"A chi mai sarebbe potuto venire in mente che, giusto nell'anno in cui si
compiono quattro decenni dal Golpe, le figlie di due generali delle Forze Armate
Cilene, amici allontanati dalla UP e dalla dittatura, sarebbero state le
principali protagoniste delle future elezioni presidenziali. Solo alla
realtà" scrive il giornalista Eduardo Rossel nel suo blog per lanacion.cl.
Si riferisce a Michelle Bachelet e a Evelyn Matthei, figlie dei generali Alberto
e Fernando, che si contenderanno la presidenza del Cile alle elezioni di novembre.
E a nessuno, nel Paese sudamericano, sfugge la portata storica di queste
elezioni. Non solo ci sono due donne a contendersi la più alta carica dello
Stato, per la prima volta nella storia cilena (solo cilena? a memoria non
ricordo alcuna elezione europea o statunitense con due donne come principali
candidate). Ma è la prima volta che si trovano l'una davanti all'altra due
persone che sono prodotto e conseguenza del Golpe: la figlia di un torturato e
la figlia di un torturatore, la figlia di un generale che non volle piegarsi al
Golpe e la figlia di un generale che entrò nella Giunta militare. I due Cile che si confrontano di nuovo, con il loro
carico di dolore e di responsabilità, 40 anni dopo.
Ma la cosa sorprendente, di questo Cile in cerca di futuro, dopo le delusioni
della presidenza di Sebastián Piñera, è che non ci sono solo Michelle Bachelet
ed Evelyn Matthei. Queste sono anche le elezioni di Camila Vallejo, l'energica
leader degli studenti cileni, che ha messo sotto scacco, un paio di anni fa, il
presidente Piñera, chiedendo scuola e università gratuite, pubbliche e di
qualità, e coinvolgendo l'intera società cilena nelle richieste e nei cortei.
Incinta di sette mesi, a 25 anni, Camila, che aveva giurato che mai avrebbe
appoggiato Michelle Bachelet, fa venire in mente il miglior José Luis Rodriguez
Zapatero. Quello che disse, al chiudere il discorso del suo primo insediamento,
"non raggiungeremo l'utopia, ma ci indicherà la direzione". Non si arriverà al comunismo, a cui Camila Vallejo aspira, alleandosi con Bachelet, ma
Nueva Mayoria, la coalizione che sostiene l'ex presidente e di cui Vallejo è
uno dei candidati più mediatici, aiuterà a raggiungere obiettivi altrimenti
ancora utopici. Tra questi una riforma del sistema educativo, già inserita nel
programma, che recepisce molte richieste degli studenti e che vuole potenziare
il ruolo dello Stato e del pubblico, per non lasciare gli studenti e le famiglie
nelle mani del lucro delle assicurazioni e degli istituti privati.
"Siamo sempre stati all'opposizione, siamo stati un punto di riferimento
della sinistra, in alternativa alla Concertación e alla destra. Ma oggi il Cile
è cambiato" si giustifica Vallejo in un'intervista a EFE, diffusa dai
quotidiani cileni. E' entrata con convinzione nell'alleanza con Michelle
Bachelet e crede in Nueva Mayoría perché, nonostante sia composta da ben sette
formazioni politiche, "siamo riusciti a metterci d'accordo sulle questioni
essenziali, la destra no. La destra non ha un progetto da proporre al
Cile". E ancora, con la severità e la serietà che l'hanno resa famosa nei
giorni dei cortei di protesta: "Nel Cile è cambiata l'egemonia del sistema
liberista e adesso i cittadini mettono in discussione i principi che sostengono
questo modello di sviluppo".
In questo proprio le manifestazioni studentesche di un paio di anni fa e che di
tanto in tanto continuano ad agitare gli inverni cileni, hanno avuto un ruolo
importante. Camila ne è consapevole: "Che si parli di scuola gratuita e di
una nuova Costituzione, che si dica che lo Stato non solo dia sussidi, ma
garantisca i diritti fondamentali, che si antepongano gli obiettivi collettivi
su quelli individuali, dimostra che c'è un diverso senso comune. Noi giovani,
che ci siamo mobilitati allora abbiamo contagiato questo sentimento. Molta gente
che ha vissuto la dittatura, ci ha ringraziato per averla svegliata". La
mancanza di paura e di timore reverenziale di chi è nato in democrazia, non ha
conosciuto il terrore e il sospetto ed esige i diritti che gli spettano come
essere umano. Un processo in corso anche in Spagna, dove le generazioni nate
dopo il 1978 stanno demitizzando la Transición dalla dittatura alla democrazia,
mettendo in discussione la stessa Monarchia, l'istituzione che ha garantito la
pacificazione e il passaggio pacifico da un regime all'altro. E' la storia che
continua, il tempo che passa, il futuro che vuole il suo posto nel presente.
Camila ha le idee chiare anche su questo: "Le domande dei sistemi sociali
non possono avere una risposta nel breve termine, se non c'è una trasformazione
del sistema politico. Bisogna mantenere la pressione sociale, ma bisogna anche
trasformare le istituzioni dall'interno". L'eterna sinistra di lotta e di
Governo? Il rischio sembra evidente, ma l'ex leader degli studenti non vede
contraddizione in questo e sostiene la coalizione di centro-sinistra, nonostante
in passato sia stata molto critica con la presidenza di Michelle Bachelet. Il
programma dell'ex presidente prevede una nuova riforma fiscale, una nuova legge
elettorale, la riforma scolastica verso un sistema pubblico e gratuito. E' un
programma fortemente progressista per un Paese conservatore, che in democrazia
ha sempre temuto i cambi, ricordando il prezzo pagato da Salvador Allende.
Camila Vallejo ammette che non è quello che il Partito Comunista sognava, dato
che nella coalizione "ci sono settori del centro ed altri più a
sinistra", ma "apre molte possibilità".
Michelle Bachelet, Evelyn Matthei, Camila Vallejo. Tre donne per un Paese
machista, che non ammette l'aborto in nessun caso, neanche in caso di rischio di
vita della madre. E' una contraddizione che potrebbe disorientare. Ma Michelle
ha già inserito l'aborto terapeutico nel suo programma, Matthei, pur essendo
della destra più conservatrice, ha proposto un disegno di legge per legalizzare
almeno l'aborto terapeutico. E Camila, lei è già un passo avanti. Con la sua
orgogliosa pancia di sette mesi, fa sapere che va bene approvare una legge che
dia alle donne il diritto di decidere se diventare madri o meno, ma non bisogna
dimenticare che "Matthei rappresenta il settore più conservatore del
Cile". Perché, spiega, "non basta che ci siano più donne in
politica, bisogna che siano progressiste".