lunedì 20 maggio 2013

Una settimana in Andalusia: cosa vedere e dove fermarsi, tra Siviglia e Córdoba

Ultimamente ho avuto l'opportunità di parlare con varie persone che intendono passare una settimana in Andalusia. Il dilemma più comune è come riuscire a visitare la triade Siviglia-Córdoba-Granada, aggiungendo magari qualcos'altro, di passaggio. Così ho pensato di scrivere un post sull'argomento. E chiarisco subito: visitare le tre città d'arte volendo avere idea di ognuna di esse e volendo darsi il tempo di godersi istanti, profumi, scorci, il tempo che passa, è altamente sconsigliabile. Perché?
C'è un magnifico verbo della lingua spagnola che ho imparato ad apprezzare proprio in Andalusia: disfrutar. Disfrutar è qualcosa tipo godere, apprezzare con consapevolezza. In Andalusia ho imparato a disfrutar, passeggiando sulle mura fortificate che guardano l'Oceano Atlantico di Cadice, stando seduta su una panchina di una plaza di Siviglia, mangiando i churros in una plaza di Granada. L'Andalusia è fatta di piccole cose quotidiane, che, tornati a casa, rimarranno in testa più dei patios dell'Alhambra o dell'Alcázar di Siviglia (quanti, dopo un tour de force andaluso, li confondono, al rivedere le foto?!). 
Se volete avere idea dell'Andalusia in una settimana, lasciate perdere Siviglia-Córdoba-Granada e scegliete una parte della regione, per dedicarvi a essa con calma, permettendovi anche il lusso di perdere tempo (perché in Andalusia il tempo non è mai perduto). Per esempio.
Dedichiamoci all'Occidente. Ci sono due città principali a cui fare riferimento: Siviglia e Córdoba. Per entrambe dovete calcolare almeno due giorni (no, se l'idea è arrivare a Córdoba, visitare la Moschea, farvi due foto davanti al Ponte Romano e poi andarvene, questo post non è per voi).
A Siviglia è indispensabile vedere la Cattedrale e i Reales Alcázares. Ma se dedicate un paio di giorni alla città, potrete scoprire Musei di grande fascino, come il Museo de Bellas Artes, il Museo Arqueológico o il Centro de Arte Mudéjar, che vi parleranno ognuno di una Siviglia diversa e dipenderà dai vostri gusti: il primo rende omaggio al ruolo di Siviglia nella pittura spagnola, il secondo raccoglie reperti romani e ispanici della provincia e il terzo offre una delle rare raccolte di arte mudéjar che si possano vedere in Spagna. Il consiglio è di vederne almeno uno, in base ai vostri gusti e alle vostre curiosità.
E se amate l'insolito e volete uscire un po' dai soliti canoni sul capoluogo andaluso, potrete scoprire il quartiere dell'Expo92, con il suo delizioso Giardino Americano, sulle rive del Guadalquivir, e con il suo Padiglione della Navigazione, che ricrea le sensazioni della navigazione e rende omaggio alla scoperta dell'America. Potreste addirittura lasciare il centro storico e il Guadalquivir, per arrivare al Poligono de San Pablo, il quartiere dormitorio che è stato recentemente abbellito con giganteschi murales firmati da alcuni degli artisti più importanti del mondo e che si è così trasformato in una sorta di grande Museo all'aperto. Il più grande d'Europa, giurano i sivigliani. Non ci sono mappe che aiutino a individuare i murales e può essere un gioco cercare di scoprirli (si trovano quasi tutti intorno all'Avenida la Soleá), con l'aiuto degli abitanti di San Pablo, che li segnalano volentieri ai turisti; al fondo dell'Avenida, in calle Sinai, inizia una sorprendente Siviglia di architetture basse, ridenti e colorate, ricca di piccoli negozietti quotidiani, dall'ortofrutta alla lavanderia, dall'edicola all'idraulico, dall'arredamento al bazar cinese. E' una Siviglia inaspettata e autentica, un quartiere che sa di antico paese, in cui i flussi turistici non arrivano e che ha un fascino gentile, che quando si arriva nella moderna Avenida Luis Montoto, dispiace un po' lasciare andare (e sarebbe davvero un peccato perdersi questa passeggiata, per correre verso un paio d'ore in un'altra città).
A Córdoba è indispensabile vedere la Mezquita e la Medina Alzahara. Su Rotta a Sud Ovest si è ampiamente parlato di entrambe, per cui gli aficionados sanno che il consiglio è di non perdersi la visita notturna alla Moschea e di visitare la Medina Alzahara con gli appositi autobus messi a disposizione dall'Ufficio del Turismo di Córdoba (nel prezzo del biglietto, 7,50 euro, sono compresi anche una piccola guida illustrata in italiano e l'ingresso al Museo e al sito archeologico di Medina Alzahara). Ma Córdoba può offrire i resti del suo passato romano, con il grandioso tempio della calle Claudio Marcelo, che ancora oggi, in mezzo agli edifici moderni, dà idea del magnifico potere di Roma nelle sue province periferiche; si possono scoprire le sorprendenti analogie tra le plazas Mayor delle città castigliane e la plaza de la Corredera, dove si tennero le prime corride e in cui si vive ancora la sua vocazione commerciale; si può ripercorrere la storia dei leggendari patios cordobesi nei ben dodici patios conservati nel magnifico Palacio de Viana, tutti uno diverso dall'altro; si può  respirare l'eterno dall'altro lato del Guadalquivir, al vedere il Ponte Romano, oggi pedonale, su cui troneggia la Moschea, sovrastata dalla costruzione della Cattedrale cristiana; si può ritrovare Cervantes, nelle piccole piazze che hanno ispirato i suoi racconti; ci si può perdere nei meravigliosi giardini del suo Alcázar e si può tornare al presente lungo le vie commerciali che ruotano intorno alla plaza de la Tendillas e nell'Avenida del Gran Capitán (sul suo prolungamento, nel Paseo de la Victoria, trovate anche il Mercado Victoria, il primo mercato-gourmet dell'Andalusia, in una deliziosa architettura di vetro e acciaio). 
