Un triste primo giorno di primavera, per la Spagna.
Questa mattina ci siamo svegliati con la notizia della morte di
Iñaki Azkuna, il sindaco di Bilbao, scelto qualche tempo fa come miglior sindaco del mondo: dopo dieci anni di lotta strenua, ha perso la battaglia
contro il cancro alla prostata e i Paesi Baschi e la Spagna perdono
un nazionalista moderato, un politico che amava il dialogo e le
soluzioni.
Di poco fa è la notizia che sta per lasciarci anche
Adolfo Suárez, il primo Presidente del Governo della democrazia,
l'uomo che ha guidato il Paese nella Transizione dalla dittatura alla
democrazia.
Suárez soffre di Alzheimer, la sua famiglia non lo
ha mai nascosto e ha puntualmente informato i media dell'evolversi
della situazione dell'ex presidente, proteggendo la sua privacy e
permettendo ai media di seguire affettuosamente gli ultimi anni di
vita del Premier più odiato, diventato poi uno dei più apprezzati.
Sì, perché la storia di Adolfo Suárez è un po' paradigmatica del
sentire spagnolo.
Esponente della destra moderata, fu chiamato da
Juan Carlos a guidare il Paese nella dura Transizione verso la
democrazia: la storia di Suárez, da un lato rassicurava la destra
diffidente e dall'altra tranquillizzava la sinistra, dati l'antipatia
per il comunismo e l'interesse per la solidarietà. Poi. E' difficile
governare un Paese quando si è figli di nessuno, quando non si ha una
struttura politica alle proprie spalle, quando tutti ti tirano per la
giacchetta, ambendo al tuo posto. Mentre Suárez governava il Paese,
legalizzando il PCE e garantendo i primi diritti, saliva nel cielo
l'astro di Felipe González, il giovane e ambizioso segretario
generale del PSOE, che dal 1982 avrebbe governato il Paese per 14
anni, segnandone profondamente storia, leggi e idiosincrasie.
La
carriera politica di Suárez è terminata sostanzialmente allora, con
la frammentazione dell'UCD, il suo partito, e la nascita, dalla
destra più radicale, dell'Alianza Popular prima e del Partido
Popular poi. La sua fine politica, per insofferenza di re Juan
Carlos, pronto a dare il passo a una Spagna meno equilibrista sul
filo del rasoio, tra franchismo e democrazia, per ambizione di Felipe
Gonzalez, che cercava di sfiancare il Governo tutti i giorni, per lotte
di potere all'interno della stessa destra scontenta, avvenne con indici
di popolarità bassissimi; il Presidente lasciò la Moncloa
praticamente detestato da buona parte della popolazione.
E' stato il primo a vivere sulla propria pelle questa particolare idiosincrasia spagnola. Da lui in poi, non c'è stato presidente che non abbia lasciato il potere odiato dai connazionali. Ci sono voluti vent'anni, alla Spagna, per scoprire che Suárez ha governato in anni difficili, ha garantito la democrazia muovendosi tra squali dell'economia e della politica, che volevano mantenere i propri privilegi, è stato sempre in equilibrio tra le minacce dei militati, le pretese dell'oligarchia, le richieste di modernità. Ha fatto quello che ha potuto, con gli strumenti di quegli anni, garantendo al suo Paese la democrazia (che poi gli spagnoli ne abbiano fatto l'uso che ne hanno fatto, votando come hanno votato, non è una sua responsabilità).
E' sparito dalla scena pubblica con la discrezione che lo ha sempre caratterizzato, in punta di piedi. Proprio mentre la Spagna iniziava ad apprezzarlo e a rendergli i primi omaggi.
E' stato il primo a vivere sulla propria pelle questa particolare idiosincrasia spagnola. Da lui in poi, non c'è stato presidente che non abbia lasciato il potere odiato dai connazionali. Ci sono voluti vent'anni, alla Spagna, per scoprire che Suárez ha governato in anni difficili, ha garantito la democrazia muovendosi tra squali dell'economia e della politica, che volevano mantenere i propri privilegi, è stato sempre in equilibrio tra le minacce dei militati, le pretese dell'oligarchia, le richieste di modernità. Ha fatto quello che ha potuto, con gli strumenti di quegli anni, garantendo al suo Paese la democrazia (che poi gli spagnoli ne abbiano fatto l'uso che ne hanno fatto, votando come hanno votato, non è una sua responsabilità).
E' sparito dalla scena pubblica con la discrezione che lo ha sempre caratterizzato, in punta di piedi. Proprio mentre la Spagna iniziava ad apprezzarlo e a rendergli i primi omaggi.
Qualche tempo dopo suo figlio Adolfo
Suárez Illana, diventato portavoce della famiglia, ha annunciato che
soffriva di Alzheimer e faticava a riconoscere le persone amate. Era
il 2003. Sono passati 11 anni e un paio di giorni fa l'ex Presidente è stato
ricoverato in ospedale per una polmonite. E' in genere una delle
malattie fatali a chi soffre di Alzheimer, lo si è pensato subito,
non appena letta la notizia.
Questa mattina Adolfo Suárez Illana
ha annunciato che la morte di suo padre è imminente, i medici non
gli danno più di 48 ore di vita. Lo ha annunciato senza riuscire a
trattenere le lacrime perché, ha spiegato, anche se la famiglia ha
avuto 11 anni di tempo per prepararsi alla sua morte, è dura lo
stesso.
Adolfo Suárez ha 81 anni, cinque più di re Juan Carlos.
Non è il primo uomo della Transizione che muore, ma è facile dire
che con lui se ne va davvero l'anima di quegli anni. Davvero la
Spagna sarà un po' più orfana. E tocca a lei decidere, adesso,
se, scomparendo piano piano la generazione che le ha dato la libertà, vuole finalmente diventare adulta e avere una democrazia
compiuta.