In Andalusia maggio è il mese di
Córdoba. Sì, spesso la Feria de Abril sconfina nel mese vicino e c'è
anche la Romeria del Rocio, il più importante pellegrinaggio
religioso spagnolo dopo quello di Santiago de Compostela. Ma i patios
di Córdoba, hanno pochi rivali.
A maggio i patios più belli e
più curati della città gareggiano tra di loro e vengono poi
premiati con un apposito concorso (del Festival si era parlato su Rotta a Sud Ovest a maggio 2013, con tutte le info per seguirlo e vedere i patios da vicino, tour guidati inclusi; quest'anno il concorso è dal 5 al 18 maggio).
Ma Córdoba, più dei patios, è
la sua Moschea-Cattedrale, uno dei monumenti più belli d'Europa e
uno dei simboli della multiculturalità del nostro continente. Come sapete, sono una grande sostenitrice della visita notturna alla Moschea, per cui, continuo a segnalarla!
Qualche tempo fa il programma La mitad invisibile di TVE2 ha dedicato alla Mezquita un bel servizio, dura circa mezz'ora, è sviluppato come una sorta di diario di viaggio del conduttore, che vuole soddisfare le sue curiosità, e racconta molti dettagli inediti. Per esempio.
Qualche tempo fa il programma La mitad invisibile di TVE2 ha dedicato alla Mezquita un bel servizio, dura circa mezz'ora, è sviluppato come una sorta di diario di viaggio del conduttore, che vuole soddisfare le sue curiosità, e racconta molti dettagli inediti. Per esempio.
Sapevate che la Moschea non è
orientata esattamente verso La Mecca? La sua posizione è uguale a
quella della Moschea di La Mecca, dunque, ha i muri paralleli ad essa
e circa 50° di errore di orientamento. Errore di calcolo astronomico
o precisa scelta politica? Perché costruire una Moschea con lo
stesso orientamento di quella de La Mecca ha un messaggio anche politico, come la costruzione di una nuova Città Santa in Occidente,
un nuovo faro nelle terre dei califfi Omeyadi. Non ci sono testi che
provino quest'ultima teoria, così il dubbio rimane.
E sapevate
che la scelta del doppio arco tra la giungla di colonne è ispirata
agli acquedotti romani? L'arco superiore è quello che regge davvero
il peso dei tetti, quello inferiore funge da collegamento e legame
tra le colonne.
L'uso del mattone e della pietra, che dona alla
Moschea il suo caratteristico bicromatismo, non è un'invenzione
cordobese, ma bizantina. A Córdoba lavorarono maestranze provenienti
da quasi tutto il continente, portando ognuna i propri saperi e le
proprie influenze.
La Mezquita cordobese è la più grande di Al
Andalus e continua a rivelare particolari inediti, i suoi studiosi
non si stancano di analizzarla e di studiare le sue pietre e i suoi
versetti. Così si scopre che i suoi colori attuali non sono quelli
originari: le pareti erano di un colore rossastro e persino i
capitelli erano dipinti, non solo per questioni decorative, ma anche
per proteggere i materiali dal passare del tempo (l'esterno era di un
colore ocra che è andato quasi completamente perduto, lasciando le
pietre alle intemperie).
Si parla anche dell'inserimento della
Cattedrale cattolica nella Moschea musulmana e si apprezza
l'unitarietà che, nonostante tutto, il monumento riesce a esprimere,
avendo la violenza cristiana rispettato, in fondo, i concetti
sostanziali della costruzione musulmana. Bella anche la spiegazione
della lontananza tra le due culture espresse dalle due religioni: la
chiesa cattolica esalta la verticalità, perché cerca il rapporto
con Dio, costruisce una gerarchia, mentre la moschea musulmana si
muove nell'orizzontalità, perché esprime una comunità che prega il
Dio comune. Gerarchia e comunità, verticalità e orizzontalità:
sarà davvero così? A Córdoba sì, lo è.
Ed è anche bello l'invito a entrare nella Moschea, spogliati di tutti i miti e di tutti gli stereotipi su Al Andalus: di quel periodo niente rimane agli spagnoli di oggi, perché la Spagna moderna si è fondata sull'omogeneità etnica e sulla cacciata dei 'diversi', musulmani o ebrei che fossero; le influenze architettoniche, i sapori di certi piatti andalusi, sono stati rielaborati nel tempo, da persone che non erano di cultura musulmana né avevano sangue arabo nelle vene. E otto secoli, notano nel servizio, non passano invano. Il paradosso della Spagna, insomma, è che conserva alcuni dei più bei monumenti della cultura islamica, dalla Mezquita all'Alhambra, essendo però ad essi straniera.
Ed è anche bello l'invito a entrare nella Moschea, spogliati di tutti i miti e di tutti gli stereotipi su Al Andalus: di quel periodo niente rimane agli spagnoli di oggi, perché la Spagna moderna si è fondata sull'omogeneità etnica e sulla cacciata dei 'diversi', musulmani o ebrei che fossero; le influenze architettoniche, i sapori di certi piatti andalusi, sono stati rielaborati nel tempo, da persone che non erano di cultura musulmana né avevano sangue arabo nelle vene. E otto secoli, notano nel servizio, non passano invano. Il paradosso della Spagna, insomma, è che conserva alcuni dei più bei monumenti della cultura islamica, dalla Mezquita all'Alhambra, essendo però ad essi straniera.
Il documentario passa
anche per Medina Alzahra, la bella città palatina situata a soli 8
km da Cordoba, in cui si conserva una piccola moschea; è come una
piccola Pompei di Al Andalus: è stato scavato solo un decimo del suo
reale territorio e continua a svelare particolari della vita di
palazzo, mentre si cerca di continuare a scavare nuovi spazi, davanti
a uno dei paesaggi più belli dell'Andalusia, con il Guadalquivir che
prosegue il suo cammino verso Siviglia.
Se capite lo spagnolo, è
una mezz'ora ben spesa, per conoscere più da vicino uno dei
monumenti più importanti d'Europa; se non capite la lingua, avete la
possibilità di vedere splendide immagini della Moschea-Cattedrale e
di interni in genere proibiti ai turisti.
Per vedere da vicino la
Moschea-Cattedrale ci sono anche queste splendide foto navigabili,
all'indirizzo www.luisdavilla.com. Se vi state preparando a un viaggio in Andalusia sono anch'esse utilissime.