lunedì 20 luglio 2009

Madrid e Barcellona, rivali condannate a collaborare senza capirsi

Madrid o Barcellona? è l'eterna domanda di Spagna. La città cosmopolita, dinamica, aperta al Mediterraneo e porto di tutte le genti o la capitale castiza, nel cuore del Paese, burocratica e affarista? Anche pochi anni fa, essendo questi gli stereotipi, la risposta non era facile. Scegliere Barcellona o Madrid aveva anche implicazioni ideologiche che affondavano nella Guerra Civile e nella successiva dittatura, con Barcellona insofferente e in fuga dal moralismo franchista e Madrid simbolo del centralismo e delle repressioni del regime. Persino le loro squadre di calcio più famose, il Real Madrid e il Barcelona, non sfuggono a questa logica: ancora oggi, secondo un recente sondaggio del CIS, gli elettori di destra preferiscono il Real, quelli di sinistra il Barça.
Adesso gli stereotipi sono un po' cambiati: Barcellona non è più la capitale economica e culturale del Paese, proiettata verso l'Europa e il mare grazie alla sua privilegiata posizione geografica. Negli anni della democracia Madrid è diventata il più importante punto di riferimento per i servizi, è riuscita ad attrarre manifestazioni e imprese, si è dotata di infrastrutture che  hanno finito con l'esaltare la sua posizione nel cuore del Paese. Persino la notte, che è stata una delle ragioni del fascino di Barcellona, non è più solo suo patrimonio: concerti, spettacoli teatrali, terrazas non mancano nei quartieri trendy di Madrid. Insomma, negli ultimi anni la capitale spagnola sembra essere riuscita a chiudere la breccia con l'eterna rivale mediterranea e catalana. Per onestà bisogna aggiungere che il grande cambio di Madrid è avvenuto sotto i governi popolari: è stato sotto José Maria Aznar che le privatizzazioni hanno portato in città molte imprese, compresa la compagnia navale Transmediterrania, la cui presenza a 500 km dal mare risulta effettivamente singolare, e hanno spinto all'accentramento di manifestazioni doppie, un esempio è la catalana Pasarela Gaudi, fagocitata dalla Pasarela Cibeles. La destra al governo non è venuta meno, insomma, alla tradizione di trascurare la Catalogna in favore della capitale, con i conseguenti rancori catalani.
All'estero l'immagine di Barcellona è probabilmente vincente su quella di Madrid: Erasmus, la notte, il mare, lo spirito imprenditoriale dei catalani, spingono a considerare Barcellona una delle città europee più ambite e invidiabili. All'interno Barcellona non è così vincente, perlomeno al Sud, dove sono convinti di avere il miglior stile di vita del mondo: tempo fa conoscevo una sivigliana il cui fidanzato doveva trasferirsi a Barcellona e lei ne stava facendo una malattia perché "in Catalogna pensano solo a lavorare e non sanno divertirsi"; c'è anche tutta la storia di emigrazione degli andalusi, che non sono sempre stati accolti con le braccia aperte in Catalogna; c'è questo sentimento anti-catalano, dovuto alle manie indipendentiste della dirigenza politica catalana, che ha finito con il rendere invisa la regione a buona parte del Paese. Insomma, anche se non c'è il mare, e grazie alla maggiore vicinanza geografica e alla presenza dell'AVE che riporta a casa in poche ore, in Spagna, perlomeno al Sud, la preferenza è molto probabilmente per Madrid.
La rivalità tra le due città non cessa in questi mesi di crisi. Ne uscirà meglio Barcellona o Madrid? si chiede oggi Público. Secondo gli economisti consultati, dipende dalle soluzioni che saranno adottate: Madrid è una città di servizi, Barcellona di imprese industriali. I licenziamenti in una piccola impresa di servizi non hanno lo stesso impatto della chiusura di uno stabilimento, per dire. E però, proprio perché la sua economia si basa sulle industrie e l'esportazione, Barcellona potrebbe ripartire non appena partirà la domanda estera, dando al suo recupero più solidità, mentre Madrid, essendo un centro di consumo, dovrà aspettare che riparta la domanda interna, più lenta, essendo la Spagna uno dei Paesi che uscirà con maggiore ritardo dalla crisi. Madrid appare con un'economia più leggera e flessibile perché le sue imprese, spiega Público, "hanno un'enorme capacità di adattarsi ai cambi. La crescita degli ultimi 20 anni è stata spettacolare grazie agli imprenditori, che hanno investito molto in un territorio piccolo ma molto competitivo".
C'è anche da dire che dall'ingresso della Spagna nell'Unione Europea, il settore pubblico ha investito magnificamente nelle infrastrutture di Madrid, oggi una delle migliori capitali europee per quanto riguarda i trasporti, i servizi, gli alberghi: Barajas è tra i primi cinque aeroporti europei per traffico e infrastrutture, la T4 è un vero e proprio gioiello dell'architettura, rapido e funzionale, la rete dei trasporti ferroviari permette di raggiungere le principali città spagnole in poche ore; a questo bisogna aggiungere la politica di attrazione degli investimenti fatta dai governi popolari, con misure fiscali che hanno favorito l'arrivo dei capitali.
Ed è qui che arrivano le dolenti note dei catalani. E' vero, Madrid è cresciuta tanto e bene, ma Barcellona non ha goduto degli stessi vantaggi. Quando si parla della rivalità con la capitale non c'è catalano che non citi la croce di volare da El Prat, probabilmente l'unico aeroporto di una grande città europea che non ha un volo intercontinentale: per desiderio, o ordine, di Iberia, gli imprenditori catalani con affari nelle Americhe o in Asia, devono passare per Madrid. Una perdita di tempo che i barcellonesi non perdonano alla compagnia di bandiera, anche se semplici turisti (conosco più di uno che per dispetto vola a Parigi, Londra o Francoforte, gli altri principali hub europei). I ritardi dell'arrivo delle infrastrutture a Barcellona sono evidenti: da Madrid l'AVE è arrivato -1poco più di un anno fa, e deve ancora raggiungere l'indispensabile frontiera francese, e il Terminal 1 di El Prat è stato inaugurato solo un mese fa (e ha già superato i 650mila passeggeri). Guardando a questi ritardi, è facile per i catalani sprofondare nel vittimismo nazionalista che manda in bestia il resto di Spagna, e sentirsi in qualche modo vittime di una congiura anti-catalana. Probabilmente Madrid e Barcellona sono le due facce di una stessa medaglia, paradigma delle idiosincrasie degli spagnoli, costrette a collaborare dalle contingenze, ma incapaci, in fondo, di capirsi e di amarsi.