mercoledì 25 maggio 2011

Gli accampamenti degli indignados di Spagna, come la Via della Seta, 1000 anni fa

Era il pomeriggio del 17 maggio, quando 10mila madrileni si sono presentati alla Puerta del Sol, dopo lo sgombero della piazza, nella notte tra lunedì e martedì. E' stato allora che il movimiento del 15 de mayo ha superato la prima prova di forza, ha rotto gli argini e non si è più fermato. E' passata una settimana e un po' tutti ammettono che l'attenzione dei media è scemata, si è diretta verso i risultati delle elezioni, dal crollo del PSOE all'ascesa di Bildu. E gli hashtag legati alle acampadas non riescono più a entrare tra i Trending Topics di Twitter.
Il movimento è circondato da un certo scetticismo, anche per la mancanza di concretezza. I partecipanti lo sanno e cercano di correre ai ripari. A Madrid stanno cercando di portare le assemblee anche nei quartieri cittadini. A Barcellona hanno organizzato una manifestazione per il 19 luglio. A Siviglia ci sarà un corteo il 29 maggio. "Il nostro scopo è il lungo termine, non l'adesso. Vogliamo cambiare mentalità e il modo di porsi in politica" spiegano i giovani in assemblea. Ma capiscono che non possono rimanere accampati per sempre alla Puerta del Sol. Anche perché l'iniziale simpatia dei commercianti dell'area si è trasformata in preoccupazione non appena hanno visto calare vistosamente gli ingressi a causa delle concentrazioni popolari.
El Mundo riporta che il presidente delle associazioni di categoria e della Cámara de Comercio de Madrid Arturo Fernández ha scritto una lettera al Ministero degli Interni, chiedendo di risolvere "la prolungata e anomala situazione" della Puerta del Sol, per la quale alcuni commercianti hanno avuto perdite dell'80%; le lamentele dei negozianti, però, ha spiegato, non vogliono discutere né disprezzare "il libero e responsabile esercizio dei diritti e della libertà d'espressione". Ma è evidente che la Puerta del Sol non può permettersi ancora molti giorni di acampada: ne va della sua sopravvivenza economica e della sua immagine turistica. I negozianti hanno chiesto agli indignados di considerare tre punti essenziali: la liberazione delle strade circostanti di tende da campeggio, la creazione di un corridoio per i pedoni tra le calles Montera, Preciados e Arenal, in modo che possano muoversi tra i negozi indisturbati e il ritiro di striscioni e cartelloni dalle vetrine, affinché i passanti possano vedere di nuovo la merce esposta.
Poche ore fa si sono viste su Twitter le prime immagini dei giovani che ripulivano la Puerta del Sol dai graffiti e i negozi dai cartelli. Lo hanno fatto però solo per le vetrine del piccolo commercio, su quelle dei grandi marchi internazionali e dell'onnipresente Corte Inglés hanno lasciato tutto com'era.
Le assemblee, che riuniscono gli acampados e le centinaia di madrileni che continuano a raggiungere Sol, riflettono la preoccupazione sul tempo che si sta esaurendo e sull'impressione che non si riesca a presentare proposte concrete e a trovare leaders di riferimento in cui riconoscersi. Perché, sì, la democrazia partecipativa e le assemblee sono appassionanti e interessanti, ma rischiano di trasformarsi in una feroce macchina burocratica, che non riesce a risolvere realmente i problemi della Spagna. Ieri, riportano i quotidiani, le assemblee hanno discusso proprio di questo sentimento di impazienza che inizia a serpeggiare: "Decidiamo fino a dove vogliamo arrivare, perché finisce che ci disuniamo, con tante proposte diverse" ha detto un uomo che ha preso la parola (alle assemblee tutti hanno il diritto di parola, il che è giusto, ma bisogna anche immaginare il delirio di ore e ore di assemblea in cui si lanciano proposte, si ascoltano lamentele e poi si conclude... cosa?).
"In questi giorni sono arrivate proposte di tutti i tipi: dalla riforma della Legge Elettorale all'organizzazione di una marcia da Pitis alla Zarzuela per chiedere spiegazioni al Re e alla creazione di una commissione per la spiritualità. Ieri vari partecipanti hanno chiesto in assemblea che la acampada si concentri su quello che unisce  non su quello che separa" scriveva ancora El Mundo, che, come la maggior parte dei quotidiani, non ha smesso di seguire il movimento degli indignados, anche se lo fa con meno partecipazione emotiva e sempre maggiore scetticismo.
Ma in questi giorni sono arrivate a Sol anche numerose proposte realistiche, per far uscire la Spagna dall'impasse economico in cui si trova. Certo, non sono proposte politicamente corrette: parlano di tasse, di nazionalizzazioni, di diritti per i più deboli. Qualche esempio? Visto l'enorme quantità di case realizzate e invendute a causa della crisi e la grande difficoltà di giovani e famiglie di avere accesso a una casa, anche in affitto, da Sol propongono l'espropriazione da parte dello Stato delle case invendute, in modo che siano inserite sul mercato in regime di affitto convenzionato, così da soddisfare il diritto alla casa garantito dalla Costituzione. Viste le grandi liste d'attese per la Sanità, si potrebbe assumere un maggior numero di addetti e personale, risolvendo così anche il problema della disoccupazione nel settore; una proposta simile è stata fatta per l'Istruzione. Ci sono poi proposte per migliorare la forma dello Stato: il referendum sulla monarchia è già noto, poi c'è l'eliminazione del Senato, che aiuterebbe a risparmiare denaro e non danneggerebbe le istituzioni democratiche, vista la sua sostanziale inutilità. Ma le misure più interessanti riguardano il controllo dei politici, un tema che sembra essere la vera ossessione di Sol (perché poi dicano che le proteste sono contro la crisi economica). A parte il controllo di stipendi e numeri di legislature per i vari incarichi, c'è anche una proposta che riguarda il controllo dell'assenteismo dei massimi dirigenti dello Stato.
Il movimento 15-M conta su 200mila firme di sostegno, raccolte in questi giorni  sotto la frase "Noi firmatari sosteniamo questa iniziativa e reclamiamo insieme il rispetto dei nostri diritti e denunciamo le mancanze di questo sistema". Tra i sostenitori degli indignados c'è anche Eduard Punset, una sorta di Piero Angela spagnolo, grazie ai popolari programmi di divulgazione scientifica che presenta e ai libri che scrive. Arrivato a Oviedo come membro della Giuria del Premio Principe de Asturias per la Ricerca Scientifica e Tecnica, è voluto passare per la centrale plaza de la Escandalera, a salutare le centinaia di giovani lì riuniti e li ha esortati a proseguire, senza preoccuparsi delle critiche. "Grazie per mantenere viva una speranza che coltiviamo da molto tempo. Dico sempre alle mie nipoti che ci sono molte più domande senza risposta che domande con risposta. E quando non abbiamo risposte, tendiamo a cercare risposte cospirative". Ricorda, questa frase, l'atteggiamento di qualche partito in questi giorni? Pensiamoci. Punset è andato più in là e ha paragonato il 15M con la Via della Seta, di 2000 anni fa. La rete commerciale su cui si sono mossi i Romani e Marco Polo era "come voi, la gente andava e scambiava conoscenza, pettegolezzi, infezioni, geni... e da lì, attraverso molto tempo, è sorta una nuova civiltà e un nuovo modo di pensare. Voi siete impegnati in questo". "Grazie a Internet e alle reti sociali, quello che si faceva in 1000 anni, adesso si fa in 1000 giorni" ha concluso. E finora le sue parole sono state le migliori, quelle che hanno descritto meglio movimento e obiettivi.