Della morte di Hugo Chávez, attesa da quando ABC aveva annunciato il suo ritorno a casa da Cuba, perché i medici di L'Avana non potevano fare più niente per
lui, colpiscono varie cose.
La prima, l'estrema precisione delle informazioni dell'ABC. Il quotidiano
madrileno parlava sempre di fonti direttamente vicine ai medici che avevano in
cura il presidente venezuelano ed era da circa un anno che sosteneva l'estrema
gravità delle condizioni di salute di Chavez. Ancora prima dell'inizio della
campagna elettorale venezuelana aveva sostenuto che se il presidente continuava a rifiutare le cure, per dedicarsi alla politica, non sarebbe sopravvissuto alla
fine del 2012. E' sopravvissuto un paio di mesi, in condizioni molto precarie a
causa dell'infezione polmonare contratta in ospedale, che ha accelerato la sua
fine.
Ieri, mentre il Venezuela viveva le sue prime ore senza il suo presidente, in
una calma tesa e apparente, con l'esercito schierato a garantire la sicurezza
del Paese, nel timore di un Golpe da parte dei 'nemici della rivoluzione
bolivariana', l'ABC informava che il presidente era morto almeno 11 ore prima
dell'annuncio ufficiale ed era morto a L'Avana, dove era stato trasportato
davanti all'aggravarsi delle sue condizioni di salute (qualche giorno fa il
quotidiano madrileno aveva rivelato che Chavez era stato dimesso dall'Hospital
Militar in cui era ricoverato e portato in una residenza presidenziale ai
Caraibi, perché gli era stato diagnosticata una metastasi che aveva già invaso
il 35% del polmone sinistro e che era inoperabile, data la sua fragilità, a
causa della chemioterapia e dell'infezione polmonare); per ore, mentre il corpo
di Chávez veniva riportato in patria, il vicepresidente Nicolás Maduro aveva
cercato di preparare i venezuelani, parlando dell'aggravamento delle sue
condizioni di salute. L'ABC si dice sicuro delle sue fonti e finora tutto quello
che ha pubblicato si è rivelato veritiero.
Colpisce anche la scelta di Chávez, che pur di ottenere un mandato che molto
probabilmente non avrebbe potuto portare a termine, ha preferito mettere in
secondo piano le cure mediche e la sua stessa vita. Avrà sottovalutato la
gravità del suo male e avrà sopravvalutato le sue forze? Temeva tanto
l'avvento dell'opposizione al potere da giocarsi la vita? E perché rischiare la
morte per una presidenza che in ogni caso, non curandosi, non avrebbe potuto
gestire? Sono domande rimaste senza risposta; in tutti questi mesi, al leggere i
bollettini di ABC, che raccontavano dello scarso impegno di Chávez nelle cure,
nonostante gli avvertimenti dei medici cubani e della sua stessa famiglia, mi
chiedevo quanto valesse la pena il suo sacrificio, di uomo ancora giovane, aveva
solo 58 anni, in fondo, e con figlie e nipotini che lo amavano. Le risposte
toccano a lui e solo a lui e gli auguro che lo abbiano confortato nei suoi
ultimi giorni.
Subito dopo la morte del presidente, mentre la notizia diventava Trending Topic
mondiale su Twitter e i leaders di tutto il mondo si affrettavano a inviare le
proprie condoglianze alla famiglia e ai venezuelani, sono apparsi numerosi
articoli sulle sue presidenze e sulla disinformazione che le hanno accompagnate.
eldiario.es ha dato un po' di numeri, che dovrebbero far riflettere l'Europa
sulla disinformazione in cui spesso vive.
"Mentre in Spagna votavamo per Governi che hanno portato il 21% della
popolazione sotto la soglia di povertà e spingevano al 45% la povertà
infantile, il Governo di Hugo Chávez, stigmatizzato sui nostri media, riduceva
la povertà del Venezuela del 44%, il che significa che 5 milioni di venezuelani
non sono più poveri" L'appoggio dei venezuelani alla democrazia è il più alto
di tutta la ragione: il 77%, con una partecipazione elettorale, alle ultime
elezioni, superiore all'80%, del quale il 55% ha votato per Chávez (nel 1998 la
partecipazione alle elezioni era del 54%). Ci sono paragoni e numeri impietosi,
che parlano del fallimento dell'austerità europea: "Mentre Hugo Chávez ha
aumentato la spesa sociale al 60% di tutti gli ingressi nazionali ottenuti, in
Spagna, nel 2010, è stata il 25,7% del PIL; mentre la Spagna è diventata il
Paese dell'Eurozona con le maggiori disuguaglianze sociali, il Venezuela, tra il
1998 e il 2008, le ha viste diminuire del 17,9%, secondo il CEPAL. Mentre 14
milioni di venezuelani accedono ad alimenti finanziati dallo Stato e il 61% ha
comprato alimenti in punti di vendita statali, in Spagna l'IVA sugli alimenti è
aumentata dall'8 al 10% e decine di migliaia di cittadini dipendono dalla
carità delle mense sociali private per sopravvivere. Nel 2011 il Governo
venezuelano ha distribuito 146.022 appartamenti tra i più poveri. In Spagna,
secondo il Consiglio Generale del Potere Giudiziario ci sono 526 sfratti al
giorno". Nella storia del Venezuela, conclude il quotidiano digitale spagnolo, Hugo
Chávez "rimarrà come il leader che ha migliorato come nessuno le
condizioni di vita dei venezuelani più poveri e che ha spinto in modo ormai
irreversibile all'unità latinoamericana".
Colpiscono anche la relativa gioventù di Chávez e l'aggressività della sua
malattia; il presidente aveva 58 anni e tutto il secondo segmento di vita che un
uomo può aspettarsi ed è sempre triste, siano quali siano le idee politiche di
ognuno, quando si assiste a una morte così drammatica e mediatica, purtroppo
anche celebrata in alcune parti del mondo, manco fosse un gol ai Mondiali. Que
descanse en paz, presidente.