lunedì 8 dicembre 2008

Storia di Adrián Navarro, più appassionante di una telenovela

adrnav.jpg (18148 byte)Si dice sempre che la realtà supera la fantasia. E ci sono storie di attori che sono più appassionanti delle telenovelas che interpretano. Per esempio, Adrián Navarro, il nuovo galán argentino, anche se fino ad ora non ha ancora avuto un ruolo da protagonista. Ma provate a guardare Montecristo, la telenovela dedicata ai desaparecidos della dittatura, e a rimanere indifferenti al carico di dolore che si porta dietro Federico, figlio di desaparecidos, convinto che suo padre sia stato catturato e assassinato per il tradimento di sua madre, salvo poi scoprire che sua madre si faceva violentare ogni notte di suoi aguzzini, solo per poter uscire dal carcere e poterlo abbracciare per pochi minuti. Esagerazione di telenovela? Ditelo alle migliaia di argentini che hanno perso i genitori nei buchi della dittatura. O guardatelo nel ruolo che gli ha cambiato la carriera, quello di Dante Mansilla, uno dei delinquenti di Vidas robadas, costruito con tanta sensibilità e tanta intelligenza, da renderlo uno dei personaggi più amati della telenovela, nonostante fosse complice della tratta delle persone, grazie all'ambiguità, sempre in bilico tra tenerezza e crudeltà. Quando è apparso sul palcoscenico del Teatro Opera di Buenos Aires, per il Gran Final di Vidas Robadas, per poco non è venuto giù tutto. Gli applausi e le ovazioni sono stati tutti per lui. Il giusto riconoscimento a una carriera fortemente voluta, iniziata 25 anni fa, a soli 14 anni, contro tutto e contro tutti.
Adesso che è l'attore del momento, che può permettersi di fare aspettare i produttori delle prossime telenovelas prima di una sua decisione, che le minas, le ragazze, e i pibes, i ragazzi, di Buenos Aires lo fermano per un autografo o scattano, passandogli accanto, una foto con il cellulare, lui sdrammatizza: "Ho iniziato a studiare teatro a 14 anni, già allora mi dava una specie di formicolio speciale nel corpo, mi piaceva prepararmi per una scena e stare poi sul palcoscenico. Ma come tutti i ragazzi ho pensato di fare l'attore per viaggiare e avere molte ragazze".
I programmi non sono andati come nei sogni di adolescente: figlio di una casalinga e di un autista di lunga distanza, con due fratelli più piccoli dietro di sé, ha iniziato a portare i primi soldi a casa a 16 anni, "aiutavo i vicini, vendevo orsetti di peluche ai semafori", il teatro continuava a rimanere un sogno sul fondo. Anche quando studiava Architettura (ma perché studiano sempre tutti Architettura??) o seguiva la ilusión di una ragazza a Bariloche, in cerca di altri orizzonti. Tra teatro underground, quello che ti mette pochi pesos in tasca, insufficienti per vivere, desilusiones e tutti i mestieri per mantenersi, da cameriere a tassista a fotografo, Adrián Navarro è andato avanti una ventina d'anni, durante i quali si è sposato con Flor e ha avuto due figli, Facundo e Violeta. Flor è di queste grandi donne che bisogna sempre cercare quando si parla di un grande uomo. Ha avuto accanto per una decina d'anni un attore inquieto, disposto a fare mille mestieri per mantenere la famiglia, ma non a rinunciare al sogno di calcare i palcoscenici. Una notte di qualche anno fa è tornato a casa e le ha detto: "Domani lascio il lavoro, voglio essere attore. Se a 35 anni non posso vivere di questo come deve essere, vedremo cosa fare". Quante donne lo avrebbero sostenuto, accettando di mantenere la famiglia, mentre il compagno provava ad essere artista? Flor lo ha fatto e ha avuto ragione.
"All'epoca ero cameriere in El Social Paraiso, nel quartiere di Palermo. Tre mesi dopo mi hanno chiamato per Ay Juancito!"
Da quel film la carriera di Adrián Navarro è decollata. Merito della sua interpretazione del fratello di Evita Perón, il Juan del titolo. "Non avevo entusiasmato Héctor Olivera, il regista, così sono andato da un barbiere, mi sono tagliato la barba e mi sono fatto crescere i baffi e ho iniziato a muovermi così, per entrare nel personaggio. Ho fatto le mie scene con la febbre, ma convinto che il personaggio era per me"
Da cinque anni Adrian può mantenere la sua famiglia con il suo lavoro: "Sono contento e continuo a sorprendermi, sono cinque anni che vivo di questo e non voglio fare altro, voglio dedicare tutto il tempo al mio lavoro. Quando non sto lavorando continuo a studiare: vado a cinema, a teatro, studio qualche cmportamento. Il mio lavoro è un gioco. Andare a lavorare o fare una scena può essere così fantastico come andare al cinema alle nove di sera o sedermi a leggere un libro alle tre del pomeriggio".
Con la stabilità economica e il successo sono arrivati gli inconvenienti della fama, che forse Adrián e Flor non avevano previsto. "E' strano perché la gente si aspetta qualcosa e se c'è qualcosa che ho imparato nella vita è non aspettarmi niente da nessuno. Se voglio qualcosa, lo chiedo. A volte sento che la gente si aspetta qualcosa da me. Magari sono con i miei figli per strada, cammino e qualcuno si avvicina per chiedermi una foto. Per fare la foto ti devi fermare, spostare i bambini, farti la foto, poi la gente si mette a parlare e non vede che sei con due bambini. In questi casi preferisco sia in un altro momento. La storia della foto è strana. La gente vuole foto e non c'è niente di meglio che l'attimo vissuto, la foto non serve a niente; ho lavorato con Norma Aleandro, Carmen Maura, Federico Luppi e non ci siamo mai fatti foto". E inizia a dover spiegare ai suoi bambini la sua popolarità. Quando era Dante di Vidas robadas e suo figlio non vedeva la novela, perché troppo piccolo, è tornato una volta da scuola chiedendogli se era davvero un assassino: "Ho dovuto spiegargli che Dante lo era, non io". Gli chiedono anche del suo successo con le ragazze e come fa per conquistarle, adesso che è uno degli attori più popolari d'Argentina, ma lui mette subito i paletti: "Sono fuori da questo giro, ho conquistato la mia donna 10 anni fa ed è l'unica che riconquisto tutte le volte". Come lo faccia, è giustamente cosa di Flor.