giovedì 25 ottobre 2012

In un libro la verità di Tanja Nijmaijer, la guerrigliera olandese delle FARC

La vida no es fácil, papi, scritto dal giornalista colombiano Jorge Enrique Botero e dedicato a Tanja Nijmaijer, la guerrigliera olandese delle FARC, esce in questi giorni, proprio mentre, tra Oslo e L'Avana, il Governo colombiano e la guerriglia hanno iniziato il dialogo di pace. E' un libro che racconta come la giovane olandese sia arrivata in Colombia, abbia conosciuto le FARC e abbia deciso di rimanere nella selva, nonostante i tentativi di dissuaderla della sua famiglia.
A dare le prime anticipazioni di questo libro è stato il quotidiano El Espectador. "Il mio arrivo in Colombia è stato una pura coincidenza. In alcuni media ho letto che è stato frutto del lavoro delle FARC in Europa, che mi hanno reclutato in Olanda e non è vero" dice Tanja nel libro "Sono arrivata perché volevo fare pratica di spagnolo e avevo letto nella rivista dell’Università che stavano cercando un professore d'inglese in una scuola di Pereira".
Così la bella studentessa olandese ha deciso di volare in Colombia, un Paese che neanche conosceva, dato che "l'ho cercato sulla cartina e l'ho trovato in Latinoamérica e ho pensato: lì devono parlare spagnolo. Studiavo le lingue romanze ed ero stata in Spagna per un anno. All'Università di Groningen mi avevano detto che la pratica sarebbe durata un anno, ma dovevo iniziarla al più presto." Un paio di settimane per risolvere i problemi brucratici e per sentir parlare per la prima volta della guerriglia colombiana e Tanja è volata a Bogotà e di lì a Pereira, anche se i suoi genitori le avevano manifestato il loro disaccordo. "Era il 2001 o 2002, quando ho preso l'aereo per la Colombia ero spaventata. Arrivata a Bogotà, ho preso un aereo per Pereira. Ricordo che nell'aeroporto c'erano molti soldati e ho pensato: Cavolo, sono in guerra! A Pereira mi ha ricevuto gente della scuola".
E a Pereira Tanja ha fatto per la prima volta i conti con la povertà e con la guerriglia. “Non sono mai stata rivoluzionaria né di idee progressiste, però avevo sì, sensibilità sociale. Guardavo le notizie sulla guerriglia e la gente mi diceva di stare attenta se mi muovevo per la Colombia, perché potevano sequestrarmi. E io mi chiedevo perché, se la guerriglia era così cattiva, aveva tanti combattenti. La gente mi rispondeva che i poveri campesinos non avevano niente e venivano ingannati dalla guerriglia per portarli nelle proprie file".
Ad avvicinare la bella professoressa d'inglese di origine europea alle contraddizioni della Colombia è stato un professore di matematica. Lei chiedeva sulla guerriglia e lui le dava risposte che la soddisfacevano. "Lui e sua moglie discutevano non solo dei processi sociali in Colombia, leggevamo anche della rivoluzione a Cuba e in altri Paesi del mondo, mi portavano nei quartieri poveri". E non solo. Un giorno, a Bogotà, Tanja fu portata a Ciudad Bolívar e "vidi una fila immensa di persone povere, povere, povere, che chiedevano da mangiare alle monache spagnole e le case erano miserabili e le strade senza asfalto, mi impressionò moltissimo". Per farle vedere il contrasto, i suoi amici la portarono subito dopo al Centro Andino, un centro commerciale al nord di Bogotà, "lui non mi diceva niente e io ero molto confusa, impressionata".
E poco dopo Tanja e il professore di matematica hanno avuto il dialogo che ha probabilmente cambiato la sua vita (e dovrebbe far riflettere chiunque viva in Occidente: "Gli ho chiesto: non vi dà pena vivere  così, in una città in cui quelli del nord hanno tutto e la gente del sud non ha niente? E lui mi ha risposto: e a voi olandesi, europei, non dà pena vivere bene nei vostri Paesi, sapendo che c’è gente che vive in altri Paesi in miseria? Lì sono stata zitta".
Finito il suo anno colombiano, Tanja è tornata in Olanda, senza dimenticare quanto visto. Ha iniziato a prendere contatti con l'Internazionale Socialista, ha partecipato ala creazione di una piattaforma contro il Plan Colombia e alle proteste contro la costruzione di basi militari ad Aruba e a Curacao. "Avevo già la febbre della Revolución" commenta nel libro. E’ stata anche messa in carcere per 26 ore, per una di queste proteste, mentre la sua famiglia tentava di allontanarla da un impegno politico così radicale. "Ma non sono riusciti a convincermi. Ho finito i miei studi in Olanda, ho risparmiato i soldi e sono tornata qui, in Colombia".
E in Colombia Tanja ha ripreso i contatti con il professore di matematica, che, il giorno in cui lei gli ha confessato di voler fare qualcosa di più concreto, le ha rivelato di essere un membro delle FARC e l’ha messa in contatto con la guerriglia”.
Il resto è storia. Tanja Nijmaijer è l’unica guerrigliera europea delle FARC, ha partecipato a numerose azioni, il suo diario è finito nelle mani delle Forze Armate colombiane e ha svelato aspetti poco esaltanti della vita nella selva, si è innamorata di un nipote del Mono Jojoy, uno dei leaders storici della guerriglia, e si dice sia parte delle delegazioni che stanno negoziando la pace con il Governo colombiano.