sabato 27 aprile 2013

Il primo premio importante per Mario Casas, Miglior Attore al Festival di Málaga

La premessa è che Mario Casas no es santo de mi devoción e non ho mai capito il grande successo che ha in Spagna, soprattutto tra il pubblico delle giovanissime. Non lo trovo bello e non lo trovo neanche un grande attore. Anzi, a volte faccio anche fatica a capirlo. Ai tempi di Los hombres de Paco, il serial che gli ha dato la prima fama, stavo dalla parte di Lucas-Hugo Silva, non certo di quella di Aitor-Mario Casas. Ai tempi di El barco, mi intrigava il suo personaggio, Ulises, ma si sa che le cose belle durano poco: la serie ha preso vie strane e io, dopo la seconda stagione, mi sono stancata di seguirla. Ma.
Perché c'è sempre un ma, in queste circostanze.
Mario Casas me cae bien. Mi è simpatico. Faccio fatica  capire perché sia l'attore più redditizio del cinema spagnolo, ma mi piacciono sforzi e impegno, che non lesina, per dimostrare di essere un buon attore, senza rinnegare il pubblico delle giovanissime, a cui deve buona parte del suo successo, della sua stabilità economica e della possibilità di scegliere, tra i copioni che gli arrivano. Mi piace come ha cercato di gestire la sua carriera cinematografica, iniziata nei film demenziali per adolescenti (Fuga de cerebros), passata per film di grande successo di pubblico (Mentiras y gordas, Tres metros sobre el cielo, Tengo ganas de ti), arricchita da film curiosi e indipendenti (Carne de neón), fino al cinema d'autore (Grupo 7, Las brujas de Zugarramurdi). Mi piace come nelle interviste che sta rilasciando in questi giorni, per il lancio de La mula, cerca di controllare la delusione per l'atteggiamento, spesso prevenuto, che critica e colleghi gli riservano: meritava l'umiliazione di essere l'unico di Grupo 7 non candidato ai Premi Goya, in corsa per il miglior film, la miglior regia e il miglior attore non protagonista? "Io vinco i premi che assegna il pubblico" ha commentato con un po' di amarezza e con orgoglio.
Grupo 7 ha segnato la svolta per lui, il passaggio dal cinema per i giovanissimi a quello per gli adulti: il suo poliziotto senza scrupoli è stata la prima grande prova d'attore, la prima volta che ha dimostrato che i tempi di Aitor e dei bicipiti scoperti erano passati e che se bicipiti in mostra dovevano essere sarebbe stato per ragioni d'autore.
Adesso arriva il primo vero premio: la Biznaga de oro come Miglior Attore Protagonista per La mula, assegnatagli dal Festival di Málaga, il più importante Festival dedicato al cinema spagnolo. La mula è un film che ha avuto una storia tormentata, per i litigi tra il regista e i produttori, è uscito quasi quattro anni dopo la fine delle riprese, racconta una tenera storia d'amore al termine della Guerra Civile, le prime recensioni, dopo la presentazione a Malaga, premiano l'interpretazione di Mario Casas e il suo accento di Jaén.
La prima a festeggiare il successo dell'attore, su Twitter, è stata la sua fidanzata, Maria Valverde, conosciuta proprio sul set di La mula, anche se l'amore è arrivato durante le riprese di Tres metros sobre el cielo: Che allegria il premio meritato a Mario Casas! ha scritto Maria, che in questi giorni di interviste comuni (le prime), ha dimostrato di essere la prima fan del talento del bel compagno.
Sono tanti i messaggi di congratulazioni arrivati a Mario su Twitter, segno del rispetto che ha saputo conquistarsi, a colpi di lavoro abnegato, umiltà, passione e voglia di migliorare. Felicidades, Mario, de corazón!