lunedì 27 maggio 2013

Una settimana in Andalusia: cosa vedere, dove fermarsi tra Granada, Úbeda e le epiche battaglie di Jaén

La scorsa settimana abbiamo visto come trascorrere sette giorni in Andalusia, proponendo un viaggio tra Siviglia e Córdoba, con rapida puntata a Cadice. Stavolta guardiamo verso Oriente e trascorriamo una settimana intorno a Granada, una città spesso trascurata perché vi si arriva per visitare l'Alhambra e si scappa via, verso altre destinazioni. E no, niente di più sbagliato.
Dedicate a Granada almeno un paio di giorni. Il centro della visita dev'essere ovviamente l'Alhambra, il monumento più visitato e più amato di Spagna. I biglietti vanno comprati con un certo anticipo, soprattutto per evitare le code di attesa; potete comprarli sia online sia direttamente in Spagna, agli sportelli della banca BBVA o dei grandi magazzini El Corte Inglés; ovviamente prima li comprate, più siete sicuri di trovarli disponibili. L'Alhambra ha un bel sito web in spagnolo e in inglese, in cui trovate tutte le informazioni, anche per l'acquisto dei biglietti online, che va comunque effettuato su ticketmaster.es. Teoricamente, se si avessero tempo, energie e disponibilità, bisognerebbe visitare l'Alhambra in due momenti diversi: il primo per dedicarsi alle architetture, gli splendidi patios e saloni, così raffinati, armoniosi ed eleganti da non aver metro di paragone in Europa, il secondo per scoprire i giardini, anch'essi irraggiungibili e inimitabili, con gli accostamenti di piante e colori e con i giochi d'acqua, sempre presenti e inevitabili, mentre Granada e la Sierra Nevada, da un lato e dall'altro, completano tanta bellezza. Sarebbero necessarie due visite diverse per la concentrazione: possiamo raccontarci le favole che vogliamo, ma le capacità di concentrazione dell'essere umano sono limitate, succede nella Galleria degli Uffizi, succede al Louvre e succede nell'Alhambra: quando è il momento dei giardini, si è già superato il climax del Patio dei Leoni e del Palazzo di Comares e non se ne può più. Se potete, valutate la possibilità di fare due visite al complesso nazarí; nell'organizzazione della visita, tenete presente che ogni mese l'Alhambra apre uno spazio generalmente chiuso al grande pubblico, per cui non perdete questa opportunità più unica che rara di vedere edifici, cammini o saloni altrimenti non visitabili (nel sito web trovate la pagina dedicata all'Espacio del Mes);e tenete presente che ci sono giorni in cui è possibile una visita notturna, anche questa da considerare, se amate le atmosfere suggestive e magiche. Una visita virtuale del monumento, prima di arrivare a Granada, potete effettuarla su fundacion.telefonica.com.
Granada non è solo l'Alhambra, si diceva. C'è un altro monumento indispensabile in città: la Cattedrale. E' una delle chiese più belle d'Andalusia, una delle più originali, senza dubbio, grazie alla mescola di stili: costruita sulla grande Moschea granadina, ha fondamenta gotiche e architetture rinascimentali di gusto italiano; i suoi spazi interni sono grandiosi e poco andalusi. La facciata è incompleta, ma quello che davvero importa è che ospita le tombe dei Re Cattolici, di Giovanna la Pazza e di Filippo il Bello. Fa un po' impressione trovarli tutti insieme, dopo tanta storia e tanto cinema su di loro e pensando a tutto quello che la Spagna e l'Europa devono, nel bene e nel male, alle loro politiche. Fernando e Isabella sepolti nella città in cui completarono la Reconquista, da cui cacciarono gli Ebrei e da cui diedero l'assenso alla spedizione di Cristoforo Colombo. Non c'è chiesa andalusa che meriti una visita più della Cattedrale di Granada, anche solo per tutta la storia che si riassume in queste due tombe monumentali. L'ingresso costa 4 euro, la storia che l'edificio racconta vale molto di più.
