sabato 10 dicembre 2011

Il giuramento di Cristina Fernández: emozione e orgoglio per la nuova Argentina

E' stata sua figlia Florencia a imporre a Cristina Fernández de Kirchner la fascia presidenziale, alla cerimonia del suo secondo insediamento. La presidente argentina era visibilmente emozionata, forse con il pensiero è corsa a quattro anni fa, quando, con un vestito bianco, sfacciatamente copiato da quello indossato dal Letizia Ortiz al battesimo di sua figlia Sofia, riceveva gli stessi simboli del potere, la fascia presidenziale e il bastone del comando, dalle mani del marito e predecessore Néstor Kirchner. Néstor è morto l'anno scorso, da allora la sua vedova ha smesso di dire il suo nome in pubblico, dandolo però a tutto il possibile d'Argentina, e veste un lutto rigoroso, che non ha smesso neanche per questa cerimonia solenne, il cui protocollo prevede per il presidente un vestito chiaro.
Con i simboli presidenziali nelle sue mani e con il giovane vicepresidente Amador Boudou al suo fianco, con la plaza de Mayo di biancoceleste vestita e con il centro di Buenos Aires paralizzato per le celebrazioni e per l'invasione dei kirchneristas provenienti dalle province, Cristina si è lanciata in un discorso economico e conciliante, ma anche orgoglioso e passionale come lei, riassumibile in una frase: "Non sono la presidente delle multinazionali, sono la presidente di 40 milioni di argentini".
Ha completato il giuramento dicendo: "Se non lo rispettassi, che Dio, la patria e Lui (il solito Néstor Kirchner, a cui si riferisce sempre usando il pronome) me ne chiedano conto". Poi. Poi Cristina è una leader di sinistra e non le importa niente della cattiva fama di cui gode la sinistra nel resto del mondo, con leaders che quasi si vergognano dei suoi valori, quasi chiedendo scusa delle proprie origini e della propria esistenza, come se la destra potesse vantare successi stratosferici, invece del sonoro fallimento di cui siamo tutti vittime.
Il ripasso fatto dalla presidente nel suo discorso è nelle cifre del "salto fenomenale" compiuto dall'Argentina dal 2003, quando Néstor Kirchner venne eletto presidente, dopo il corralito e i cinque presidenti in due mesi. La disoccupazione era la 25%, il debito era il 140% del PIL, le riserve monetarie erano di 11 miliardi di dollari, la povertà raggiungeva il 54% e il 23% degli argentini viveva nell'indigenza. Grazie ai governi dei Kirchner l'Argentina non solo ha ristrutturato il suo debito, con una contrapposizione mai vista prima con il FMI, ma ha conosciuto tassi di crescita asiatici, ha portato le sue riserve monetarie a 46 miliardi di dollari, dopo aver pagato debiti per 26 miliardi di dollari, e ha creato 5 milioni di posti di lavoro; conosce anche una maggiore giustizia sociale, con il salario minimo più alto della regione, la copertura previdenziale del 96% per i pensionati, l'assegno universale per ogni neonato. Il paragone del successo argentino con la crisi europea è una tentazione a cui la presidente Fernandez de Kirchner non ha potuto resistere: "Quello che l'Unione Europea sta vivendo, l'Argentina lo ha già conosciuto, ma loro governano con la crescita del settore finanziario come obiettivo e noi con il lavoro, la crescita e l'occupazione. Questi sono gli assi del nostro Governo e continueranno ad esserlo". In Argentina, ha spiegato, "l'investimento pubblico ha smesso di essere una spesa per essere considerato un investimento economico e sociale"; come esempio ha usato i salari, che nei Paesi del Primo Mondo sono "una linea orizzontale che non si muove, nonostante la crescita delle imprese sia praticamente verticale".
Ma Cristina non ce l'ha con gli imprenditori, quegli stessi a cui si è contrapposta per quasi tutto il suo primo mandato. Anzi. Questa volta chiede la loro collaborazione spiegando di non avercela affatto con chi guadagna denaro: "Piuttosto gli chiedo di continuare a collaborare con un modello virtuoso dell'economia".
Ed è lo spagnolo elmundo.es, più degli ideologici e appassionati quotidiani argentini, troppo coinvolti nel muro contro muro che separa ormai da otto anni fans e oppositori dei Kirchner, che spiega le chiavi di questo nuovo atteggiamento conciliante della presidente, contro i rivali di un tempo, e del suo successo economico. Un successo che, paradossalmente, insieme allo straordinario risultato elettorale, il 54% dei voti al primo turno, la debolezza della presidente in questo suo secondo mandato. "Se l'Argentina progredisce nei prossimi quattro anni, tutto il merito sarà suo. Ma se le cose andranno male, chi dovrà rendere conto alla popolazione? Se accettiamo che il successo o il fallimento della sua gestione dipendono soprattutto dall'economia, il periodo che inizia oggi rappresenta una sfida maggiore dell'anteriore. E in queste circostanze, la presidente deve cercare un'intesa, o almeno negoziare una tregua tacita con i rivali. In primo luogo, a causa della crisi globale, soprattutto del raffreddamento dell'economia del Brasile, il principale socio commerciale dell'Argentina, e quello della Cina, il principale acquirente di soia e grano, il PIL crescerà solo del 3,5% e non del 5,1%, come previsto. Il prezzo della soia, il principale prodotto d'esportazione, è sceso da 500 a 420 dollari alla tonnellata e può scendere a 380 dollari. Di conseguenza ci sarà meno moneta per sostenere i progetti sociali, che sono stati chiave per vincere le ultime elezioni. Attraverso il taglio progressivo dei sussidi, una misura estremamente impopolare, il Governo intende risparmiare 70 miliardi di pesos, 17,6 miliardi di dollari, nel 2012. Anche così, il Governo dovrà prendere nuove misure, dolorose, senza dubbio, per sanare il deficit. Per colmo di tutti i mali, nei primi 9 mesi del 2011, il debito pubblico del Paese è passato da 164,3 miliardi di dollari a 175,3 miliardi di dollari e nel 2010 la fuga dei capitali ha superato i 18 miliardi di dollari. Risultato: bisognerà stringere ancora di più la cintura fiscale e ci sarà meno denaro da distribuire nelle zone più povere della provincia di Buenos Aires, il principale distretto elettorale del Paese. Considerando questi dati, è più facile capire perché Cristina Fernández de Kirchner, ai vertici della popolarità, misura bene le sue parole e si arrabbia quando la sua gente fischia gli avversari. E perché nei giorni precedenti al suo secondo insediamento ha cercato di avvicinarsi a Mauricio Macri (il sindaco di Buenos Aires NdRSO), sua bestia nera nella precedente legislatura, e persino a Hermes Binner, suo rivale più serio alle elezioni di ottobre".
Le foto della cerimonia d'insediamento della presidente Cristina Fernández de Kirchner, dal web ispanico