spagnoli, tutti invocano il dolce nome della Patria, tutti lottano e si agitano per il suo bene e, tra il fragore del combattimento e il confuso, assordante e contraddittorio clamore dei partiti, tra tante e tante opposte manifestazioni dell'opinione pubblica, è impossibile indovinare qual è quella vera e più impossibile ancora trovare rimedio a tanti mali. L'ho cercato avidamente nella legge e non l'ho trovato. Fuori dalla legge, non lo cercar chi ha promesso osservarla. Queste sono, signori Deputati, le ragioni che mi muovono a restituire alla Nazione, e nel suo nome a voi, la Corona che mi ha offerto il voto nazionale, rinunciando ad essa per me, per i miei figli e successori. State sicuri che, al separarmi dalla Corona, non mi separo dall'amore per questa Spagna tanto nobile come sfortunata, e che non porto altro dispiacere che non essermi stato possibile procurarle tutto il bene che il mio cuore leale sognava per lei. 

Palazzo di Madrid, 11 febbraio 1873