lunedì 14 ottobre 2013

La Spagna è il secondo Paese al mondo per numero di desaparecidos, ma non indaga i crimini franchisti

Con oltre 114mila desaparecidos durante la Guerra Civile e la dittatura franchista, la Spagna è il secondo Paese al mondo "con maggior numero di persone vittime di sparizioni forzate, i cui resti non sono stati né recuperati né identificati". Il primo Paese al mondo è la Cambogia e la denuncia è dell'Associazione Jueces para la Democracia, che alcuni giorni fa ha criticato duramente il Governo spagnolo per aver praticamente svuotato la Legge della Memoria Storica, al lasciarla priva di risorse economiche.
La Legge era stata voluta dal governo di José Luis Rodriguez Zapatero, per liberare la Spagna dei resti franchisti e per trovare i resti di migliaia di vittime repubblicane, identificarli e restituirli ai familiari. E' soprattutto la sepoltura dei caduti che preme alle famiglie: la generazione dei figli delle vittime sta iniziando a scomparire, così come la memoria dei posti in cui ci furono le esecuzioni e in cui si trovano le fosse comuni; il legato del ricordo passa a nipoti combattivi, che vogliono avere giustizia non solo per i bisnonni o gli zii mai conosciuti, ma anche, e soprattutto, per i nonni, che hanno visto lottare per tutta la vita, per avere giustizia.
Ci sono storie davvero tristi e commoventi, di figli che hanno perso i genitori durante la Guerra Civile, hanno pagato con dure discriminazioni le parentele con i repubblicani, hanno lottato per tutta la vita per riavere i resti delle persone amate e seppellirli, si sono organizzati per indagare su fosse comuni e cunette, hanno creduto nella Legge della Memoria Storica, che voleva sanare anche le loro ferite.
Jueces para la Democracia critica l'atteggiamento del Governo, che, privando di risorse la Legge della Memoria Storia, "non solo permette l'impunità dei crimini commessi durante la dittatura, ma lascia che rimangano materialmente sepolti nell'oblio" e abdica alle sue funzioni quando permette "che continuino a esistere decine di migliaia di persone sepolte in fosse comuni". I magistrati criticano anche le tesi del PP, secondo le quali aprire le fosse comuni e dare sepoltura ai morti significa "riaprire vecchie ferite". "E' inammissibile che uno Stato democratico continui a negare a tutta la società il diritto di conoscere il passato e la necessità di stabilire un piano d'amministrazione programmatico, sistematico e finanziato pubblicamente, che permetta agilmente la localizzazione e la sepoltura dignitosa di tutte quelle persone assassinate durante il golpe del 1936 e la seguente repressione franchista" scrivono i giudici.
Il Partido Popular sosteneva poche settimane fa di essere attivamente impegnato nella difesa della Legge della Memoria Storica. "Il Governo si attiene a quanto disposto dalla legge, gestisce le mappe delle fosse comuni, offre gli strumenti che permettono il dovere della memoria. E' vero che le misure di contenimento della spesa pubblica hanno obbligato a dichiarare la non disponibilità di credito per le associazione, ma dal 2006 queste associazioni hanno ricevuto 25 milioni di euro" diceva il Ministro della Giustizia Alberto Ruiz Gallardón. Le associazioni per la Memoria Storica offrono altri numeri, secondo i quali delle 2382 fosse localizzate, sono state aperte solo 400; senza dimenticare il crowdfunding, utilizzato nella Comunitat Valenciana poche settimane fa, per riesumare i resti di José Valls, in assenza di fondi pubblici.
Per le vittime repubblicane e i loro familiari non c'è giustizia non solo riguardo la sepoltura, ma anche riguardo il riconoscimento del crimine che fu commesso contro di loro. Il PP è restio non solo a riconoscere le colpe e le responsabilità del franchismo (non ha mai condannato il sollevamento militare di Francisco Franco contro la Seconda Repubblica, nel 1936), ma anche a dare giustizia ai sopravvissuti.
Lo svuotamento della Legge della Memoria Storica e, ancora prima, l'espulsione del magistrato Baltasar Garzón dalla magistratura, per aver aperto un'indagine contro ignoti e poter così aprire le fosse comuni, ha spinto numeroso familiari delle vittime franchiste a chiedere giustizia in Argentina, utilizzando il principio della giurisdizione universale nei reati contro i diritti umani, stabilito proprio da Garzón, per indagare sui desaparecidos delle dittature sudamericane. Se la Spagna è stata la prima a dare giustizia ai desaparecidos argentini, negli anni in cui a Buenos Aires le leggi di punto final impedivano di indagare sui reati della dittatura, da qualche tempo è la Giustizia argentina, che restituisce il favore, indagando sui crimini del franchismo.
María Servini de Cubría, il magistrato che sta indagando sui desaparecidos del franchismo sta mettendo in grande imbarazzo il Governo di Madrid. Qualche settimana fa ha chiesto l'arresto di quattro ex membri delle forze di sicurezza spagnole per presunte torture durante il franchismo e ha suscitato la dura reazione della Procura spagnola, che ha ricordato come la Legge d'Amnistia del 1977 liberi i quattro da ogni imputazione; da Buenos Aires i parenti delle vittime hanno ricordato che i crimini contro i diritti umani non prescrivono, altrimenti non ci sarebbero state le indagini sudamericane contro le dittature militari, e che l'idea della prescrizione ha permesso "70 anni di impunità". Ma il messaggio che la Spagna sta mandando è chiaro: nessuna collaborazione con chi vuole dare Giustizia sulle vittime del franchismo.
Ancora dall'Argentina, poche settimane fa il Governo ha annunciato che avrebbe seguito le indicazioni della giudice Servini e avrebbe aperto i propri consolati, in tutto il mondo, alle denunce contro i crimini della dittatura franchista. Dalla Spagna nessuna protesta, qualche mugugno dagli imbarazzati media della destra e la rabbia dei familiari delle vittime e dei media più progressisti perché il Paese è incapace di dare giustizia ai propri cittadini e li costringe a cercare la verità a Buenos Aires.