La Cattedrale si trova in un'area che fa da cerniera tra il centro storico e i quartieri più moderni. Sulle vie che la circondano si aprono numerosi negozi di artigianato rivolto ai turisti; bisogna tornare nella Gran Via de Colón e prendere la calle de la Caldereria Nueva per rituffarsi nella Granada di Al Andalus; molto turistica, è chiaro, ma decisamente affascinante, con le sue architetture andaluse di facciate bianche e balconcini e lampioni in ferro battuto e, soprattutto, con i suoi negozietti di artigianato e gastronomia andalusi. Arrivano i profumi delle spezie, si ascoltano musiche e lamenti andalusí, mentre i negozi vendono strumenti musicali, narghilè, abbigliamento e decorazioni per la casa di gusto maghrebino-andaluso. Non se ne vorrebbe mai uscire, ma la calle de la Teteria, l'altro nome della via, continua a salire e a salire. E si arriva all'Albaicyn. Qui cercate di non perdervi il tramonto sull'Alhambra dal Mirador de San Nicolás. Uno dei più bei tramonti che potrete vedere in Andalusia. L'Albaicyn è l'antico quartiere arabo di Granada ed è fatto per perdersi, ma non vi preoccupate: di tanto in tanto, da uno scorcio o da una plazuela, spunta a rassicurarvi l'Alhambra e ritroverete l'orientamento. Da vedere, ancora, il Sacromonte, che sorge accanto all'Albaicyn ed è l'antico quartiere gitano: le leggende vogliono che il flamenco sia nato anche qui (già detto: in Andalusia, da Granada verso occidente non c'è paese che non vanti le origini del flamenco); la realtà è che continua a offrire buoni spettacoli di flamenco. Potete regalarvi anche una passeggiata sulla Gran Via de Colón, il grande asse stradale che unisce la Granada moderna a quella antica: è la via commerciale della città e potete togliervi una soddisfazione. Nel tratto iniziale, nei pressi della Cattedrale, c'è la Gelateria Los Italianos, una vera e propria istituzione granadina diventata mondialmente famosa quando Michelle Obama ha visitato la città, tre anni fa, e ha fermato il corteo di auto che la accompagnava per prendersi un gelato al cioccolato.
A Granada si celebrano i 1000 anni del suo Regno, fondato nel 1012 sulle ceneri del Califfato, indipendente fino al 1492 ed esistente fino alla riforma dello Stato spagnolo del XIX secolo: il Comune e la provincia hanno previsto numerose manifestazioni per celebrare l'anniversario. In programma mostre, festival, concerti, eventi culturali tra l'Alhambra e le piazze cittadine. Il calendario completo degli eventi, in spagnolo, potete scaricarlo, in pdf, dal sito ufficiale delle celebrazioni, milenioreinodegranada.es.
Visitata Granada, abbiamo ancora qualche giorno e possiamo scegliere se guardare verso nord, verso l'arte e la storia millenaria di Al Andalus o verso sud, verso la storia e il mare Mediterraneo. Dipende dai nostri gusti. In entrambi i casi gli autobus e i treni che si muovono nella regione sono sufficienti e aiutano a scoprire un'Andalusia lontana dagli stereotipi e che non tutti i turisti, abbagliati da Siviglia-Córdoba-Granada, cercano di scoprire.
Stavolta andiamo verso nord, alla scoperta di Jaén e del suo paraíso interior, il paradiso interno, così come recita il suo slogan turistico più famoso. Il capoluogo della provincia è a poco più di un'ora d'autobus e vi si arriva dopo aver attraversato vallate di oliveti. E' la capitale mondiale della produzione dell'olio ed è il capoluogo più sconosciuto e più isolato dell'Andalusia, ma la sua provincia è una delle più antiche dell'intera regione, una vera e propria frontiera nei secoli di lotte tra Mori e Cristiani. Jaén conserva una cattedrale grandiosa, quasi sproporzionata per splendore, date le sue attuali dimensioni provinciali, e un castello diventato Parador, da cui si dominano valli e valli di oliveti; i gioielli della provincia di Jaén si trovano a circa 50 km dal capoluogo e sono Báeza e Úbeda, due cittadine sorprendenti per le loro atmosfere rinascimentali, sono entrambe Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO, sono amate soprattutto dal turismo nordico, ma è il caso che vengano scoperte anche dal turismo italiano. I loro palazzi patrizi, le loro chiese e i loro conventi, così eleganti e inaspettati in cittadine teoricamente isolate dalla storia (ma dare i natali ad aristocratici che sanno farsi largo a Corte dà i vantaggi che dà) sono sorprendenti soprattutto per noi. A disegnarle e a impreziosirle sono stati gli architetti spagnoli influenzati dal Rinascimento italiano, che hanno portato un po' del nostro Paese nel cuore dell'Andalusia. A Úbeda tutto ruota intorno a plaza Vázquez de Molina, su cui si affacciano chiese e palazzi del XVI secolo, realizzati da maestri artigiani provenienti da mezza Europa; è del XVI secolo il Palacio de las Cadenas, attuale sede del Comune, così come è rinascimentale il Palacio del Marqués de Mancera, costruito da don Pedro de Toledo, vicerè del Perù. A Báeza si respirano storia e rinascimento sin dall'ingresso in città: la plaza de los Leones, circondata da edifici rinascimentali, tra cui la Casa del Populo, in stile plateresco, e abbellita dalla Fuente de los Leones, probabilmente di origine romana, e la plaza del Mercado Viejo, porticata e risalente anch'essa al XVI secolo sono due dei complessi monumentali più importanti della cittadina. Davvero complicato elencare la serie di palazzi rinascimentali, mescolati  e influenzati dallo stile locale, che Úbeda e Báeza conservano: dedicatevi un paio di giorni nelle due cittadine, per scoprire scorci e panorami e per assaggiare l'enogastronomia locale (non dimenticate che siete nel cuore della produzione dell'olio: gli itinerari dell'olioturismo, a cui Rotta a Sud Ovest ha dedicato un post, potrebbero interessarvi per le loro proposte enogastronomiche e di shopping).
