Nella Spagna senza pace è crollata anche la fiducia nel sistema bipartitista.
Nei 35 anni di democracia si sono sempre alternati al potere il PSOE e il PP, ma, secondo un sondaggio di Metroscopia per El Pais, se oggi si andasse a votare, il
PP prenderebbe il 24,5% dei voti e il PSOE il 23%. E sì, possiamo dire che i
conservatori crollano di 13 punti rispetto alle elezioni del 2011 e che la
discesa agli Inferi del PSOE ancora non si placa, essendo arrivato ai minimi
storici del 23% (-1,8% rispetto alla sconfitta di novembre 2011). E' giusto ed
è corretto. Ma la cosa che desta l'attenzione è che la somma dei voti del PP
e del PSOE, che fino a pochi anni fa raggiungeva il 75%, non arriva più
neanche al 50%.
Né il PP né il PSOE convincono gli elettori: gli indignados, del resto, li
chiamano PPSOE, convinti si tratti della stessa mierda (il linguaggio è spesso
un po' grillesco). Il PP non solo non sa affrontare la crisi economica e
l'austerità imposta da Bruxelles, in modo da garantire equità nei sacrifici e
negli sforzi, ma si rifiuta di affrontare in modo rigoroso i numerosi
scandali di corruzione che coinvolgono i suoi dirigenti. E anche di fronte alle
difficoltà sempre più gravi della Monarchia, che rendono quanto meno probabile
l'abdicazione di re Juan Carlos in favore del figlio Felipe, il presidente del
Governo Mariano Rajoy appare inerte, incapace anche di prendere un'iniziativa
in Parlamento per approvare una legge organica sull'abdicazione, in modo da
stabilire almeno lo status di un ex sovrano.
La Spagna è piuttosto sfortunata perché avrebbe bisogno di una classe
dirigente coraggiosa, di ampie vedute, che sappia e voglia rinnovarsi, in modo
da dare al Paese un nuovo modello socio-politico-economico con cui affrontare il
futuro. E invece si trova una classe dirigente mediocre, preoccupata di
mantenere il proprio potere e i propri privilegi, incapace di affrontare con
decisione le disuguaglianze sociali sempre più gravi. Per esempio.
Il Tribunale di Lussemburgo ha stabilito che la legge spagnola
sugli sfratti è ingiusta, perché favorisce le banche sui proprietari che
pagano i mutui. In Parlamento il PP, che ha rifiutato le leggi di iniziativa
popolare, sta facendo di tutto per neutralizzare le richieste dell'Europa,
nonostante in Spagna gli sfratti siano un'emergenza sociale, come si è più
volte sottolineato in questo blog. La PAH, la piattaforma che difende gli
sfrattati, ha preso ad assediare le case dei politici, per esigere che difendano il diritto alla casa. Si tratta di manifestazioni
importate dall'Argentina e per questo chiamate escraches; nei giorni
scorsi hanno manifestato in centinaia, tra imponenti misure di sicurezza, che non li hanno fermati, sotto le case di dirigenti prima locali e
poi nazionali del PP, poi, un paio di giorni fa, il salto di qualità, con l'escrache sotto
la casa di Soraya Sáenz de Santamaria, la vicepresidente del Governo. Mariano
Rajoy è sceso in campo per difendere il diritto dei politici e delle loro
famiglie a non soffrire la persecuzione degli escraches, ma non ha detto
una parola di comprensione sul diritto dei cittadini alla casa. Non solo.
Qualche giorno fa l'Infanta Cristina è stata imputata e chiamata a dichiarare
nel caso Noos, che coinvolge il marito Iñaki Urdangarin (adesso la sua dichiarazione è stata sospesa perché la Procura
ha impugnato la richiesta del magistrato). Dal PP si sono sollevate voci che
hanno chiesto prudenza alla stampa, perché tanto spazio agli scandali di
corruzione rovina l'immagine internazionale della Spagna: non sono gli scandali
e la corruzione a rovinarla, secondo il PP, ma il fatto che i media ne
informino.
Il risultato di tanta mediocrità dei due partiti è la fuga degli elettori, che
non si traduce in una ricerca di leaders carismatici e avventurieri, come è
successo in Italia. In questo la Spagna è più fortunata, perché il rifiuto
del bipartitismo favorisce i partiti minori, il moderato UPyD, guidato dalla
carismatica Rosa Diez, ex socialista, e l'alleanza della sinistra radicale
Izquierda Unida; secondo il sondaggio di El Pais prenderebbero rispettivamente
il 13,7% e il 15,6% dei voti. IU sarebbe dunque a soli 7,4 punti dal PSOE e sarebbe la prima volta in democrazia che i due partiti della sinistra sono così vicini:
si produrrà lo storico sorpasso o il PSOE compirà finalmente l'ormai
essenziale atto di coraggio e rinnoverà la sua classe dirigente? Perché se è
vero che Mariano Rajoy viene bocciato dal 76% degli intervistati, il Segretario
del PSOE Alfredo Pérez Rubalcaba ha un'indice di disapprovazione dell'85%. Dall'opposizione riesce a fare persino peggio del Presidente del Governo ed è chiaro che a pesare su di lui sono i 30 anni di carriera politica, che non lo rendono credibile come uomo del rinnovamento.
E poi c'è la crisi di popolarità della Monarchia. Il sondaggio è stato
condotto prima dell'imputazione dell'Infanta Cristina, tra il 3 e il 4 aprile e
i risultati sono catastrofici, soprattutto per re Juan Carlos. Per la prima
volta l'indice di approvazione del sovrano è negativo: se a dicembre, l'ultima
volta che è stato effettuato il sondaggio aveva un indice di 21, adesso è
sceso a -11, cioè ha perso ben 32 punti in tre mesi. "L'apprezzamento nei
suoi confronti è inferiore a quello di 27 istituzioni o collettivi sociali. Per
esempio, sono apprezzati di più gli ispettori del Fisco di don Juan Carlos"
scrive El Pais. Il re ha perso le simpatie dei giovani e degli elettori del PSOE.
La consolazione della Monarchia, se ci può essere, è che il Principe Felipe,
che pure ha perso vari punti, è apprezzato molto più del padre, essendo sceso
da 37 a 28 punti; anche l'erede al trono è apprezzato di più tra i più
anziani, ma mantiene una valutazione positiva anche tra i giovani.
Rimane la solita domanda, dopo questo sondaggio devastante per il Capo di
Stato, per il Capo di Governo e per il Capo dell'opposizione: come uscirne?
Gli spagnoli non sembrano convinti delle risposte che vengono loro offerte e
continuano a vivere con rabbia in una fase di indignación, che però non produce
leaders nuovi, credibili e spendibili.
La mia è sempre la stessa: abdicazione di re Juan Carlos e governo affidato a
una personalità di solida reputazione, rispettata e di prestigio europeo, che
favorisca il rinnovamento dei partiti.