domenica 28 luglio 2013

Michelle Bachelet, Evelyn Matthei, Camila Vallejo, tre donne per le prossime elezioni cilene

"A chi mai sarebbe potuto venire in mente che, giusto nell'anno in cui si compiono quattro decenni dal Golpe, le figlie di due generali delle Forze Armate Cilene, amici allontanati dalla UP e dalla dittatura, sarebbero state le principali protagoniste delle future elezioni presidenziali. Solo alla realtà" scrive il giornalista Eduardo Rossel nel suo blog per lanacion.cl. Si riferisce a Michelle Bachelet e a Evelyn Matthei, figlie dei generali Alberto e Fernando, che si contenderanno la presidenza del Cile alle elezioni di novembre. 
E a nessuno, nel Paese sudamericano, sfugge la portata storica di queste elezioni. Non solo ci sono due donne a contendersi la più alta carica dello Stato, per la prima volta nella storia cilena (solo cilena? a memoria non ricordo alcuna elezione europea o statunitense con due donne come principali candidate). Ma è la prima volta che si trovano l'una davanti all'altra due persone che sono prodotto e conseguenza del Golpe: la figlia di un torturato e la figlia di un torturatore, la figlia di un generale che non volle piegarsi al Golpe e la figlia di un generale che entrò nella Giunta militare. I due Cile che si confrontano di nuovo, con il loro carico di dolore e di responsabilità, 40 anni dopo. 
Ma la cosa sorprendente, di questo Cile in cerca di futuro, dopo le delusioni della presidenza di Sebastián Piñera, è che non ci sono solo Michelle Bachelet ed Evelyn Matthei. Queste sono anche le elezioni di Camila Vallejo, l'energica leader degli studenti cileni, che ha messo sotto scacco, un paio di anni fa, il presidente Piñera, chiedendo scuola e università gratuite, pubbliche e di qualità, e coinvolgendo l'intera società cilena nelle richieste e nei cortei. Incinta di sette mesi, a 25 anni, Camila, che aveva giurato che mai avrebbe appoggiato Michelle Bachelet, fa venire in mente il miglior José Luis Rodriguez Zapatero. Quello che disse, al chiudere il discorso del suo primo insediamento, "non raggiungeremo l'utopia, ma ci indicherà la direzione". Non si arriverà al comunismo, a cui Camila Vallejo aspira, alleandosi con Bachelet, ma Nueva Mayoria, la coalizione che sostiene l'ex presidente e di cui Vallejo è uno dei candidati più mediatici, aiuterà a raggiungere obiettivi altrimenti ancora utopici. Tra questi una riforma del sistema educativo, già inserita nel programma, che recepisce molte richieste degli studenti e che vuole potenziare il ruolo dello Stato e del pubblico, per non lasciare gli studenti e le famiglie nelle mani del lucro delle assicurazioni e degli istituti privati. 
"Siamo sempre stati all'opposizione, siamo stati un punto di riferimento della sinistra, in alternativa alla Concertación e alla destra. Ma oggi il Cile è cambiato" si giustifica Vallejo in un'intervista a EFE, diffusa dai quotidiani cileni. E' entrata con convinzione nell'alleanza con Michelle Bachelet e crede in Nueva Mayoría perché, nonostante sia composta da ben sette formazioni politiche, "siamo riusciti a metterci d'accordo sulle questioni essenziali, la destra no. La destra non ha un progetto da proporre al Cile". E ancora, con la severità e la serietà che l'hanno resa famosa nei giorni dei cortei di protesta: "Nel Cile è cambiata l'egemonia del sistema liberista e adesso i cittadini mettono in discussione i principi che sostengono questo modello di sviluppo". 
In questo proprio le manifestazioni studentesche di un paio di anni fa e che di tanto in tanto continuano ad agitare gli inverni cileni, hanno avuto un ruolo importante. Camila ne è consapevole: "Che si parli di scuola gratuita e di una nuova Costituzione, che si dica che lo Stato non solo dia sussidi, ma garantisca i diritti fondamentali, che si antepongano gli obiettivi collettivi su quelli individuali, dimostra che c'è un diverso senso comune. Noi giovani, che ci siamo mobilitati allora abbiamo contagiato questo sentimento. Molta gente che ha vissuto la dittatura, ci ha ringraziato per averla svegliata". La mancanza di paura e di timore reverenziale di chi è nato in democrazia, non ha conosciuto il terrore e il sospetto ed esige i diritti che gli spettano come essere umano. Un processo in corso anche in Spagna, dove le generazioni nate dopo il 1978 stanno demitizzando la Transición dalla dittatura alla democrazia, mettendo in discussione la stessa Monarchia, l'istituzione che ha garantito la pacificazione e il passaggio pacifico da un regime all'altro. E' la storia che continua, il tempo che passa, il futuro che vuole il suo posto nel presente. 
Camila ha le idee chiare anche su questo: "Le domande dei sistemi sociali non possono avere una risposta nel breve termine, se non c'è una trasformazione del sistema politico. Bisogna mantenere la pressione sociale, ma bisogna anche trasformare le istituzioni dall'interno". L'eterna sinistra di lotta e di Governo? Il rischio sembra evidente, ma l'ex leader degli studenti non vede contraddizione in questo e sostiene la coalizione di centro-sinistra, nonostante in passato sia stata molto critica con la presidenza di Michelle Bachelet. Il programma dell'ex presidente prevede una nuova riforma fiscale, una nuova legge elettorale, la riforma scolastica verso un sistema pubblico e gratuito. E' un programma fortemente progressista per un Paese conservatore, che in democrazia ha sempre temuto i cambi, ricordando il prezzo pagato da Salvador Allende. Camila Vallejo ammette che non è quello che il Partito Comunista sognava, dato che nella coalizione "ci sono settori del centro ed altri più a sinistra", ma "apre molte possibilità". 
Michelle Bachelet, Evelyn Matthei, Camila Vallejo. Tre donne per un Paese machista, che non ammette l'aborto in nessun caso, neanche in caso di rischio di vita della madre. E' una contraddizione che potrebbe disorientare. Ma Michelle ha già inserito l'aborto terapeutico nel suo programma, Matthei, pur essendo della destra più conservatrice, ha proposto un disegno di legge per legalizzare almeno l'aborto terapeutico. E Camila, lei è già un passo avanti. Con la sua orgogliosa pancia di sette mesi, fa sapere che va bene approvare una legge che dia alle donne il diritto di decidere se diventare madri o meno, ma non bisogna dimenticare che "Matthei rappresenta il settore più conservatore del Cile". Perché, spiega, "non basta che ci siano più donne in politica, bisogna che siano progressiste".