mercoledì 22 maggio 2013

Assediato dagli scandali, Aznar attacca tutti e minaccia il ritorno in politica

José María Aznar mi fa lo stesso effetto di Silvio Berlusconi: appena vedo la sua faccia in tv cambio canale. E' successo anche ieri sera: l'ex presidente del Governo spagnolo ha rilasciato un'attesissima intervista in un canale amico, Antena 3, e io non l'ho vista, limitandomi a seguirla di tanto in tanto su Twittter.
Da qualche settimana, a colpi di rivelazioni sui quotidiani, in particolare su El Pais, Aznar è lambito in modo sempre più diretto dallo scandalo della trama Gürtel. Cosa sia si è spiegato a suo tempo su Rotta a Sud Ovest, ma si può riassumere: per molti anni l'imprenditore Francisco Correa ha pagato tangenti ai politici del PP per organizzare atti ed eventi, prima solo di partito e poi anche, sembra, dei governi locali; a Valencia, per esempio, la maggior parte degli eventi era organizzata da Correa e dai suoi uomini. Lo scandalo ha causato l'allontanamento dal potere di Francisco Camps, presidente della Comunitat Valenciana costretto alle dimissioni per aver ricevuto vari abiti gratuitamente dalla trama Gürtel (un processo con giuria popolare lo ha assolto dall'accusa); indirettamente la trama Gurtel ha toccato il Ministro della Sanità Ana Mato, il cui adesso ex marito, Jesús Sepúlveda, ex sindaco di Majadahonda, ha ammesso di aver ricevuto vari regali da Correa, tra cui una Porsche, vari viaggi e feste di compleanno per i figli (e Mato, per salvarsi, ha sempre giurato di non sapere la provenienza di tanti doni). E, sempre indirettamente, la trama Gürtel è arrivata a sfiorare José Maria Aznar, attraverso il genero Alejandro Agag, amico di Francisco Correa, che è stato testimone alle sue nozze con Ana Aznar, celebrate con pompa e sfarzo all'Escorial, nel 2002 (tra gli invitati numerosi personaggi oggi con seri problemi con la Giustizia: oltre a Francisco Correa, in carcere per lo scandalo Gürtel, anche Silvio Berlusconi, il banchiere Miguel Blesa, appena uscito su cauzione dal carcere, Rodrigo Rato, ex Ministro dell'Economia, ex presidente del FMI ed ex presidente di Bankia, per la cui gestione è indagato).
I magistrati stano cercando i collegamenti tra la trama Gürtel e un altro scandalo che sta scuotendo il PP (o meglio, l'opinione pubblica, perché nel PP di dimissioni non se ne parla). Qualche mese fa i magistrati hanno scoperto che l'ex tesoriere del PP Luis Bárcenas aveva vari conti in Svizzera, per un totale di almeno 22 milioni di euro e che lo stesso Bárcenas distribuiva tra vari dirigenti del PP buste in nero da 5mila a 20mila euro al mese, per 'integrare' gli stipendi da parlamentari o da dirigenti del partito; secondo i magistrati il denaro versato ai vari leaders proveniva dalle donazioni illegali al partito di imprenditori, managers e gruppi industriali, che, probabilmente, in cambio ricevevano appalti, commissioni e favori. El Pais ha pubblicato alcune fotocopie della contabilità di Bárcenas, rivelando che tra i numerosi leaders che ricevevano le buste, c'erano Mariano Rajoy, il presidente del senato Pío García Escudero (che lo ha riconosciuto) e lo stesso José Maria Aznar, allora presidente del Governo. Aznar ha reagito con una querela a El Pais.
Ancora il quotidiano madrileno, pochi giorni fa, ha rivelato che parte delle sontuose nozze di Ana Aznar e Alejandro Agag è stata finanziata dalla trama Gürtel: Francisco Correa ha pagato 32mila euro per l'illuminazione della festa.
Ana Botella, madre della sposa, moglie di Aznar e sindaco di Madrid, è insorta immediatamente, perché, assicura, si tratta di un regalo: "Gli invitati ai matrimoni fanno regali. E' indignante anche solo il sospetto" Un regalo disinteressato da 32mila euro, da parte di un uomo che aveva corrotto mezzo PP: una teoria interessante. Alejandro Agag ha cercato di salvare il suocero con un comunicato, in cui dichiara che Correa era un suo amico e che in tale veste era stato invitato al matrimonio e che il pagamento dell'illuminazione era stato semplicemente il regalo di cui aveva voluto farsi carico.
Insomma, come si può vedere, ci sono sufficienti elementi per sospettare che José Maria Aznar non sia stato esente dalla corruzione che serpeggia nel suo partito. Così la sua intervista di ieri sera era molto attesa.
E il buon Aznar, che non ha perso il piglio severo del professorino liceale e i toni supponenti che lo hanno sempre caratterizzato, si è difeso attaccando tutti e facendo balenare persino l'ipotesi di un suo ritorno in campo. Sulle bustarelle che avrebbe preso da Bárcenas ha detto severamente che le uniche buste viste arrivare alla Moncloa sono "quelle da 300mila pesetas al giorno che arrivavano dai servizi segreti e a cui ho messo fine io" (così ha assestato un colpo al PSOE di Felipe Gonzalez, ritornando sui GAL). E ha anche attaccato El Pais, promettendo una nuova querela e augurandosi che il quotidiano "in bancarotta, tanto da essere costretto a vendere una tv, Cuatro, a Silvio Berlusconi, un uomo indagato e processato, abbia sufficienti soldi per pagare quanto stabiliranno i tribunali per la calunnia". Insomma, l'ex presidente mai e poi mai ha ricevuto buste extra dal suo partito. E rinnega pure i suoi amici, visto come definisce Silvio Berlusconi, l'uomo che lui ha fatto entrare nel Partito Popolare Europeo, a Strasburgo.
Parlando di politica, ha criticato duramente il PP, perché non applica il suo programma, nonostante la schiacciante maggioranza assoluta, perché non applica una profonda riforma fiscale, perché contribuisce a far sparire e non a salvare la classe media, la più colpita dalla crisi economica. "Bisogna recuperare l'apparato produttivo del Paese e la classe media" ha affermato severamente. Ma la cosa peggiore che potesse dire del PP è che "manca di un progetto politico chiaro". Manco il PSOE avrebbe potuto fare meglio di lui, tanto che nelle reti sociali, già ieri sera lo definivano il nuovo capo dell'opposizione.
Eppure Mariano Rajoy è il suo erede, proprio perché nominato da lui, a dito, come dicono gli spagnoli. E il buon Aznar, che perfidamente ha fatto sapere di aver parlato con il suo successore nel PP una sola volta da quando è presidente del Governo, non chiarisce se è o no pentito di quella scelta. E gioca anche con chi gli chiede se sarebbe disposto a tornare alla Moncloa: "Non ho mai eluso le mie responsabilità. Compirò con le mie responsabilità, con la mia coscienza, con il mio partito e con il mio Paese, con tutte le conseguenze. Non abbiate dubbi". Minaccia? Promessa? Sogno? Incubo?
Dalla Moncloa non c'è stata ancora alcuna reazione all'intervista. Al leggere, ieri sera, sulle reti sociali, di un ex leader politico, minacciato dagli scandali, che promette il ritorno in politica, è venuto in mente, chissà perché, Silvio Berlusconi. E rimane poi una certezza, anche questa ritrovata in alcuni tweets spagnoli, che hanno strappato un sorriso: Zapatero si consolida come il miglior ex presidente della democrazia.