domenica 17 novembre 2013

Le storiche elezioni nel Cile: il voto volontario, il protagonismo delle donne, il ritorno dei comunisti

In uno dei Paesi più maschilisti del mondo, nega il diritto all'aborto in qualunque caso, per esempio, le elezioni presidenziali sembrano essere una questione tra donne. I candidati alla presidenza del Cile sono nove, Michelle Bachelet, Evelyn Matthei, Roxana Miranda, Marco Enriquez-Ominami, Ricardo Israel, Marcel Claude, Franco Parisi, Alfredo Sfeir e Tomás Jocelyn-Holt. Ma sono le prime due, Michelle Bachelet ed Evelyn Matthei, a contendersi davvero La Moneda ed è probabilmente la prima volta nel mondo che una campagna elettorale si è basata tutta su due candidate. Il protagonismo femminile si vede anche nel secondo piano: il candidato più mediatico al Parlamento è Camila Vallejo, la bella ex leader degli studenti, che è diventata madre di una bambina durante la campagna elettorale, con tanto di foto pubblicate sulle reti sociali. Camila è comunista, non lo nasconde, teorizza sui danni del capitalismo nelle irrisolte disuguaglianze sociali del Cile e ha già chiarito che in Parlamento potrebbe non essere sempre disciplinata. 
Elezioni storiche per questo protagonismo femminile. Ma anche perché per la prima volta un ex presidente potrebbe tornare a La Moneda. I sondaggi di questi ultimi giorni sostengono che non è tanto in dubbio la vittoria di Michelle Bachelet, quanto le dimensioni del suo successo: ce la farà l'ex presidente a essere eletta al primo turno, o si arriverà al ballottaggio con Matthei, come quest'ultima confida? E' l'unico dubbio della domenica elettorale, insieme all'astensionismo. Per la prima volta il voto in Cile è volontario e non obbligatorio: si parla di un'astensione intorno al 50%, perché, nonostante siano nove, non tutti sono soddisfatti di programmi e proposte dei candidati. Sono più disponibili al voto le persone più anziane, che furono giovani negli anni di Salvador Allende, del golpe e della dittatura, e i militanti di sinistra, mentre si sentono estranei alla politica i giovani tra i 18 e i 29 anni, che non si riconoscono né nella sinistra né nella destra.
Bachelet, che ha riunito la sinistra nella Nueva
Mayoría, compreso il Partito Comunista Cileno, potrebbe ottenere un altro storico risultato: il ritorno dei comunisti al Governo, 40 anni dopo il golpe che ha spezzato il progetto progressista di Salvador Allende. Il quotidiano spagnolo El Pais dedica un bell'articolo al lungo e lento cammino dei comunisti cileni verso il Governo. Non sarà questa l'unica storica impresa di Michelle Bachelet. 
L'ex presidente, che per tornare alla vita politica cilena ha lasciato la guida dell'Agenzia delle Donne dell'ONU, ha nel suo programma il riconoscimento del diritto all'aborto in determinate e selezionate circostanze (si parla di quando la madre è in pericolo di vita, quando ci sono malformazioni del feto e quando il feto non sopravvivrà al parto) e anche l'istruzione universale, pubblica e gratuita, così come richiesto dagli studenti e dal mondo scolastico e universitario, da un paio d'anni in lotta con il Governo di Sebastián Piñera, il presidente uscente. 
"Niente in questa vita è gratis" ha ripetuto in questi anni il presidente, uno degli uomini più ricchi del Cile, costretto a vendere la sua partecipazione nella compagnia aerea LAN e il suo canale tv Chilevisión, perché non era etico che il presidente avesse anche cospicui interessi economici (un altro mondo, rispetto all'Italia). E, basandosi su questa massima, nei contatti con gli studenti, Piñera ha sempre offerto loro maggiori borse di studio e sistemi di finanziamento più semplici, ma mai la gratuità dell'istruzione. Se ne va senza pena né gloria, Piñera, volto di una destra moderata e civile, che sta cercando di fare i conti con le responsabilità nel golpe, che faticato a conquistare i cileni della democrazia e che è stata ancora una volta incapace di trasferire il benessere agli strati più deboli della popolazione. Il suo maggior momento di popolarità lo ha raggiunto quando, contro tutto e contro tutti, ha salvato i 33 minatori rimasti intrappolati nelle viscere della terra, credendo testardamente nel suo dovere di salvarli, nonostante fossero poveri, sconosciuti e dimenticabili. Poi la popolarità ha iniziato a scemare, le proteste dei mapuche in cerca di terra, nel Cile meridionale, e degli studenti universitari, sostenuti da famiglie, professori e rettori, hanno fatto il resto. Se bisogna credere ai sondaggi, dopo la parentesi di destra, che non è servita a rinnovare la Concertación, però sì a rendere più coraggioso il programma di Michelle Bachelet, il Cile continua a fidarsi dei valori progressisti.