venerdì 19 novembre 2010

Il successo di Hispania, la serie di Antena 3 sulla resistenza ispanica a Roma

Hispania deve essere la prima serie televisiva spagnola che ho iniziato a vedere non per il successo già ottenuto, tipo Sin tetas no hay paraiso o Doctor Mateo, che ne sentivo parlare così tanto da aver voluto vedere di cosa si trattasse. Hispania mi ha ispirato simpatia sin da quando Antena 3 ha iniziato la campagna di lancio e sin dai tentativi di TeleCinco di affondarla con una contro-programmazione che non è servita a niente se non a danneggiare i suoi stessi programmi, a cominciare dalla miniserie Felipe y Letizia, sulla storia d'amore dei Principi delle Asturie.
E' una serie che racconta la resistenza degli ispanici alla penetrazione e al dominio di Roma, ispirandosi alla lotta del condottiero lusitano Viriato contro il pretore Galba. E se per i Galli di Asterix e Obelix i Romani erano autentici stupidi, che non si riesce a capire come abbiano potuto conquistarli, per gli ispanici di Hispania i Romani sono malvagi, spietati, traditori e infidi. Insomma, da starne alla larga.
Ovviamente cercare la veridicità storica in una produzione televisiva fatta per intrattenere, è come chiedere che Achille sia innamorato di Patroclo nella Troya di Brad Pitt. Però, se ci si dimentica la storia, Hispania è una serie che intrattiene piacevolmente, popolata da personaggi che non possono mancare quando un popolo lotta per la propria libertà contro il tiranno: il buono che si farebbe tanto i fatti suoi se i cattivi non lo toccassero nei suoi affetti più cari, costringendolo a ribellarsi alla tirannia; l'ambizioso spietato, capace di ogni azione abietta per ottenere la gloria sua e del suo popolo; la bella costretta alla schiavitù, ma capace di ogni cosa per recuperare la libertà sua e della sua gente; la cattiva che non può non soccombere al fascino del buono ribelle e magari, prima o poi, potrebbe persino rivelarsi utile alla causa della libertà; il giovanotto ribelle che vorrebbe tutto e subito, odia i tiranni e a volte è più pericoloso di loro, per impulsività e desiderio di vendetta; il traditore dei buoni, che passa informazioni ai tiranni per denaro e che finirà disprezzato da tutti, all'essere un traditore.
Sono bravi gli attori, che riescono a coinvolgere in questa drammatica lotta per la libertà di un popolo conquistato e nel peso che la gloria di una potenza rappresenta per chi la deve gestire nelle province lontane; convincenti e appassionati Lluis Homar, il terribile e spietato Galba (accompagnato da un odiabilissimo Marco, il suo freddo luogotenente, interpretato da Jesús Olmedo), e Roberto Enríquez, uno dei migliori attori della generazione dei 40enni (l'abbiamo visto ne La señora, il più grande successo recente di TVE1, e in La princesa de Éboli, miniserie d'autunno di Antena 3), che dà vita al nobile e struggente Viriato; il loro è un duello di bravura e mestiere, a cui rispondono Ana de Armas, la schiava Nerea, alla sua prima prova da "adulta" dopo El Internado, e la splendida Nathalia Poza, che è Claudia, la moglie di Galba, affascinata da Viriato.
Di Hispania colpiscono un paio di cose. La prima è che i personaggi hanno tutti nomi grecizzanti o latinizzanti: Barbara, Nerea, Sandro, Viriato, Teodoro, Helena… ma non eravamo tra tribù celtiche che lottavano contro il potere di Roma? La seconda è la cura dei costumi e delle ambientazioni: l'accampamento romano è un piccolo gioiello che introduce alla vita spartana dei centurioni e alle comodità delle tende dei loro leaders. Poi si legge la pagina di antena3.com dedicata alla serie e si capiscono tante cose. Soprattutto si apprezza tutto lo studio e tutto il lavoro che accompagna la produzione di una serie televisiva e a cui non si pensa mai.
Mauricio Pastor, uno dei consulenti storici degli sceneggiatori, spiega che si è preferito adottare nomi di origine greca e fenicia, culture presenti sulla costa spagnola mediterranea, perché più familiari e facili da pronunciare, sia per gli attori che per i telespettatori, dei nomi delle infinite tribù celtiche iberiche, che parlavano lingue diverse e non avevano idea di una patria comune (ma c'è chi lamenta che molti nomi celtici, compresi quelli dei traditori di Viriato, si imparano nella scuola superiore); il falso storico è evidente e la spiegazione fa sperare che non decidano mai di chiamare Paco e Concha i protagonisti di qualche film asiatico, perché se vai a vederti un film cinese, ti aspetti qualche complicato nome cinese e sei persino disponibile a imparartelo. I protagonisti ispanici della serie hanno coscienza della propria "ispanicità", anche questo è un falso storico, dato che Hispania è un nome introdotto dai Romani e che le tribù celtiche della penisola erano indipendenti e senza alcun interesse ad unirsi prima dell'avvento di Roma; anche in questo caso la situazione storica è stata semplificata per non complicare la vita al telespettatore: "Bisogna essere chiari con il pubblico, se gli mettiamo davanti centinaia di tribù, ognuna con le proprie regole e la propria lingua… confonderemmo le sue idee, per questo abbiamo cercato di unificare. Abbiamo dato un'idea dell'indipendenza delle tribù mostrando che ogni villaggio aveva un proprio Consiglio e si autogovernava, inoltre il termine ispanico non è mai usato in senso nazionalistico, ma solo per indicare l'abitante del posto". Le armi, gli usi (i lusitani bevevano una specie di birra, i romani il vino che facevano portare dal sud già romanizzato), l'abbigliamento sono stati ricostruiti utilizzando le poche fonti storiche disponibili, "quasi sempre romane" sottolinea Pastor "anche i villaggi ispanici li abbiamo conosciuti con il nome dato loro dai romani".
Ed è questa ricostruzione della vita degli ispanici che porta all'incredibile lavoro di scenografi e costumisti. Una cura del dettaglio che fa pensare anche a tutti i posti di lavoro che una serie genera, tra maestranze e artigiani. Per l'arredamento degli spazi romani gli esperti della serie si sono recarti a Roma, dove hanno acquistato pezzi prodotti per film come Asterix, La caduta dell'Impero Romano, Conan e la serie della BBC Roma. Le anfore romane e le armi che si vedono nella serie sono state prodotte appositamente da laboratori di Mérida e di Toledo; le tende sono state disegnate e realizzate da un laboratorio di Valencia. Nella scene delle battaglie ci sono state fino a 300 comparse vestite di tutto punto, come perfetti soldati romani e pastori ispanici.
Uno sforzo di produzione e ricostruzione che il pubblico spagnolo sta premiando: Hispania è la serie più vista di Antena 3 e TeleCinco ha per ora rinunciato a farle una contro-programmazione agguerrita.