domenica 6 ottobre 2013

La decadenza di Madrid, nelle foto di elpais.com. Ma è solo temporanea.

Una drammatica galleria fotografica serve a elpais.com per fare il punto della situazione su Madrid, la sua crisi e la sua decadenza.
La prima volta che sono arrivata a Madrid è stato dal sud, da Siviglia, con l'AVE. Mi avevano colpito le decine di gru che affollavano lo skyline e i grandi palazzoni dall'architettura anonima che stavano costruendo nella grande periferia. Madrid era allora, non più di una decina d'anni fa, una delle capitali più vivaci e visitate d'Europa; Barajas era il quarto aeroporto d'Europa e scaricava ogni giorno migliaia di turisti di ogni parte del mondo, che brulicavano poi nelle vie e nei negozi del centro; mostre, esposizioni, gallerie d'arte, convegni animavano la vita culturale cittadina; la metropolitana, gli autobus, l'AVE e i treni di Cercanias erano l'invidia di chiunque arrivasse dall'Italia, uno strumento per muoversi liberamente e velocemente in città. Arrivavi all'aeroporto, compravi El Pais e sentivi, proveniente dall'Italia berlusconiana, che eri entrato in un altro mondo, più cosmopolita, più aperto, più libero. Poi.
Poi c'è stata la crisi economica. Sono arrivati il desencanto e la indignación. La Puerta del Sol non è più stata il simbolo della vivacità e della movida madrileni (Sol non dorme mai!), ma della rabbia e delle esigenze popolari. Sempre simbolo, d'accordo, ma di uno stato d'animo cambiato, non più ottimista e sorridente. Barajas non è più da tempo il quarto aeroporto europeo e ad agosto ha perso persino il primato spagnolo, cedendolo a El Prat di Barcellona. Colpa della crisi di Iberia, dicono, ma non solo; colpa anche delle dissennate scelte economiche, che hanno aumentato le tasse aeroportuali, spingendo molti operatori low-cost a tagliare i loro voli sulla Spagna (Barcellona conta su Vueling, che ha il suo hub a El Prat). I turisti sono diminuiti, i negozi hanno iniziato a chiudere, la Sanità è stata venduta in larga parte ai privati. Per la terza volta consecutiva, la capitale ha perso l'organizzazione dei Giochi Olimpici, tutto un simbolo del tracollo della città ottimista e almodovariana che ha affascinato per decenni.
Non vado a Madrid da quasi un anno. La grande crisi ha cancellato il volo low-cost da Torino e per andare a Siviglia non conviene più passare per la capitale, dove mi piaceva sempre fermarmi per almeno una notte. Le gru nella periferia che conduce a sud erano diminuite già da tempo e probabilmente saranno adesso ridotte ai minimi termini. Gli indigenti, già da tempo presenti nelle vie del centro, a chiedere elemosina ai turisti, in plaza Mayor e davanti alle chiese, sono aumentati.
Lamentano sia aumentata la sporcizia nelle strade e il senso di abbandono nelle strutture che non saranno più olimpiche. Il debito pubblico cittadino è uno dei più alti di Spagna, a causa delle infrastrutture che sono state costruite (la più importante è l'interramento della circonvallazione M-30, che ha permesso la rivalutazione dell'area del fiume Manzanares, adesso risistemata a verde, con passeggiate, strutture sportive e centri culturali frequentatissimi dai madrileni).
Prima o poi tornerò a visitarla, perché Madrid è una città che rimane nel cuore, per la sua vivacità, per le sue atmosfere cosmopolite, la tolleranza che non guarda alla composizione delle coppie innamorate, per la monumentalità dei suoi palazzi, per le architetture della Gran Via, il traffico del Paseo de la Castellana, le quattro torri di Chamartin, che si avvistano scendendo su Barajas e ci si sente già a casa.
Non tendo mai al pessimismo e preferisco sempre vedere il bicchiere mezzo pieno; conosco anche l'attuale rabbia e l'eterna passione degli spagnoli e so che ad ogni crisi e ogni difficoltà riescono a riprendersi, loro sì, sempre nonostante i politici che li guidano e che, tutto sia detto, da 35 anni si scelgono da soli (votare meglio, non farebbe danno, neanche ai cugini); in Spagna ci sono eccellenze, passioni, tradizioni artigianali, che aspettano solo di essere valorizzate, per crescere, espandersi e dare basi più solide all'economia nazionale; gli spagnoli lavorano seriamente, con professionalità, disponibili agli orari assurdi del loro stile di vita (si cerca di razionalizzarli, pensando anche all'adozione del fuso orario più consono, ma che nessuno parli di inclinazione alla siesta, per favore!); per questo, guardando la galleria fotografica di elpais.com, oltre alla pena inevitabile, c'è stata anche la certezza che anche per Madrid adda passà 'a nuttata. E' solo questo, Madrid, 'a nuttata.
Le foto, da elpais.com.