Ci sarebbero ancora due giorni da trascorrere in Andalusia. E Cadice si merita un'intera giornata. Non esiste l'Andalusia senza aver visto l'Oceano dalle mura fortificate di Cadice, senza aver sentito il profumo dell'Atlantico da una delle calles del cuore della città, senza aver piluccato tapas in una delle sue plazas frondose. E sì, l'Andalusia è fatta anche di queste cose, non solo di musei e chiese da visitare e da confondere il giorno dopo. Visitate la grandiosa Cattedrale, arrampicatevi sulle sue torri, per godere il panorama della Bahia e il suo chiarore intenso di città meridionale, poi perdetevi nelle stradine che portano alla plaza de las Flores, non perdetevi la vitalità della plaza de San Antonio e concedetevi qualche tapas nella plaza de la Mina, sulla quale si affaccia anche il Museo di Cadice, che dà un'idea della millenaria storia gaditana: tra i suoi reperti ci sono le splendide sculture funerarie di una coppia fenicia. Fate una scappata nell'Oratorio della chiesa di San Felipe Neri, che conserva quadri illustri e uno stile neoclssico e che, soprattutto, ha ospitato il Parlamento spagnolo, durante la redazione della Costituzione del 1812, la prima Costituzone liberale d'Europa, mentre la Spagna era occupata dalle truppe napoleoniche. Se possibile, non perdetevi il tramonto nell'Oceano gaditano. 
Tra Siviglia e Cadice c'è Jerez de la Frontera, a cui rendo mentalmente grazie ogni volta che passo, per il titolo mondiale di Jacques Villeneuve contro Michael Schumacher, nel 1997. Prima della crisi economica Jerez traspirava benessere da ogni mattone del suo piccolo e delizioso centro storico andaluso, adesso le cose sono meno facili anche per la città dello sherry e dei Domecq, ma i turisti possono contare sempre sull'Alcázar e sulla Cattedrale. Trovarli aperti è un'impresa che mi è riuscita solo una volta, che non è stata la stessa, ma in entrambi i casi è valsa la pena. Nel quartiere di San Miguel, che si inerpica sulla collina davanti alla Cattedrale, è nato il flamenco (ok, in Andalusia, da Granada verso Occidente non c'è paesino che non vanti le origini del flamenco, ma almeno Jerez può vantare di aver dato i natali a cantaores e bailaores di grande fama e popolarità, prima su tutti, Lola Flores). Se vi affascinano lo sherry e la sua cultura, potete visitare le bodegas delle numerose case che hanno la loro sede a Jerez. González Byass, papà di Tio Pepe, porta i turisti anche nei vigneti e offre visite in varie lingue. 
Oltre a Jerez, inerpicandosi nella Sierra di Cadice, ci sono Arcos de la Frontera e Ubrique, due dei più famosi pueblos blancos, villaggi bianchi, con il loro impianto arabo, le loro chiese costruite sulle antiche moschee e le loro casette bianche di balconi e verande in ferro battuto; Ubrique è famosa in tutta la Spagna per la lavorazione della pelle: se ti dicono che una borsa o un portafoglio è di piel de Ubrique, ok, allora è di massima qualità. 
Tra Siviglia e Córdoba ci sono Carmona ed Écijas. La prima ha una storia millenaria, vanta una delle più importanti necropoli romane dell'Andalusia e conserva una grandiosa porta araba, protetta da mura impressionanti per quanto sono possenti; la seconda è famosa per le altissime temperature che raggiunge d'estate e per le sue numerosissime chiese. Entrambe hanno piccole piazze profilate d'aranci e con sedie in ferro battuto in cui è bello prendersi il fresco e riposare ed entrambe sono consigliabilissime per una giornata fuori città e per un'Andalusia autentica e lontana dagli schemi. 
Ultimamente mi hanno molto parlato di Medina Sidonia e Vejer de la Frontera due cittadine dell'entroterra gaditano, entrambe cariche di storia e di grande fascino. Non le conosco se non di nome, ma la prima ho intenzione di vederla al più presto: ha addirittura nel nome una sintesi dell'Andalusia. Medina è infatti la parola araba che significa città e Sidonia è addirittura una rievocazione fenicia, perché da queste parti, a poca distanza dall'Oceano, i fenici ci sono ancora, tremila anni dopo il loro arrivo. Se continuiamo, una settimana non è sufficiente neanche se ci si muove sull'asse Córdoba-Siviglia-Cadice, lungo il Guadalquivir.
PS Questo è il link per il post su una settimana tra Granada e l'Andalusia orientale.