mercoledì 6 marzo 2013

Dopo la morte di Hugo Chávez: il suo sacrificio e i numeri della sua politica

Della morte di Hugo Chávez, attesa da quando ABC aveva annunciato il suo ritorno a casa da Cuba, perché i medici di L'Avana non potevano fare più niente per lui, colpiscono varie cose.
La prima, l'estrema precisione delle informazioni dell'ABC. Il quotidiano madrileno parlava sempre di fonti direttamente vicine ai medici che avevano in cura il presidente venezuelano ed era da circa un anno che sosteneva l'estrema gravità delle condizioni di salute di Chavez. Ancora prima dell'inizio della campagna elettorale venezuelana aveva sostenuto che se il presidente continuava a rifiutare le cure, per dedicarsi alla politica, non sarebbe sopravvissuto alla fine del 2012. E' sopravvissuto un paio di mesi, in condizioni molto precarie a causa dell'infezione polmonare contratta in ospedale, che ha accelerato la sua fine.
Ieri, mentre il Venezuela viveva le sue prime ore senza il suo presidente, in una calma tesa e apparente, con l'esercito schierato a garantire la sicurezza del Paese, nel timore di un Golpe da parte dei 'nemici della rivoluzione bolivariana', l'ABC informava che il presidente era morto almeno 11 ore prima dell'annuncio ufficiale ed era morto a L'Avana, dove era stato trasportato davanti all'aggravarsi delle sue condizioni di salute (qualche giorno fa il quotidiano madrileno aveva rivelato che Chavez era stato dimesso dall'Hospital Militar in cui era ricoverato e portato in una residenza presidenziale ai Caraibi, perché gli era stato diagnosticata una metastasi che aveva già invaso il 35% del polmone sinistro e che era inoperabile, data la sua fragilità, a causa della chemioterapia e dell'infezione polmonare); per ore, mentre il corpo di Chávez veniva riportato in patria, il vicepresidente Nicolás Maduro aveva cercato di preparare i venezuelani, parlando dell'aggravamento delle sue condizioni di salute. L'ABC si dice sicuro delle sue fonti e finora tutto quello che ha pubblicato si è rivelato veritiero.
Colpisce anche la scelta di Chávez, che pur di ottenere un mandato che molto probabilmente non avrebbe potuto portare a termine, ha preferito mettere in secondo piano le cure mediche e la sua stessa vita. Avrà sottovalutato la gravità del suo male  e avrà sopravvalutato le sue forze? Temeva tanto l'avvento dell'opposizione al potere da giocarsi la vita? E perché rischiare la morte per una presidenza che in ogni caso, non curandosi, non avrebbe potuto gestire? Sono domande rimaste senza risposta; in tutti questi mesi, al leggere i bollettini di ABC, che raccontavano dello scarso impegno di Chávez nelle cure, nonostante gli avvertimenti dei medici cubani e della sua stessa famiglia, mi chiedevo quanto valesse la pena il suo sacrificio, di uomo ancora giovane, aveva solo 58 anni, in fondo, e con figlie e nipotini che lo amavano. Le risposte toccano a lui e solo a lui e gli auguro che lo abbiano confortato nei suoi ultimi giorni.
Subito dopo la morte del presidente, mentre la notizia diventava Trending Topic mondiale su Twitter e i leaders di tutto il mondo si affrettavano a inviare le proprie condoglianze alla famiglia e ai venezuelani, sono apparsi numerosi articoli sulle sue presidenze e sulla disinformazione che le hanno accompagnate. eldiario.es ha dato un po' di numeri, che dovrebbero far riflettere l'Europa sulla disinformazione in cui spesso vive.
"Mentre in Spagna votavamo per Governi che hanno portato il 21% della popolazione sotto la soglia di povertà e spingevano al 45% la povertà infantile, il Governo di Hugo Chávez, stigmatizzato sui nostri media, riduceva la povertà del Venezuela del 44%, il che significa che 5 milioni di venezuelani non sono più poveri" L'appoggio dei venezuelani alla democrazia è il più alto di tutta la ragione: il 77%, con una partecipazione elettorale, alle ultime elezioni, superiore all'80%, del quale il 55% ha votato per Chávez (nel 1998 la partecipazione alle elezioni era del 54%). Ci sono paragoni e numeri impietosi, che parlano del fallimento dell'austerità europea: "Mentre Hugo Chávez ha aumentato la spesa sociale al 60% di tutti gli ingressi nazionali ottenuti, in Spagna, nel 2010, è stata il 25,7% del PIL; mentre la Spagna è diventata il Paese dell'Eurozona con le maggiori disuguaglianze sociali, il Venezuela, tra il 1998 e il 2008, le ha viste diminuire del 17,9%, secondo il CEPAL. Mentre 14 milioni di venezuelani accedono ad alimenti finanziati dallo Stato e il 61% ha comprato alimenti in punti di vendita statali, in Spagna l'IVA sugli alimenti è aumentata dall'8 al 10% e decine di migliaia di cittadini dipendono dalla carità delle mense sociali private per sopravvivere. Nel 2011 il Governo venezuelano ha distribuito 146.022 appartamenti tra i più poveri. In Spagna, secondo il Consiglio Generale del Potere Giudiziario ci sono 526 sfratti al giorno". Nella storia del Venezuela, conclude il quotidiano digitale spagnolo, Hugo Chávez "rimarrà come il leader che ha migliorato come nessuno le condizioni di vita dei venezuelani più poveri e che ha spinto in modo ormai irreversibile all'unità latinoamericana".
Colpiscono anche la relativa gioventù di Chávez e l'aggressività della sua malattia; il presidente aveva 58 anni e tutto il secondo segmento di vita che un uomo può aspettarsi ed è sempre triste, siano quali siano le idee politiche di ognuno, quando si assiste a una morte così drammatica e mediatica, purtroppo anche celebrata in alcune parti del mondo, manco fosse un gol ai Mondiali. Que descanse en paz, presidente.