venerdì 21 marzo 2014

La morte di Adolfo Suárez, primo Presidente del Governo della Spagna democratica, è imminente

Un triste primo giorno di primavera, per la Spagna. Questa mattina ci siamo svegliati con la notizia della morte di Iñaki Azkuna, il sindaco di Bilbao, scelto qualche tempo fa come miglior sindaco del mondo: dopo dieci anni di lotta strenua, ha perso la battaglia contro il cancro alla prostata e i Paesi Baschi e la Spagna perdono un nazionalista moderato, un politico che amava il dialogo e le soluzioni.
Di poco fa è la notizia che sta per lasciarci anche Adolfo Suárez, il primo Presidente del Governo della democrazia, l'uomo che ha guidato il Paese nella Transizione dalla dittatura alla democrazia.
Suárez soffre di Alzheimer, la sua famiglia non lo ha mai nascosto e ha puntualmente informato i media dell'evolversi della situazione dell'ex presidente, proteggendo la sua privacy e permettendo ai media di seguire affettuosamente gli ultimi anni di vita del Premier più odiato, diventato poi uno dei più apprezzati. Sì, perché la storia di Adolfo Suárez è un po' paradigmatica del sentire spagnolo.
Esponente della destra moderata, fu chiamato da Juan Carlos a guidare il Paese nella dura Transizione verso la democrazia: la storia di Suárez, da un lato rassicurava la destra diffidente e dall'altra tranquillizzava la sinistra, dati l'antipatia per il comunismo e l'interesse per la solidarietà. Poi. E' difficile governare un Paese quando si è figli di nessuno, quando non si ha una struttura politica alle proprie spalle, quando tutti ti tirano per la giacchetta, ambendo al tuo posto. Mentre Suárez governava il Paese, legalizzando il PCE e garantendo i primi diritti, saliva nel cielo l'astro di Felipe González, il giovane e ambizioso segretario generale del PSOE, che dal 1982 avrebbe governato il Paese per 14 anni, segnandone profondamente storia, leggi e idiosincrasie.
La carriera politica di Suárez è terminata sostanzialmente allora, con la frammentazione dell'UCD, il suo partito, e la nascita, dalla destra più radicale, dell'Alianza Popular prima e del Partido Popular poi. La sua fine politica, per insofferenza di re Juan Carlos, pronto a dare il passo a una Spagna meno equilibrista sul filo del rasoio, tra franchismo e democrazia, per ambizione di Felipe Gonzalez, che cercava di sfiancare il Governo tutti i giorni, per lotte di potere all'interno della stessa destra scontenta, avvenne con indici di popolarità bassissimi; il Presidente lasciò la Moncloa praticamente detestato da buona parte della popolazione.
E' stato il primo a vivere sulla propria pelle questa particolare idiosincrasia spagnola. Da lui in poi, non c'è stato presidente che non abbia lasciato il potere odiato dai connazionali. Ci sono voluti vent'anni, alla Spagna, per scoprire che Suárez ha governato in anni difficili, ha garantito la democrazia muovendosi tra squali dell'economia e della politica, che volevano mantenere i propri privilegi, è stato sempre in equilibrio tra le minacce dei militati, le pretese dell'oligarchia, le richieste di modernità. Ha fatto quello che ha potuto, con gli strumenti di quegli anni, garantendo al suo Paese la democrazia (che poi gli spagnoli ne abbiano fatto l'uso che ne hanno fatto, votando come hanno votato, non è una sua responsabilità).
E' sparito dalla scena pubblica con la discrezione che lo ha sempre caratterizzato, in punta di piedi. Proprio mentre la Spagna iniziava ad apprezzarlo e a rendergli i primi omaggi.
Qualche tempo dopo suo figlio Adolfo Suárez Illana, diventato portavoce della famiglia, ha annunciato che soffriva di Alzheimer e faticava a riconoscere le persone amate. Era il 2003. Sono passati 11 anni e un paio di giorni fa l'ex Presidente è stato ricoverato in ospedale per una polmonite. E' in genere una delle malattie fatali a chi soffre di Alzheimer, lo si è pensato subito, non appena letta la notizia.
Questa mattina Adolfo Suárez Illana ha annunciato che la morte di suo padre è imminente, i medici non gli danno più di 48 ore di vita. Lo ha annunciato senza riuscire a trattenere le lacrime perché, ha spiegato, anche se la famiglia ha avuto 11 anni di tempo per prepararsi alla sua morte, è dura lo stesso.
Adolfo Suárez ha 81 anni, cinque più di re Juan Carlos. Non è il primo uomo della Transizione che muore, ma è facile dire che con lui se ne va davvero l'anima di quegli anni. Davvero la Spagna sarà un po' più orfana. E tocca a lei decidere, adesso, se, scomparendo piano piano la generazione che le ha dato la libertà, vuole finalmente diventare adulta e avere una democrazia compiuta.