La situazione l'ha fotografata, meglio di qualunque editoriale, un mio
vicino, qualche giorno fa. "La Jefatura del Estado (la Monarchia) è
sfiorata dagli scandali di corruzione, il Governo è in mano a un partito che
distribuiva bustarelle in nero ai suoi vertici, l'ex presidente di
Confindustria è in galera, sospettato di bancarotta fraudolenta, l'attuale vice
presidente di Confindustria è sull'orlo delle dimissioni per scandali di
corruzione. Dimmi tu come facciamo a rimetterci in carreggiata".
La mia soluzione è drastica e non molto popolare, anche se di tanto in tanto mi
capita di sentirla timidamente proposta nelle reti sociali o in qualche
conversazione. Abdicazione di re Juan Carlos in favore del figlio Felipe, in
modo da liberare la Jefatura del Estado, cioè la prima carica dello
Stato, quella che rappresenta l'unità e la dignità nazionale, dal sospetto di
connivenze con la corruzione. Dimissioni di Mariano Rajoy, considerato il
peggior presidente della democrazia per la gestione della crisi economica, ma
fosse solo questo: lui e vari ministri sono sospettati di aver ricevuto per anni denaro in nero, proveniente da donazioni illegali di costruttori e
imprenditori, dall'ex tesoriere del PP, Luis Bárcenas, scoperto con vari conti correnti da 22 milioni di euro in Svizzera e adesso rinnegato da
tutti.
E poi, con il giovane nuovo Re alla testa del Paese, un governo tecnico,
guidato da una personalità apprezzata in Europa, anche se riconoscibile
politicamente (l'ex Ministro di Felipe Gonzalez Javier Solana? L'ex Ministro di
José Maria Aznar Josep Piqué?), che realizzi le riforme necessarie per un nuovo
modello economico e per un modello federale del Paese, dando il tempo a PP e
PSOE di rinnovarsi e affidarsi a nuove generazioni, più sane e non coinvolte nella corruzione. Un'idea troppo azzardata per questa Spagna che ogni giorno
si sveglia con un nuovo scandalo di corruzione e con una classe dirigente con
poca voglia di fare pulizia? Può darsi. Sono una ragazza drastica, lo so. Ma a
leggere i giornali in questi giorni, a sentire i telegiornali, a riflettere
sulle conversazioni ascoltate e sui commenti letti nelle reti sociali, ci sono
poche soluzioni alternative. Troppi gli scandali.
Per cercare di dimostrare che è un uomo 'pulito', il presidente Mariano Rajoy
ha pubblicato la sua dichiarazione dei redditi sul web ed è stato un boomerang.
Non solo i dati della dichiarazione dei redditi presentata al Congresso dei
Deputati sono diversi da quelli della dichiarazione pubblicata nel web (ma la
Moncloa ha chiarito che si tratta di una questione di lordi e netti), ma è
risultato che negli anni più duri della crisi, dal 2007 al 2011, quando era a
capo dell'opposizione, Rajoy si è aumentato lo stipendio che riceve dal PP del
27%, fino a superare i 200mila euro annuali (se pensiamo che il Presidente del
Governo José Luis Rodiguez Zapatero non arrivava ai 100mila euro all'anno, c'è
poco da aggiungere, o, come ironizzano nel web, perché Rajoy ci teneva tanto ad andare alla Moncloa, con tutto quello che guadagnava all'opposizione?).
Lo scandalo delle buste in nero distribuite da Bárcenas si è accompagnato alle
nuove rivelazioni della trama Gürtel, che hanno colpito in pieno il Ministro
della Sanità Ana Mato, una delle persone più vicine a Rajoy e numero 3 del
partito, fino all'ingresso nel Governo. Mato è diventata famosa perché negli
anni in cui è stata sposata con Jesús Sepúlveda, sindaco popolare di Pozuelo,
nei pressi di Madrid, e già coinvolto nello scandalo Gürtel, si è trovata una
Jaguar in garage e non solo ne ignorava la provenienza, ma non ha mai chiesto
lumi al marito, scoprendo dai magistrati la sua vera origine (le mazzette e i
regali della trama di corruzione). Le indagini hanno adesso rivelato che la trama
Gürtel pagava alla famiglia anche vacanze, spese familiari e persino feste di
compleanno; Mato si è di nuovo indignata, sostenendo che non ne sapeva niente
(del resto, in Italia comprano case a uno, a sua insaputa, perché in Spagna non
possono organizzare feste di compleanno e vacanze a un'altra a sua insaputa?!).
Certo, ci si chiede come possano essere tan tontas le donne di Spagna,
da Ana Mato all'Infanta Cristina, che non sanno niente né si chiedono da dove
arrivi tanta improvvisa ricchezza. Ci si chiede, soprattutto, come possa essere
Ministro una donna che non sa neanche come viene amministrata casa sua e da
dove vengono i soldi con cui si gestisce la sua casa, però Mato non si è
dimessa e, come dicono gli indignados, sorpresi dalle dimissioni del Papa,
en España no dimite ni Dios, che non ha bisogno di traduzioni.
L'ampia carrellata di corruzioni varie non può non terminare con le nuove
emails consegnate, ai magistrati che indagano sull'Instituto Noos, da Diego
Torres, l'ex socio di Iñaki Urdangarin, durante l'ultimo interrogatorio. Tra le varie corrispondenze, ci sono
quelle tra Iñaki e Corinna zu Sayn-Wittgenstein, l'amante del Re, che
dimostrano come Juan Carlos fosse a conoscenza delle attività di Noos e come a
volte desse una mano per aiutare il genero a trovare nuovi sponsors per le sue
iniziative; testimoniano anche il rapporto affettuoso di Corinna con i Duchi di
Palma e come la principessa tedesca si muovesse a proprio agio nelle alte sfere
spagnole.
"La cosa più sorprendente di tutte: non parlavano in chiave, non usavano
pseudonimi, non nascondevano niente" scrive oggi Isaac Rosa su eldiario.es. Per poi aggiungere: "Se il Duca, il segretario delle infante
e l'amante del Re pensavano di non fare niente di male, è perché non facevano
altro che quello che si faceva nel loro intorno. Ognuno al proprio livello,
ognuno nel proprio circolo, questo Paese è stato per decenni pieno di furbi che
si dedicavano alla stessa cosa: tessere relazioni, andare a pranzo insieme,
mandarsi regali e auguri per le feste e intanto sistemare questioni,
raggiungere accordi e dividersi commissioni. "Qualcosa per la Fondazione
deve saltare fuori" diceva Urdangarin in un'email, pensando a una riunione
a cui avrebbe partecipato. E questa era l'abitudine, ottenere cosette,
approfittando dell'intensa vita sociale". E lo stesso succede con il re,
messo al corrente perché "che male c'è se sapeva degli affari del genero e
magari dava una mano? Cos'altro ha fatto il re, in questi anni in cui è stato
"il miglior ambasciatore della Spagna", se non intermediazione con
presidenti, re e sceicchi amici per ottenere contratti per le imprese spagnole?
Cosa c'era di male se faceva per il genero quello che faceva per i fabbricanti
dell'AVE?"
E' evidentemente una mentalità corrotta, che difende il proprio interesse
personale senza preoccuparsi del bene comune. Come uscire da questo disastro se
la mentalità è così diffusa ed è arrivata ai gangli dello Stato? Per ridare
fiato alla speranza e aprire una pagina nuova, a volte bisogna essere drastici:
nuovo sovrano e governo tecnico. Se ne riparlerà.