A nord di Úbeda e Báeza, dove le valli d'Andalusia si preparano a Despeñaperros, il passo che apre alle pianure della Castiglia, c'è il Museo della Battaglia di Las Navas de Tolosa; non è facile raggiungerlo ed è probabilmente meglio avere la macchina, perché si trova nella pianura in cui 800 anni fa Mori e Cristiani si scontrarono per l'ennesima volta. La differenza, rispetto alle altre battaglie, è che in questa gli Arabi furono duramente sconfitti e iniziò per loro la fine del dominio nella Penisola Iberica: la pressione della Castiglia si sarebbe fatta sempre più forte, fino alla capitolazione, due secoli dopo, di Granada. E' una battaglia epica, che ha cambiato la storia di Spagna e d'Europa e che il Museo racconta utilizzando video e ricostruzioni. E' un Museo difficile da raggiungere, si diceva: si trova a un paio di km dal centro abitato di Santa Elena, ma offre numerose attività culturali; dipendendo dal periodo in cui lo si visita, propone anche itinerari di trekking nel Parco di Despeñaperros, uno dei più importanti dell'Andalusia, visite guidate al campo di battaglia di Las Navas de Tolosa. Per il 16 luglio, in occasione dell'801° anniversario della Battaglia, il Museo ha in programma una visita guidata e una colazione medievale (info nel sito web del museo).
Se amate le battaglie e la storia, tra Úbeda e Santa Elena ci sono due città storiche: Linares e Bailén. La prima conserva un centro storico con numerosi edifici del XV secolo, tra cui la chiesa goticheggiante di Santa Maria, costruita ovviamente su una moschea; curiosamente ha dato i natali a vari artisti della musica, il più famoso dei quali è Raphael, una delle grandi voci della musica leggera spagnola, a cui la sua città ha dedicato un bel museo; ma non potete passare per Linares senza portare un saluto al monumento a Manolete, che trovò la morte nella plaza de toros di questa cittadina, nel 1947. Bailén ha un centro storico che sintetizza il suo intenso passato, con chiese di barocco andaluso, con la fontana della dea Iberia, regalata dalla regina Isabel II in una visita alla cittadina, e con il palazzo ducale dei Ponce de León. Ma Bailén è famosa soprattutto per la battaglia del 1808, contro le truppe napoleoniche: come vantano gli spagnoli, fu la prima sconfitta dei francesi di Napoleone in una battaglia campale. L'inizio della fine anche per loro, in fondo. In città un grande monumento ricorda la storica battaglia.
Jaén è la provincia più sconosciuta e più isolata dell'Andalusia, ma come vedete è un po' come Torino: probabilmente senza la Spagna sarebbe stata lo stesso paraíso interior di vallate d'oliveti, macchie mediterranee e deliziose città di provincia,  ma senza di lei, senza Las Navas de Tolosa e senza Bailén (ma anche senza Úbeda e Báeza), l'Andalusia e la Spagna (e anche l'Europa, in fondo) non sarebbero le stesse. E' un'Andalusia di cui si parla poco e che però, come l'Alhambra, ha tanto da raccontare.