The Incas: New Perspectives (W. W. Norton &
Company) di Gordon F. McEwan è un libro che analizza la civiltà incaica e, in
particolare, il suo efficace modello produttivo, che permise l'espansione dei
suoi confini e della sua influenza dall'attuale Perù ai territori appartenenti
oggi all'Ecuador, al Cile, alla Bolivia, all'Argentina e alla Colombia, fino a
farne l'Impero più grande e importante dell'America Latina, prima dell'arrivo
degli Europei.
Di questo libro parla elconfidencial.com, in un articolo che termina ipotizzando un modello socialista ante-litteram sulle Ande. Gli Incas non ebbero mai moneta, non ebbero mai un mercato e non ebbero mai una classe di mercanti che potesse arricchirsi con i commerci.
La ragione è semplice: il modello era completamente centralizzato in tutti i
suoi aspetti e "lo stesso sistema economico impediva che qualcuno potesse
arricchirsi con il prodotto del proprio lavoro. Non ne aveva bisogno: la
società era così ricca di suo che lo Stato poteva garantire il benessere di
tutti i propri membri".
Al centro del modello produttivo c'era l'agricoltura: "L'autarchia e il
rifornimento locale erano le chiavi dell'impero. A volte esisteva uno scambio di
prodotti tra le diverse regioni, ma solo quando era strettamente necessario,
dato che non potevano essere prodotti in modo locale. In molte occasioni gli Incas stabilivano colonie in queste regioni, ma le decisioni continuavano a
essere prese in modo esclusivo dal governo centrale incaico. Il sistema politico
di questa società era fortemente centralista e dalla città di Cuzco si
progettò l'espansione di uno Stato che protesse le culture e i costumi dei
diversi popoli caduti sotto la sua influenza" scrive la pagina web
spagnola.
Il lavoro era alla base dei rapporti tra l'individuo e l'impero: la società era
organizzata in ayllus, "i cui membri erano uniti da vincoli familiari, che
avevano come obiettivo realizzare i lavori richiesti dalla società, come la
coltivazione delle terre, le opere pubbliche o la formazione delle milizie.
Inoltre l'impero destinava una percentuale significativa della popolazione
all'ingegneria agricola. L'organizzazione del lavoro era tale, che ciascuno dava
secondo le proprie capacità e necessità: un bambino lavorava meno di un
adulto, questi lavorava più di un anziano, a cui veniva chiesto un impegno via
via minore con l'avanzare dell'età. "Il lavoro era una funzione sociale da
cui nessuno poteva scappare. In cambio i cittadini dell'impero ricevevano cibo,
prodotti di prima necessità, abbigliamento e altri strumenti, che arrivavano
dai magazzini dello Stato, non dalle sue tasche".
Gli unici dispensati dal lavoro erano i nobili di privilegio, persone che erano
arrivati ai vertici della società per loro merito, e non per nascita, in genere
capi militari, sacerdoti o le acllas, "le belle donne scelte sin da bambine
per far parte dello Stato, e che potevano dedicarsi alla confezione dei vestiti
(o a essere sacrificate sugli altari)".
Secondo McEwan, uno sviluppo così originale della società si deve soprattutto
all'efficace controllo e gestione dell'agricoltura, base di tutto il modello.
Originari delle montagne più alte di Latinoamérica, le Ande, gli Incas
dovettero sviluppare una vera e propria ingegneria, per ospitare le loro
coltivazioni in terre così inospitali; arrivarono a coltivare oltre 70 vegetali
differenti e svilupparono tecniche all'avanguardia, come terrazze, canali
collegati per stabilizzare i microclimi, sistemi di irrigazione dotati di
acquedotti. L'ossessione per l'agricoltura e per l'autosufficienza di ogni
comunità è dovuta, ipotizza il libro, a una grande carestia del XI secolo; fu
allora che gli Incas svilupparono la tecnologia agricola e arrivarono a livelli
molto avanzati di conoscenza del terreno.