mercoledì 12 dicembre 2012

Assolti i presunti rapitori di Marita Verón, che ha ispirato la telenovela Vidas robadas

Non ci sono responsabili per il sequestro e la scomparsa di Marita Verón, la giovane argentina finita nel buco nero tratta di persone e costretta a prostituirsi, secondo le testimonianze raccolte dalla madre Susana Trimarco, nei postriboli argentini e, probabilmente, spagnoli. Dopo dieci mesi di processo ai presunti responsabili del suo rapimento e della sua riduzione in schiavitù, il tribunale di Tucumán, nell'Argentina settentrionale, ha assolto i tredici processati, causando profonda indignazione in tutto il Paese. A Susana Trimarco, che da dieci anni dedica la propria vita alla ricerca della figlia e che in questa sua ricerca è riuscita a salvare dalla rete della schiavitù sessuale decine di ragazze, sono arrivate testimonianze di solidarietà da tutto il Paese. Anche la presidente Cristina Fernández l'ha chiamata per manifestarle simpatia e ammirazione: "Non so come fai a sopportare tutto questo. Conta su di me" le ha detto, secondo il racconto della stessa Susana.
Marita Veron è stata rapita il 3 aprile 2002 a San Miguel de Tucumán, mentre andava a fare un esame medico. Aveva 23 anni e una figlia di 3, Micaela, che adesso accompagna la nonna nella sua lotta instancabile per ritrovarla. Secondo le testimonianze, Marita è stata poi drogata e malmenata, per essere costretta a prostituirsi; avrebbe condiviso i bordelli con alcune ragazze poi liberate, avrebbe tentato la fuga un paio di volte, riportata dalla stessa Polizia ai suoi sequestratori, e avrebbe avuto un figlio in cattività. Le ultime testimonianze su di lei risalgono ormai a qualche anno fa e la vogliono in Spagna (ma sono testimonianze la cui credibilità è ancora dubbia). Tutte le informazioni che si hanno su Marita sono state raccolte da sua madre Susana, che ha lavorato, come si direbbe in spagnolo, contra vientos y mareas, contro tutti, che ha scoperto connivenze e corruzioni tra mafie e autorità e che ha dedicato tutta la sua vita alla causa della figlia.
Alla vicenda di Marita e di sua madre è stata ispirata la telenovela Vidas robadas, che un paio di anni fa, ha raccontato come le mafie siano guidate da insospettabilissime persone per bene e che ha indagato sui legami che si arrivano a creare tra sequestrate-schiave e aguzzini (nessuna Sindrome di Stoccolma, tranquilli, la telenovela denuncia duramente la tratta). Vidas robadas, andata in onda in Italia su Lady Channel e adesso online su ladychannel.tv, ha ricevuto numerosi premi in Argentina e ha permesso che l'opinione pubblica scoprisse come decine di giovani donne scompaiano nel nulla, per soddisfare i piaceri perversi di uomini che non sanno fare i conti con la propria sessualità e per arricchire uomini e donne senza scrupoli. Probabilmente è anche grazie a Vidas robadas e alla sensibilità che ha portato nell'opinione pubblica che Susana Trimarco è riuscita a portare i sospettati del sequestro di sua figlia davanti alla giustizia.
Ma mentre in Vidas robadas i colpevoli venivano individuati e puniti, nella vita reale non è andata così. Alla lettura della sentenza le proteste sono state tali che il presidente non ha potuto leggere le ragioni che hanno portato all'assoluzione degli accusati e non sono pochi, in Argentina, ad avere l'impressione che i giudici si siano lasciati corrompere dalla mafia delle tratte e dei sequestri.  Ci sono stati pianti e proteste, con i media di tutto il Paese che hanno raccontato l'indignazione popolare. L'unica che ha mantenuto la calma è stata Susana Trimarco: "Sono fredda, perché loro mi hanno fatto così. non mi fermerò fino a quando gli accusati non saranno puniti. Sono molto tranquilla per tutto quello che ho fatto e per tutte le ragazze che ho salvato. Questo processo finisce qui, ma la lotta riprende domani".
Benedette le mamme d'Argentina, con i loro esempi di forza e di determinazione, capaci di cambiare il loro Paese.