venerdì 24 maggio 2013

La Tempestad: William Levy come Brad Pitt in Vento di passioni

Sono passate nove puntate e con una certa fatica si inizia a capire perché La tempestad è considerata un refrito in salsa messicana di La tormenta, telenovela prodotta in Colombia da Telemundo, qualche anno fa. La Tormenta era una hacienda, una tenuta agricola, degli altopiani andini colombiani, in cui veniva catapultata Maria Teresa Montilla, señorita di città, colta, cosmopolita e un po' arrogante, a cui non era rimasto altro bene che questa proprietà; qui la giovanotta si trovava coinvolta in un mondo dai valori ancestrali e patriarcali, in cui magia e realtà, abusi e legalità, violenza e generosità vivevano su un confine ambiguo e, soprattutto, si innamorava del suo capataz, l'ignorante e primitivo, ma di cuore nobile e leale, Santos Torrealba; i loro battibecchi, i loro sguardi, la loro lotta per esprimere il loro amore e per difendere La tormenta dalle mire dei cattivissimi latifondisti dell'area erano stati il sale della telenovela (fino a quando non l'hanno distrutta con un assurdo alargue).
Immaginiamoci tutto questo trasportato in Messico, sulla costa dello Stato di Veracruz, nel ridente (e inesistente) paesino di Nuestra Señora del Mar. La Tormenta diventa una barca, La Tempestad, capitanata da Damián Fabré, un uomo rudo y bruto, come si definisce lui stesso, ma di gran cuore e di sentimenti nobili. La tempestad è a servizio di una fabbrica di pesce inscatolato, alla cui guida arriva Marina Reverte, pure lei señorita di città, colta e preparata. Per la giovanotta della versione messicana, La Tempestad non è l'ultima spiaggia prima della rovina economica, però è il mezzo con cui dimostrare che può essere un'ottima manager: è La Tempestad che fornisce il pesce alla sua fabbrica di scatolame ed è dunque fondamentale, per lei, domare l'indomabile e insofferente capitano Fabré, per far funzionare la sua empacadora.
Queste le somiglianze.
Il contrasto di personalità e di mondi incarnato da Fabré e da Marina viene presentato sin dall'inizio come un leit-motiv e manca della poesia e del divertimento che causano i primi scontri, a sorpresa, tra Maria Teresa e Santos. Ma è il problema delle trasposizioni messicane, che sono sempre più rozze degli originali, con personaggi dalle psicologie costruite con l'accetta e con un mondo di valori in cui è davvero difficile riconoscersi, anche per i messicani. I valori di Nuestra Señora del Mar sono patriarcali e ancestrali, anche se le ragazze vanno in giro con minigonne inguinali e tacchi su cui faticherebbe a muoversi la più disinvolta modella di New York. Per esempio, il sindaco del paesino vuole chiudere in casa sua figlia per sempre perché ha passato la notte con il capitan Fabré, è disonorata e ormai nessuno vorrà più sposarla: la madre piagnucola in chiesa, il padre perseguita furibondo il buon Damián e la povera 'disonorata' tenta il suicidio. Se la cosa è credibile, in una telenovela che andrà in onda da Miami a Los Angeles, facciamoci il segno della croce. E non c'è solo questo.
E' proprio il rapporto tra Damián e Marina a risultare meno leggero, meno divertente, meno poetico e molto più scontato e prevedibile di quello tra Santos Torrealba e la sua señorita, in questi primi scontri che precedono l'innamoramento. Ancora prima che Damián e Marina si incontrino tutti si aspettano faville, perché così sono stati presentati, pirotecnici, indomabili e testardi entrambi che "chissà se riusciranno a trovare un'intesa". Sono nove puntate che Damian butta in mare Marina, la ridicolizza davanti agli impiegati e poi confessa alla luna quanto sia antipatica e irresistibile, sono nove puntate che Marina risponde a Damián colpo su colpo, studiandosi il contratto per prendersi ogni spazio permesso per affermare la sua autorità su di lui e su La tempestad, per poi confessare alla luna (ne uscirà viva, la luna, da La tempestad?!) quanto quest'uomo sia speciale e diverso da tutti. Inutile dire che, tra litigate, dispetti e discussioni, a cui seguono sguardi, sorrisi e soddisfazioni, siamo tutti in attesa del primo bacio.
Anche perché qui i cattivi non mancano e bisogna muoversi. Se La tormenta era nelle mire dei latifondisti che volevano allargare i loro domini ed erano pronti a tutto, costringendo Maria Teresa e Santos a difendere la loro proprietà, La tempestad, che si muove libera nei mari, capitanata dall'incorruttibile Fabré, dà fastidio ai traffici del sindaco e del fascinoso trafficante di donne spagnolo, innamorato di Marina, e questo pericolo costringerà i due protagonisti a unire le loro forze. Il traffico di giovani donne sequestrate per essere avviate alla prostituzione forzata, sarà il tema 'serio' della telenovela, grazie anche al personaggio di Daniela Romo, che sappiamo già essere la vera madre di Marina, con un passato di prostituta redenta e in cerca dell'altra figlia perduta (e siccome la telenovela messicaneggia molto, si è già identificata la ragazza). Nel Messico sono migliaia le adolescenti che scompaiono, inghiottite nella tratta che riempie i bordelli e arricchisce i delinquenti (la tratta di persone è il terzo traffico illegale più redditizio del mondo, dopo le armi e la droga). Ci sarà anche un po' di Vidas robadas ne La Tempestad.
Al momento, con tante trame avviate e che chissà come verranno potenziate, il vero motivo d'interesse sono William Levy e Ximena Navarrete, i due protagonisti. Ximena, al suo debutto come attrice, appare disinvolta e in grado di tenere testa al suo personaggio, oltre che molto bella (non per niente è Miss Universo 2010). William Levy sfrutta per la prima volta al massimo la somiglianza con Brad Pitt, ha adottato un look che ricorda lo statunitense in Vento di Passioni e ci sono certi passaggi, in queste prime puntate, soprattutto quando si addolcisce verso Marina, che sembra l'indimenticabile, impetuoso e romantico Tristan Ludlow, un Brad Pitt, con vent'anni di meno; speriamo che quando deciderà di essere meno rudo y bruto, si tagli i capelli e ci regali tutto il suo fascino cubano. C'è da segnalare anche il malisimo della telenovela, inutilmente innamorato di Marina Reverte: è l'attore spagnolo Iván Sánchez, famoso in patria per Hospital Central e Hispania e noto in Latinoamérica per La reina del Sur, in cui interpretava il secondo marito di Teresa Mendoza. Fascinoso e distante, offre un'alternativa anche estetica a William Levy, peccato che gli toccherà fare una brutta fine. Rimane in testa anche il tema principale, Hoy tengo ganas de ti, cantato da Alejandro Fernández e Christina Aguilera. Vediamo come seguirà.
PS Teoricamente La Tempestad non si vede in Europa, ma il web, si sa, fa miracoli e la si vede facilmente anche su youtube.com.