Maggio è il mese indignado per eccellenza, per una Spagna che non vuole arrendersi
all'austerità, alla disoccupazione e alla crisi economica, nonostante il suo
Primo ministro, Mariano Rajoy abbia fatto capire che idee per superare questa
fase negativa, da qui alla fine della legislatura, nel 2016, non è che ce ne
siano.
Ricordando che gli indignados apparvero per la prima volta sulla scena il 15 maggio 2011, negli ultimi mesi di Governo di José Luis Rodriguez Zapatero,
quando sembrava che il peggio fosse stato già raggiunto, le varie assemblee
intorno ai quali si organizza il movimento sociale, hanno reso noto il loro calendario
di iniziative per celebrare i due anni di esistenza.
Si inizia già da domani, 1° maggio, a Madrid, con la manifestazione dei
lavoratori, che continuerà anche il 2 maggio, nelle giornate organizzate dall'Assemblea
Popolare di Malasaña. La Marea Blanca, che in questi mesi ha inondato Madrid,
protestando contro i tagli alla Sanità pubblica e contro la privatizzazione di
numerosi ospedali della regione madrilena, effettuerà un pubblico sondaggio,
per sapere se i cittadini sono favorevoli o meno alla gestione pubblica della
Sanità: ci saranno oltre 400 banchetti per raccogliere i pareri dei cittadini
in centri salute e spazi pubblici di tutta la Comunidad de Madrid, dal 5 al 10
maggio.
Il 9 maggio avrà luogo Toque a Bakia, che invita gli attivisti a realizzare
azioni nelle agenzie di questa banca, simbolo del malessere e della corruzione
del sistema finanziario spagnolo: si dovrà cercare di paralizzare l'attività
dell'agenzia scelta per una mattina, ma senza violenza, bensì con umorismo e
creatività, in modo "da dimostrare che molte piccole azioni possono
restituire il controllo alle persone".
Si arriva così al weekend del 12 maggio, il più vicino al 15 maggio della prima
manifestazione indignada. Il 10 maggio a Madrid verranno organizzati incontri
in spazi significativi su vari temi: cultura e comunicazione, sanità,
istruzione, casa e democrazia.
Il 12 maggio ci saranno manifestazioni in tutto il Paese: hanno già confermato
la loro adesione dodici città. Nella capitale, come già l'anno scorso, ci
saranno vari cortei in marcia dai quartieri e dalle cittadine della periferia, che
si uniranno ad Atocha, in plaza Colón e al Tempietto di Debod per marciare
insieme verso la Puerta del Sol. Qui, alle 20, dopo l'ormai tradizionale grido
muto (le mani sollevate e agitate in alto), partiranno le assemblee, in cui ci
si aggiornerà su risultati, esperienze e partecipazione, nelle assemblee dei
vari quartieri e nei vari gruppi di lavoro.
E sì, tante assemblee in cui discutere e confrontarsi sono tanto carine, ma
risultano anche tanto inconcludenti.
Gli spagnoli e gli italiani si confrontano continuamente, si osservano neanche tanto di sottecchi, per vedere dove vanno parare gli uni e gli altri in questa crisi senza fine, cosa propongono gli uni e gli altri per liberarsi del giogo di Bruxelles, dell'austerità e di politici corrotti. Quando l'ingresso in Parlamento del Movimento 5 Stelle aveva suscitato grandi speranze in Italia, in Spagna era partita la solita invidia (de la buena, tranquilli): gli editoriali sottolineavano come per l'ennesima volta fosse l'Italia il vero grande laboratorio d'avanguardia d'Europa e si chiedevano dove fosse il Beppe Grillo spagnolo, in grado di convogliare la protesta cittadina verso un movimento pacifico e concreto, in grado di influire sugli equilibri del Parlamento (ma la domanda, vi assicuro, non si limitava agli editoriali, entrava in molte conversazioni); i quotidiani online di sinistra esultavano perché, per la prima volta, in questi anni europei, un Parlamento aveva una forte maggioranza di sinistra, in grado di mettere fine ad austerità, corruzione e squilibri. Poi sappiamo come è andata in Italia e cosa il Movimento 5 Stelle ha fatto di quelle speranze suscitate.
Gli spagnoli e gli italiani si confrontano continuamente, si osservano neanche tanto di sottecchi, per vedere dove vanno parare gli uni e gli altri in questa crisi senza fine, cosa propongono gli uni e gli altri per liberarsi del giogo di Bruxelles, dell'austerità e di politici corrotti. Quando l'ingresso in Parlamento del Movimento 5 Stelle aveva suscitato grandi speranze in Italia, in Spagna era partita la solita invidia (de la buena, tranquilli): gli editoriali sottolineavano come per l'ennesima volta fosse l'Italia il vero grande laboratorio d'avanguardia d'Europa e si chiedevano dove fosse il Beppe Grillo spagnolo, in grado di convogliare la protesta cittadina verso un movimento pacifico e concreto, in grado di influire sugli equilibri del Parlamento (ma la domanda, vi assicuro, non si limitava agli editoriali, entrava in molte conversazioni); i quotidiani online di sinistra esultavano perché, per la prima volta, in questi anni europei, un Parlamento aveva una forte maggioranza di sinistra, in grado di mettere fine ad austerità, corruzione e squilibri. Poi sappiamo come è andata in Italia e cosa il Movimento 5 Stelle ha fatto di quelle speranze suscitate.
E, al vedere gli indignados di nuovo alle prese con le loro assemblee, di nuovo
con il loro rifiuto di una leadership, di nuovo a insistere, stucchevolmente,
con l'orizzontalità del movimento (ma dove si va, in orizzontale, se non c'è
nessuno che rappresenta e si erge da portavoce delle istanze?), ci si chiede
perché i movimenti di protesta, che pure sono portatori di richieste
condivisibili e in larga parte diffuse nella società, non siano poi capaci di
essere concreti. O rifiutano le leadership o congelano i voti ricevuti. In ogni
caso, falliscono nei risultati concreti. In questo senso, nonostante le diverse
esperienze, non c'è differenza tra Italia e Spagna.